Robert Anthony Plant nasce a West Bromwich (Birmingham) il 20 agosto del 1948 ed è un cantautore, musicista e compositore britannico. Nel 1968 entra nei Led Zeppelin, contattato da Jimmy Page, e vi rimane fino allo scioglimento della band, avvenuto nel 1980.
Robert Plant, durante una recente intervista per promuovere il suo disco e tour con Alison Krauss ha ribadito ancora una volta che la reunion dei Led Zeppelin non accadrà.
Queste le sue parole, pronunciate al Los Angeles Time:
Tornare alle origini per ottenere una sorta di grande applauso non soddisfa davvero il mio bisogno di nuovi stimoli. So che ci sono persone della mia generazione che non vogliono stare a casa ed è per questo che vanno a suonare. Se si divertono e fanno quello che devono fare per passare il tempo, allora questo è davvero il loro problema.”
Reunion dei Led Zeppelin? No grazie
Di fatti, ancora una volta Robert Plant chiude la porta a qualsiasi ipotesi di reunion con i Led Zeppelin. Per tanti motivi, il primo dei quai è sostanzialmente stilistico. Non nel senso dello stile musicale, ma nel senso dello stile di vita: Plant non prova nessuna empatia per le band che da 30 o 40 anni replicano se stesse mostrando il loro inesorabile declino in pubblico tour dopo tour.
Ma non è la sola ragione. Robert Plant è anche consapevole dei limiti vocali imposti dall’età, ed è conscio che quel leggendario falsetto che lo aveva reso famoso, oggi non suonerebbe tanto bene. Certo, dicendo no a un tour con gli Zep, rinuncia di fatto ad una consistente pioggia di milioni di dollari, un dettaglio che ha convinto moltissimi rocker di terza età a tornare in scena con i vecchi amici/nemici di gruppo. Operazioni nostalgia che dal punto di vista artistico spesso si rivelano scadenti e controproducenti.
Perché in fondo è impossibile replicare quel che sei già stato oppure continuare a proporre la stessa scaletta di pezzi per quarant’anni suonandoli sempre un po’ peggio. Sì, perché l’altra faccia delle reunion sono le band che restano insieme per forza anche a costo di diventare la parodia di se stessi.
“Far rivivere il passato per farmi sommergere dagli applausi
non è per me uno stimolo”
Il rischio di emulare se stesso
E forse è questo il punto: Plant non ha bisogno di diventare un mimo scadente del suo mito perché gli anni post Zeppelin lui li ha disseminati di ottimi album solisti (due dei quali davvero notevoli in compagnia di Jimmy Page: No quarter: Robert Plant e Jimmy Page Unledded e Walking Into Clarksdale). E poi ancora, Now and Zen, Magic Nirvana, Dreamland, Raising Sand con Alyson Krass, Band Of Joy, Carry Fire.
Tutti album ispirati, pieni di buone vibrazioni e di energia pulsante, liberi da schemi precostituiti ed incisi per il gusto da continuare a fare musica. Qualcosa di antitetico rispetto al tornare in scena per replicare qualcosa che non può essere replicato. Perché il tempo è passato e perché i Led Zeppelin non meritano di diventare come un musical di Broadway.
Le (molte) ragione di Plant
Plant ha mille volte ragione nel non voler diventare l’ennesimo vecchio vocalist che per soldi si confronta con il tempo andato perdendo inesorabilmente la sfida. Per i nostalgici restano dunque il cd il dvd dell’ultima volta dei Led Zeppelin insieme. Una notte magica del dicembre 2007 alla 02 Arena di Londra. Fine della storia…
(fonte panorama.it)
