Paul Brandon Gilbert nasce a Carbondale (Illininois) il 6 novembre 1966 ed è un chitarrista hard rock statunitense. Noto per la sua velocità e per la sua grande tecnica, inizia la carriera con i Racer X per poi approdare ai Mr. Big e quindi intraprendere la carriera solista.
Paul Gilbert è stato inserito al quarto posto nella lista dei più grandi shredders di tutti i tempi dalla rivista GuitarOne, mentre Guitar World lo ha menzionato tra i cinquanta chitarristi più veloci di tutti i tempi.
Gilbert si è espresso circa la possibilità di migliorare una chitarra vintage (una Ibanez Iceman del 1978). Si può migliorare uno strumento già ottimo? Ma soprattutto, è giusto farlo se la chitarra ha quasi cinquant’anni?
Paul Gilbert ha le idee molto chiare al riguardo
Eclettico, estroso, pazzo, Paul Gilbert ha dimostrato molte volte di avere una visione del tutto personale del suono e dell’estetica chitarristica in generale. Dai manici con le frange dei vecchi video didattici alle finte buche a effe della Ibanez PGM, fino alla originale Fireman nata da una Iceman rovesciata, il virtuoso non ha paura di distinguersi con scelte forti.
L’ultima operazione riguarda un profondo aggiornamento tecnico e funzionale riservato al suo acquisto più recente: una Ibanez Iceman del 1978 comprata online e ora data in pasto ai laboratori DiMarzio con una caterva di appunti per le modifiche.
L’idea di modificare un esemplare d’epoca basterebbe a far rabbrividire molti appassionati, ma Gilbert non ha dubbi: “Perché modificare una chitarra perfetta? Per farla suonare meglio!”.
La spiegazione in questo video girato per DiMarzio
Il primo intervento, com’è lecito aspettarsi, riguarda la sostituzione dei pickup
Gli humbucker neri cedono il posto a un Tone Zone al ponte e un Air Zone al manico, un twist sulla classica coppia Tone Zone e Air Norton in cui il pickup al manico è scelto per una timbrica più vicina al Tone Zone, ma meno aggressiva, con maggiore controllo sul tocco e sustain in quantità.
Le plastiche diventano color crema, in tinta con la nuova placchetta per il selettore dei pickup sulla spalla superiore, sostituito anche questo. Cambiano anche i potenziometri, rimpiazzati da dei Di Marzio e abbinati a manopole tipo Ibanez Sure Grip. Quello più in basso, oltre la base del ponte, regola il volume master. Il tono è quello più lontano dalla mano plettrante. Il poteziometro più vicino alle corde, che normalmente regola il volume di uno dei due pickup nella classica configurazione a quattro manopole per toni e volumi individuali, riporta l’indicazione “Dead”: probabilmente è semplicemente inutilizzato, lasciato al suo posto per non compromettere il risultato estetico finale.
Paul approfitta inoltre di una cavità già presente sul top, vicino al jack d’uscita, per richiedere uno switch con cui porre i pickup parzialmente fuori fase.
L’effetto è un suono nasale, ma comunque ampiamente utilizzabile per volume ed equilibrio insieme alla configurazione standard dei pickup, ricordando per certe sfumature l’impronta della Red Special di Brian May.
Per i più nerd, negli appunti si nota anche l’indicazione per il cambio corde: un set di 008-038 in accordatura standard, responsabile di un’action eccezionalmente morbida considerando anche il diapason corto da 24,75 pollici della Iceman.
Tutte le modifiche sono reversibili
Sebbene lo strumento fosse già a monte modificato con un ponte mobile Kahler senza scasso per le molle in luogo del Gibraltar fisso con stoptail di fabbrica e avesse perso il quarto potenziometro per uno switch dedicato allo split, tutto può tornare alle impostazioni originali senza lasciare tracce evidenti.
Anche negli aggiornamenti eseguiti da Paul non c’è nulla che alteri la struttura in modo permanente come è purtroppo accaduto a molti strumenti vintage che, in particolare negli anni ’80, si sono visti dilaniare il body per inserire humbucker, Floyd Rose e switch di ogni genere.
Paul è un pazzo. “Sì” direbbe qualcuno, “ma mica è scemo”.
Per i più curiosi, l’inserzione da cui Paul ha acquistato la Ibanez Iceman del 1978 è a questo link.
(articolo di Pietro Paolo Falco pubblicato su accordo.it)