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AC/DC: Back in Black, un album da record

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Gli AC/DC nel 1980

Dopo la morte di Bon Scott gli AC/DC ingaggiano Brian Johnson e danno alla luce uno degli album più venduti della storia della musica. Ripercorriamo insieme la genesi di Back in Black, pubblicato il 25 luglio del 1980.

La morte di Bon Scott segna uno spartiacque nella storia della band australiana. Dopo sei album all’attivo e l’arrivo del successo internazionale perdere la voce di Scott è stato un duro colpo. La scomparsa del cantante, nel febbraio del 1989, fu devastante. All’inizio pensarono di sciogliere la band, ma gli affetti più stretti della band li convinsero a continuare e ad andare avanti, così da omaggiare il loro amico.

Dopo la morte di Bon, ci era venuta la tentazione di lasciar tutto, ma l’abbiamo rigettata. Bon non avrebbe gettato la spugna…Non importava in che circostanza, abbiamo fatto buon viso a cattivo gioco. […] Certo, la morte di Bon ci ha sconvolto, mi sentivo come se avessi perso un fratello.”

Dopo i funerali di Scott Malcolm Young consigliò al gruppo di ingaggiare Brian Johnson. Johnson cantava all’epoca nei Geordie, una rock band di Newcastle nata nel 1972. Dopo alcuni singoli pubblicati il gruppo si sciolse nel 1978 e poi venne rifondato dal cantante nel 1980. Nello stesso anno però arrivò l’audizione per la band australiana. All’epoca Brian stava lavorando in una catena di montaggio britannica Leyland. Dopo due provini alla fine il gruppo scelse Johnson alla fine di marzo. E ad aprile venne ufficializzato come nuovo cantante degli AC/DC. In cantiere avevano un nuovo album, i cui lavori erano in programma per l’inizio di maggio. C’era da scrivere il successore di Highway To Hell.

Il nuovo album degli AC/DC

L’album inizialmente avrebbe dovuto essere registrato a Londra, presso gli E-Zee Hine Studios. A pochi giorni dall’inizio dalle sedute non ci fu più la disponibilità, e nemmeno in altri studi di Londra. Così alla fine si optò per i Compass Point Studios di Nassau, alle Bahamas, anche per i vantaggi fiscali che avrebbe portato.

I lavori durarono dall’aprile al maggio del 1980 ma non furono così semplici. In una prima fase le attrezzature del gruppo rimasero bloccate alla dogana e durante le registrazioni l’isola venne colpita da una forte tempesta tropicale che mandò in cortocircuito le apparecchiature. Brian Johnson disse che ci furono molti problemi nell’aggiustare la strumentazione e ammise di essersi trovato sotto pressione, visto che questa era la prima volta che lavorava col gruppo.

Il maltempo delle Bahamas lo ispirò comunque per il testo di Hells Bells:

I’m rolling thunder, pourin’ rain.

I’m comin’ on like a hurricane.

My lightning’s flashing across the sky.

You’re only young but you’re gonna die.”

Come produttore venne scelto Mutt Lange, e ingegnere del suono Tony Platt, che aveva già lavorato in Highway to Hell. La sua opinione fu che lo studio non era ottimale dal punto di vista sonoro e non si sposava con le sonorità tipiche della band. Non è un caso infatti se i riff della chitarra di Angus Young vennero rifiniti e arricchiti dallo Schaffer-Vega Diversity System, ideato da Ken Schaffer per rendere più puliti i suoni.

Gli AC/DC con il nuovo cantante Brian Johnson nel 1980

Alcuni testi erano stato scritti da Angus Young ma il gruppo non li utilizzò per non speculare sulla morte del cantante. E fu in questa fase che il nuovo cantante si dedicò alla scrittura dei testi e delle melodie, lasciando ai fratelli Young di occuparsi delle musiche e dei riff. Il produttore curò con molta attenzione, a tratti maniacale, la voce di Johnson.

Questo è il ricordo del cantante:

‘Aspetta Brian, hai cantato troppo a lungo quella nota, non c’è spazio per respirare’. Anche i respiri dovevano essere nel posto giusto. E non puoi picchiare un uomo per questo motivo, ma mi ha fatto impazzire. Sarei stato lì seduto a dire ‘Arrggghh!’

L’album e l’omaggio a Bon Scott

L’apertura del disco è un vero e proprio omaggi a Bon Scott, così come il resto dell’album. Con Hells Bells e le campane solenni che sanciscono il ritorno in studio della band australiana. Le campane scelte per queste registrazioni, conosciute come Carillon, si trovano a Loughborough in Gran Bretagna, e fanno parte di un monumento ai caduti della seconda guerra mondiale.

Anche la copertina di Back In Black vuole ricordare il cantante morto sei mesi prima. La copertina è infatti vestita a lutto, e i fratelli Young la volevano del tutto nera. L’etichetta Atlantic Records però impose quantomeno di inserire in grigio il nome del gruppo, così da rendere l’album identificabile nei negozi. Ed è quindi così che nasce la copertina con la quale siamo abituati a conoscerlo.

Con pezzi travolgenti come la massiccia Shoot to Thrill, una canzone eterna come You Shook Me All Night Long. E poi c’è Back in Black, una lezione di stile, in cui Brian sfoggia la sue corde vocali e ci fa capire che la voce di Bon Scott ha un ottimo sostituto. Un riff nato per caso durante un soundcheck dalle mani di Malcolm Young che diventa uno dei tormentoni della band. Altro grande brano è Rock and Roll Ain’t Noise Pollution, scritta in 15 minuti quando il gruppo si accorse che serviva un nuovo pezzo per riempire il disco. E se la si ascolta bene si sente il cantante che si accende una sigaretta e dopo il primo tiro inizia a cantare la prima strofa.

Nel complesso il sound di questo disco appare più pulito, compatto, rispetto alle esplosioni degli album precedenti. Meno incendiario ma sempre potente. Una perfetta lezione di rock and roll, forse meno ebbra e febbrile ma capace di travolgerti come un treno in corsa. E la voce di Brian Johnson, più tecnica forse ma meno “genuina” di quella di Scott, è la scelta perfetta per continuare sulla strada del rock dei fratelli Young.

La copertina dell’album Back In Black
Il disco dei record per gli AC/DC

Tra gli album più venduti di sempre. E non parliamo degli album rock più venduti, ma dei più venduti di sempre. Si calcola che dal giorno della sua pubblicazione abbia venduto 50 milioni di copie in tutto il mondo. Secondo solamente a Thriller di Michael Jackson. E poi non si possono dimenticare il successo dei singoli.

Back in Black è stato scelto da VH1 come la seconda canzone hard rock più importante di tutti i tempi, mentre Rolling Stone la colloca alla posizione 187 nella speciale classifica dei 500 migliori brani. La stessa riff ha scelto il riff come uno dei migliori di sempre, alla posizione numero 29.

Recensioni molto positive arrivano dalla critica

Promosso dal The Guardian, Nme lo annovera come uno dei dischi più importanti degli anni Ottanta e il Daily Telegraph lo considera tra i più importanti del genere heavy metal di sempre. Secondo Paul Brannigan di Metal Hammer Back in Black figura tra i 10 album che hanno contribuito a ristabilire la popolarità del genere heavy metal nel 1980, rendendolo di fatto l’anno più bello per questo genere di musica. In tanti hanno lodato anche l’apporto del produttore Mutt Lange, divenuto ispiratore per molti suoi colleghi e punto di riferimento per il sound di molte band.

Secondo Joe Harrington Back in Black è uscito in una fase in cui l’heavy metal si trovava al bivio tra il declino ed il revival. La maggior parte dei gruppi suonava ritmi più lenti, con lunghi assoli di chitarra, mentre gli AC/DC, e con loro anche i Van Halen, hanno preferito adottare uno stile più “ad alta energia”, tipico del punk rock, ed hanno costretto i loro brani “a esplosioni più orientate al pop“. Tom Moon ha definito invece Back in Black come “un delicato equilibro di potenza e finezza“, che ha portato il gruppo a definire per anni il “lato commerciale della musica heavy”.

— Onda Musicale

Tags: AC/DC/Brian Johnson/Bon Scott
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