La musica dal vivo in ogni suo genere è da tempo messa a dura prova per la mancanza di strutture disponibili e qualificate per essere condivisa.
Molti musicisti cercano di suonare le loro dolci note per strada, piuttosto che in ambienti dove questa elegante forma d’arte, causa la mancanza di strutture, non può essere fruita nel giusto modo.In realtà tantissimi piccoli pub o associazioni potrebbero ospitare musicisti che hanno fame di musica, ma tutto questo diventa sempre più arduo per la mancanza di investimenti che potrebbero cambiare realtà ludiche e mangerecce in club musicali idonei ed adatti ai musicisti, basterebbe davvero poco.
Questa situazione la conoscono bene tutti, anche chi attualmente ha acquistato notorietà, ma tale argomento viene fuori poco, perché sono specialmente i grandi palchi con migliaia di persone a creare business, non certo le piccole realtà musicali dove tutto inizia.
L’importanza dei club musicali
I ragazzi ed i giovani con l’entusiasmo e la creatività che li contraddistingue sono il motore della musica. Da loro parte tutto. I progetti importanti sono sempre iniziati da band neofite che vogliono esprimere qualcosa di originale. In passato gruppi come Pink Floyd o Led Zeppelin non sarebbero diventati quelli che sono se nel circuito londinese non ci fossero stati club importanti come l’Ufo Club dove Barett e soci fecero il loro primo concerto o realtà più importanti e consolidate come il Marquee club che ospitò nel Luglio del 1962 il primo live dei Rolling Stones. Anche a Liverpool il Cavern Club ha avuto un ruolo importante per la crescita di notorietà dei Beatles.
La situazione in America
Sempre in quegli anni negli Stati Uniti l’Area del Greenwich Village a New York era formata da molteplici locali che aprivano le porte a musicisti come Dylan ed Hendrix, ed ancora oggi, anche se meno rispetto al passato, gli Stati Uniti ospitano molteplici situazioni live giovanili, l’arte è ancora apprezzata, i locali sono curati, il musicista è rispettato.
E in Italia?
La situazione sopra descritta in Italia purtroppo stenta a realizzarsi. I pub che ospitano musica dal vivo gran parte delle volte sono sprovvisti di amplificazione per strumenti ed impianti audio, il musicista oltre a suonare sarà incaricato di portare l’intera strumentazione assente direttamente da casa, il lavoro partirà ore prima, ma il gestore non considererà tale sacrificio, ma prenderà in considerazione solo la serata. Niente di più sbagliato.
L’Auditorium Parco Della Musica
Nella realtà romana passi in avanti sono stati fatti con L’Auditorium Parco Della Musica, una struttura curata e ottima per godere dei live, ma anche lì, sono solo i progetti consolidati ed affermati ad essere ospitati per eventuali concerti. Gran parte dei gruppi sono formati da ragazzi che non hanno etichette alle spalle e la mancanza di produttori ed uffici stampa rende tutto più arduo, trovare luoghi affermati per suonare, con tutto quello che occorre, diventerà un compito difficile.
Quando c’era il Folkstudio
Negli anni Settanta sembrava che la voglia di far ascoltare la propria musica, ed il rispetto del musicista come lavoratore dello spettacolo ed esportatore di idee musicali venisse preso in considerazione, Il Folkstudio lo conferma.
La realtà romana e l’intero cantautorato dello stivale girava in questo piccolo locale situato in una Via di Trastevere. Cantautori come Rino Gaetano, De Gregori, Venditti, Stefano Rosso, erano ospiti usuali. Le idee circolavano, lo scambio culturale arricchiva gli animi, c’era la voglia di fare musica e soprattutto c’era un intero spazio dedicato alla musica. Il rispetto verso il musico di turno, dalle tante testimonianze di cui sono stato depositario, partiva dal silenzio in sala, l’artista cominciava a proporre la sua esibizione, l’interesse cresceva, c’era rispetto. Bastava una chitarra, un piccolo palco ed un pianoforte per creare un’atmosfera dove l’arte si respirava.
Il “menestrello del rock”
Si dice che anche Bob Dylan nel 1963 di passaggio nella città eterna per andare a trovare una ragazza con la quale all’epoca aveva un legame, entrò in questo piccolo ed umido club. Non era ancora conosciuto e cantò solo qualche canzone di fronte a pochi astanti.
Purtroppo ormai questo locale non c’è più, ma chi ha cominciato la sua avventura dentro questo club trasteverino è difficile sia rimasto inosservato. Theorius Campus il primo album di Venditti e De Gregori nacque artisticamente proprio in questo luogo, le idee che uscivano da questo disco erano state ascoltate al Folkstudio. All’inizio ebbe scarso successo per essere poi rivalutato in futuro come disco cult di quegli anni, ed è la testimonianza che i club musicali sono importanti, non solo per gli artisti, ma per la cultura e la musica tutta.