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Rino Gaetano e Nuntereggae più: le verità non dette. Cosa nasconde la spiaggia di Capocotta?       

C’è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio! Io non li temo! Non ci riusciranno! Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni! Che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno che cosa voglio dire questa sera! Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale! E si chiederanno cosa succedeva sulla spiaggia di Capocotta”

Nell’articolo che state per leggere non si parlerà solo di musica. Perché la canzone che Rino Gaetano iniziò a comporre sul finire del 1977 non è soltanto uno dei brani più geniali del panorama cantautorale della nostra epoca. Nuntereggae più è molto di più.

Per descriverla potremmo ricorrere a svariati aggettivi, escludendone categoricamente uno soltanto: “dietrologica”. Non ho mai creduto alle suggestioni mitizzanti irradiate da un personaggio scomparso prematuramente, come Lennon, Morrison o lo stesso Rino Gaetano. Sono molto più portato a pensare che un artista, in questo caso un cantautore istintivo come Rino Gaetano, abbia preferito trasformare in musica le cose che lo toccavano da vicino.

Nello specifico, Rino Gaetano ha dato voce ai fatti della sua epoca fotografandoli nel loro momento di attualità più contingente. Se infatti decidessimo di analizzare non soltanto Nuntereggae più ma la sua intera macro-scrittura, ci accorgeremmo che Rino non era il tipo che amava guardarsi troppo all’indietro.

Quando lo ha fatto è stato guidato dalla sua innata passione per il paradosso, come quando affermava che “Michele Romano aveva incontrato Mameli per scrivere insieme un pezzo tuttora in voga” o che “Otto von Bismarck-Schönhausen aveva sì realizzato l’unità germanica ma con la scusa si era annesso mezza Europa”.

Ad esclusione di questi raffinati divertissement, Rino Gaetano ha sempre resistito alle suggestioni dell’astrazione preferendo avere in pugno l’essenza del reale, del contingente, di quanto gli accadeva intorno.

Aveva scelto Montesacro come osservatorio privilegiato, il quartiere romano dove era andato a vivere con i suoi. Il padre era emigrato da Crotone e aveva trovato un impiego come portiere in una palazzina nei pressi di Piazza Sempione. Un quartiere, Montesacro, che negli anni Settanta odorava ancora molto di periferia: un quartiere “dalla classe operaia in su”, che per mera coincidenza in quegli anni ospitava altri autorevoli rappresentanti del cantautorato romano quali Claudio Baglioni e Riccardo Cocciante.

Ma torniamo a Capocotta

Chiunque voglia farsi una ricerca per conto proprio, digitando Rino Gaetano/Capocotta, apprenderà che in Nuntareggae più, alla strofa “la spiaggia di Capocotta”, il cantautore intendeva riferirsi al “caso Montesi”: un fatto di cronaca nera avvenuto il 9 aprile 1953, che causò la morte della ventunenne Wilma Montesi a causa di un “festino” finito male.

Nel corso delle indagini vennero tirati in ballo numerosi “intoccabili”, personaggi potenti nonché esponenti di spicco della politica nazionale. In relazione a Nuntereggae più, i critici e gli esperti hanno sposato questa versione, ritenuta quella ufficiale, ossia che Rino Gaetano intendesse alludere proprio a quel fatto. Anche Wikipedia è su questa linea.

Come non essere d’accordo? Rino intendeva mettere alla berlina, a modo suo, alcuni dei mammasantissima della politica nostrana. Tuttavia questa ricostruzione lascia spazio a qualche ombra. Siamo davvero certi che Rino Gaetano intendesse soltanto alludere al Caso Montesi o volesse anche dirci dell’altro?

Ho studiato la discografia e le interviste di e su Rino Gaetano, ho incrociato le informazioni per contestualizzarle nel loro momento storico.

Vengo al dunque: Rino Gaetano, a metà degli Anni Settanta, potrebbe essere entrato in contatto con elementi della sinistra extraparlamentare operativi nel quartiere Tufello-Montesacro.  

Sostengo questa ipotesi considerando i seguenti elementi:

1 – abbiamo già visto come, per scrivere le sue canzoni, Rino si è sempre lasciato “guidare” da fatti e/o situazioni di stringente attualità. Era il suo modo “istintivo” di comporre, perché la sua “narrazione” era incentrata sui problemi del proletariato, dell’immigrazione, del precariato e dell’emarginazione, le tante disuguaglianze sociali cui assisteva nel suo vivere quotidiano.

2 – Rino Gaetano era nato nel 1950: il caso Montesi avrebbe sollevato un polverone tre anni più tardi, nel 1953. A quei tempi Rino andava all’asilo. Nel 1977 nessuno ricordava più il caso Montesi. Perché Rino avrebbe scelto un tema così lontano nel tempo?

2 – la strofa andrebbe letta nella sua interezza: “le P38 sulla spiaggia di Capocotta”. Colta nel suo insieme, il soggetto della frase diventa la P38 che è quasi un sinonimo stesso degli Anni di piombo, un periodo vissuto da Rino nella sua interezza. I gruppi extraparlamentari si procuravano le Walther P38, le pistole in dotazione all’esercito nazista, rinvenendole nei vecchi depositi dei partigiani che, a loro volta, le avevano sottratte ai soldati nemici durante la Resistenza.  

3 – Montesacro, il quartiere “adottivo” di Rino Gaetano. Questo quartiere gigantesco (con oltre 205.000 abitanti è il più popoloso d’Italia) in realtà ne include anche un altro: il Tufello. È una borgata (oggi completamente riqualificata, piena di vita e ricca di gioventù) costruita in piena era fascista per ospitare i cittadini allontanati dal centro della città a causa degli sventramenti messi in atto dal regime che intendeva enfatizzare il carattere monumentale e rappresentativo di “Roma Capitale dell’Impero”.

4 – Montesacro e il Tufello, negli Anni Settanta sono un quartiere marcatamente antifascista, una fucina di giovani che hanno visto nelle lotte operaie di quegli anni, un motivo per vivere e una ragione per combattere.      

5 – Mara, Renato e io.  Nel suo libro autobiografico, Alberto Franceschini, il capo e co-fondatore delle Brigate Rosse, descrive il criterio di scelta che venne applicato per l’individuazione del luogo più idoneo alla detenzione di un potente leader politico. Non Aldo Moro ma Giulio Andreotti. Andreotti sarebbe l’obiettivo più importante, il loro vero “salto di qualità”: fino a quel momento hanno infatti colpito solo personaggi di caratura inferiore, per importanza e prestigio politico.

A pagina 110 di “Mara, Renato e io” si può leggere:

Girovagai per Roma e dintorni per cominciare a farmi un’idea di dove si potesse sistemare la prigione. Le soluzioni migliori mi sembravano due. Un locale, tipo magazzino, nella zona della stazione Termini: ve ne erano tantissimi in vendita e il gran traffico di camion che c’era da quelle parti avrebbe facilmente dissimulato i necessari trasbordi del prigioniero. Un’altra buona soluzione la si sarebbe potuto trovare fuori Roma. Per alcuni giorni avevo percorso in auto la litoranea, dal Ostia al Circeo. C’erano parecchi punti interessanti: molta gente, case facile da affittare o acquistare. C’era solo un problema: d’inverno la zona sarebbe stata deserta o quasi e qualunque movimento fuori della norma sarebbe stato facilmente notato. Optai per il negozio vicino alla stazione.”

6 – la spiaggia di Capocotta. Negli Anni Settanta non era percorsa solo da terroristi in cerca di un nascondiglio, era un luogo per anime in cerca di trasgressione. Un luogo misterioso, dove lo Stato non sembra voler guardare. A meno di tre km dagli arenili formato-famiglia di Ostia, viaggiando in direzione Anzio si incontrava questo tratto costiero fatto solo di dune selvagge. Non esistono abitazioni né stabilimenti balneari. C’è solo la litoranea, ad insinuarsi tra la spiaggia selvaggia e la fitta pineta secolare.

Le dune della spiaggia di Capocotta

Lungo la litoranea, i cosiddetti Cancelli e i “Chioschi”, locali abusivi (regolarizzati solo negli Anni Novanta dalla Giunta Rutelli) dai nomi più curiosi, dal Battello Ubriaco al Capanno Giallo, passando per il Zagaja e fino alla spiaggia del “buco”, il tratto “proibito” nel quale si poteva accedere attraverso un buco praticato nella rete: un mondo diverso fatto di sesso, canne e alcol.

I frequentatori di questa “terra di nessuno” non dovevano attendere l’oscurità della notte per lasciarsi andare: insomma, era una spiaggia libera, in tutti sensi. Ancora oggi, ad oltre quarant’anni di distanza, le cose non sono cambiate di molto e chiunque venga a trascorrere una giornata al mare da queste parti, percepisce immediatamente che non si tratta di una spiaggia come tutte le altre.

Rino Gaetano ha conosciuto questo luogo guardandolo con gli occhi dell’immigrato

L’ha colto nel suo presente ed ha cominciato a chiedersi quali segreti nascondesse. Venne a sapere – certamente – anche di Wilma Montesi ma si concentrò soprattutto su quanto stava per succedere da quelle parti. Aveva intuito e poi compreso fino in fondo, la gravità di alcune “soffiate“, di alcuni “sentito dire” nel suo quartiere.

Un attentato al cuore dello Stato, ancora in fase embrionale ma non per questo meno angosciante. Perché il giovane Rino, ormai “ex immigrato”, si era inserito talmente bene nell’ambiente romano del suo tempo, da poter dipingere un ritratto fedele di quella stagione. Un ritratto dal nome “Ma il cielo è sempre più blu”, una canzone che, dalla “Lotteria Trecento Milioni” al “Chi parte per Beirut”, è completamente composta da espressioni e tic propri di quegli anni.

Come per Nuntareggae più, anche questa canzone contiene tantissimi riferimenti. Il più famoso è un’allusione – almeno secondo la maggioranza dei critici e storici – rivolta a Claudio Baglioni.

La strofa in questione è:

Chi è stato multato, chi odia i terroni, chi canta Prévert, chi copia Baglioni.”

Probabile che Rino Gaetano frequentasse Claudio Baglioni, sia per motivi professionali che per ragioni di affinità geografica, perché abitavano a pochi isolati di distanza l’uno dall’altro. Dopo tutto, che Baglioni apprezzasse Prévert, era già noto nell’ambiente musicale.

Tuttavia, la passione di Baglioni per il poeta francese si manifesta solo nel 1977. È infatti nell’album Solo che Claudio Baglioni presenta Striptease, una canzone che contiene un rimando diretto a Prévert.

Si trova nella seconda strofa:

l’alcolonello è sempre in prima fila”

Si tratta di un neologismo tratto dalla poesia Le dernier carré:  

“un alcoolonnello di fanteria tropicale, affetto da emiplegia anale, si accascia sul carrello girevole di accesso, bloccando a lui solo, l’entrata di una esposizione coloniale. Le sue ultime parole: non passeranno”

Niente da dire, è decisamente una delle composizioni più caustiche di Jacques Prévert! Quanto a Rino Gaetano, nel 1975 non poteva certo immaginare che Baglioni avrebbe scritto Striptease due anni dopo. Quindi, la persona che “cantava Prévert” potrebbe non corrispondere alla figura di Claudio Baglioni.

C’è un altro elemento da considerare ed è il più importante

La strofa “Chi è stato multato, chi odia i terroni, chi canta Prévert, chi copia Baglioni”, non era quella originale. Rino aveva dovuto modificarla perché la strofa gli era stata censurata. La sua casa discografica non voleva grane di nessun tipo.

Il testo “censurato” faceva così: 

chi tira la bomba, chi nasconde la mano, chi canta Baglioni, chi rompe i coglioni”

A chi si riferiva Rino Gaetano quando scriveva chi tira la bomba, chi nasconde la mano?

Avanzo un’ipotesi. La persona oggetto della strofa potrebbe essere Valerio Morucci.

Chi è? Prima ancora di diventare un elemento di spicco delle Brigate Rosse, Morucci è coetaneo di Rino Gaetano: è nato a Roma, proviene da una famiglia dichiaratamente comunista; frequenta gruppi politicizzati attraverso i quali si appassiona alle istanze sessantottine. Ama la letteratura, legge molti autori tra i quali (poteva mancare?) Jacques Prévert. Nel ’68 entra nel Movimento ed in seguito abbraccia Potere Operaio.

Inizia la sua escalation verso la lotta armata ed arrivano le prime bombe Molotov. Nel febbraio del ‘74 viene arrestato alla frontiera di Chiasso per tentata introduzione di armi e munizioni. Tra il 1976 ed il 1977 diventa uno dei dirigenti delle F.A.C., le Formazioni Armate Comuniste, che partecipano alla fondazione della colonna romana delle Brigate Rosse. Il 16 marzo 1978 parteciperà alla strage di Via Fani.

Corre l’obbligo, in questa sede, precisare che non intendo affermare che Rino Gaetano avesse avuto contatti diretti con il Morucci, quanto piuttosto sostenere che, la sua istintiva propensione a frugare nel “reale e nel contingente”, lo avesse fatto arrivare a contatto – anche fortuitamente – con elementi delle lotte operaie presenti nella zona di Montesacro-Tufello. Elementi che, seppur di secondo piano, erano comunque informati sui vari progetti eversivi.

Rino Gaetano nella “sua” Montesacro – 1977 circa
La Storia può compiere dei giri molto curiosi avvolgendosi intorno a coincidenze dal sapore amaro: il 1978 è l’anno in cui Rino Gaetano diventa Rino Gaetano

Ha completato l’incisione di Nuntereggae più ed è stato invitato al festival di Sanremo. Vorrebbe portare proprio la canzone che dà il titolo al suo nuovo album, ma i responsabili della kermesse virano su Gianna, un brano che, per quanto iconoclasta possa essere, non rivela altri nomi se non quello della protagonista.

Il 28 gennaio sale sul podio come terzo classificato al Festival. L’inatteso successo di Gianna fa slittare l’uscita dell’album.

Sabato 11 marzo Gianna balza al primo posto nell’hit parade dei 45 giri. Cinque giorni più tardi, la mattina del 16 marzo 1978, un commando delle Brigate Rosse sta per irrompere in Via Fani, a una decina di metri dal portone della palazzina dove risiede il Presidente del Consiglio Aldo Moro insieme alla sua famiglia. Fatti talmente drammatici che pongono la Musica in secondo piano e rispetto ai quali guarderemo, sempre e per sempre, con profondo dolore e sgomento.

A giugno, mentre si stanno svolgendo i Mondiali di Calcio in Argentina, Giovanni Leone, il Presidente della Repubblica Italiana, rassegna le proprie dimissioni. Nuntareggae più supera Gianna in classifica, e diventa un tormentone dell’estate ‘78.

Mai nessuno aveva mai “messo in musica” tanti nomi e cognomi. Non è nemmeno “una canzone di protesta”, è talmente spontanea che in tanti la canticchiano senza conoscere alcuni dei personaggi citati. Mai si era arrivati a tanto: coprire di ridicolo il Potere colto nel suo macro-insieme.    

Come reagirono i “potenti”?

Vi mostriamo un estratto dalle teche Rai: è trascorso un semestre dagli eventi di marzo ed è la sera di lunedì 30 ottobre 1978. Maurizio Costanzo, uno dei “nominati” di Nuntareggae più, per spingere l’audience di Acquario, il suo nuovo programma Rai, ha invitato Susanna Agnelli e Rino Gaetano. Anche la signora Agnelli è stata chiamata in causa nella canzone ma sembra non nutrire alcun risentimento dei confronti di Rino.

Rino Gaetano alla Rai la sera del 30 ottobre 1978

Osservatelo mentre fa il suo ingresso in una stanza dove i Poteri forti sono forti per davvero. Ascoltate i dialoghi. Lascio a voi esprimere un giudizio. Io la mia idea me l’ero fatta all’epoca ed oggi, a 44 anni di distanza, posso dire di non averla mai cambiata.    

Quanto a Rino Gaetano e alla sua musica, lui se ne è andato nel 1981 dopo una carriera troppo breve. Un artista anomalo e straordinario la cui immagine, gioiosamente spettinata, si è cristallizzata nella nostra memoria facendolo apparire ai nostri occhi come un eterno ragazzo.

Una personalità poliedrica, una innata vocazione al nonsense e all’irriverenza, un vero eroe della Working Class che (molto più di Lennon) ha saputo narrare con grinta e passione. Se oggi fosse qui avrebbe di fronte platee adoranti, come accade a Vasco, a Renato Zero, agli stessi Baglioni e Cocciante.

Abbiamo parlato molto di musica ma l’abbiamo ascoltata poco. Vi propongo l’ascolto di due pezzi. Il primo è “Striptease“, quella dell’alcolonnello, una delle prime gemme di Claudio Baglioni.

L’altro è “A mano a mano”, il capolavoro firmato Riccardo Cocciante.

Quando divennero compagni di scuderia alla RCA, Cocciante lo prestò all’amico Rino, che lo trasformò in un capolavoro ancora più intenso. E’ una canzone che accompagnerà Rino lungo l’ultimo anno della sua vita.

Baglioni, Cocciante, Rino Gaetano e Montesacro: tre personaggi opposti ma vicini – ed un quartiere, Montesacro, che ha assistito alla composizione di pezzi irripetibili, canzoni popolari scolpite nella nostra memoria e spesso presenti nel nostro quotidiano.

Nuntareggae più è la più divertente: con un sorriso ci invita a riflettere, ricordandoci di non smettere mai di cercare la verità.

 

— Onda Musicale

Tags: Claudio Baglioni, Vasco Rossi, Riccardo Cocciante, Renato Zero, Rino Gaetano
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