La storia ricorda i nomi degli esploratori che, in epoche molto meno tecnologiche della nostra, si sono avventurati alla ricerca delle sorgenti dei grandi fiumi. Scoprire il principio delle cose è sempre stato il desiderio dell’uomo.
È stata questa la spinta che lo ha fatto evolvere e gli ha fatto comprendere un po’ meglio chi era e dove viveva. La contemporaneità, pur mantenendo questo slancio vitale, è più propensa alla normalizzazione e all’abitudine. Questo avviene perfino nelle arti, territorio privilegiato della scoperta e della meraviglia, dove da tempo si fa un girotondo sempre più stretto e stanco.
Nella musica il barbaro saccheggio del pentagramma si è consumato nel secolo scorso in cui le pubblicazioni musicali sono state tante e tali da rendere inevitabili le ripetizioni. Per questo oggi si cerca spesso una versione giovane di mode passate che però risulterà interessante solo a chi non ha conosciuto la sua origine.
La ricerca della sorgente per Alberto Nemo è partita anni fa e lo ha visto entrare dentro molti generi musicali per dare vita a esperienze uniche, ma non si è fermata. Nemo ha lasciato lo spazio protetto della sala d’incisione, ha preso un camper ed è partito. Si è fermato in luoghi solitari, ha corso a piedi nudi, ha dormito all’aperto, ha ascoltato l’arrivo della pioggia. Ha spesso cantato (cercato il suono) dentro chiese vuote.
Pubblica qualcosa sui social e qualche volta telefona agli amici, felicissimo. Il suo viaggio alla ricerca delle origini della musica è a buon punto, la direzione è giusta e lui è abbastanza giovane e forte per continuare fino alla meta.