Jamie Campbell Bower (Sweeney Todd, Harry Potter, New Moon, Shadowhunters, Will, Stranger Things) è un artista poliedrico.
La musica e la recitazione per lui sono sempre andate di pari passo, fin dalla tenera età. Allo scioglimento della band pop-punk Counterfeit, nel novembre 2020, si è lanciato nel progetto solista Jamie Bower.
Contemporaneamente all’uscita di Stranger Things, lo show che lo ha reso più noto, rilascia “Run on”, rielaborazione della canzone tradizionale americana “God’s Gonna Cut You Down”. Il brano è ispirato alla cover di Johnny Cash, di cui mantiene le somiglianze. Alla ballata blues, Bower aggiunge un minuto esplosivo di suoni distorti, un crescendo impetuoso, abrasivo, quasi violento sul finale. È un triste presagio che trasmette ansia e insicurezza, le sensazioni chiave del suo nuovo progetto.
Jamie Bower è in esplorazione di più aspetti, uno vicino al sound di Nick Cave e Leonard Cohen, un altro più sperimentale, con sintetizzatori, chitarre elettriche e batteria. Tutto ciò confluisce nella storia che vuole raccontare, un viaggio nell’oscurità ispirato all’Inferno di Dante, metafora della ricerca dell’identità. Chi sono io? Chi siamo noi? È questo che si chiede e che cichiede, coinvolgendoci con una sincerità disarmante.
“Arriverà altro, questo è solo l’inizio. Un ulteriore passo nell’oscurità, lasciandoci alle spalle ciò che crediamo di conoscere per capire chi siamo veramente”
Intervistato da Rob Herrera, sostiene di aver collaborato con numerosi artisti, i quali non si preoccupano della commercialità ma soltanto della purezza della musica
Se non c’è onestà, le persone se ne accorgono”
Così “Run On” è stata registrata in presa diretta, in studio per la prima volta con Mikey Demus e Arya Goggin (Skindred, King Sugar). Delle tre take registrate, Jamie Bower ha scelto la prima.
“Non è perfetta, ma c’è bellezza nell’imperfezione”, sostiene, aggiungendo che per lui la musica non è un insieme di suoni trattati ma ciò che avviene nel presente, mentre sta suonando. Perché è in quel momento che riesci a trasmettere qualcosa alle persone, quando sei vulnerabile, preoccupato, impaurito.
Sono sempre stato attratto dall’idea di luce e buio – Paradiso e Inferno, se vogliamo – con delle leggere tendenze verso qualsiasi religione. Credo che noi abbiamo paura dell’oscurità, che la consideriamo malvagia. E credo anche che l’oscurità non sia malvagia, ma necessaria. Non c’è giorno senza notte, non c’è luce senza buio, hanno bisogno l’uno dell’altra e insieme ci guidano alla grande.”
Con “Run On” e “Devil in me”, un altro passo nell’oscurità, Jamie Bower approfondisce quest’idea, proietta la dicotomia perfino sul suo corpo, attraverso molteplici tatuaggi che creano una parte oscura e una luminosa. Questo nuovo viaggio, iniziato con “Paralysed” e “Start the Fire”, ci guida Somewhere in the Shadows, da qualche parte nell’oscurità, per Bower metafora di tristezza e depressione.
“Sono stati d’animo naturali che tutti temono e si ostinano a nascondere, quando basterebbe tentare di affrontarli per imparare tanto su noi stessi”
(articolo scritto da Martina Battistelli)
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