Musica

Woodstock, la setlist: John Sebastian

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Woodstock è stato il più grande festival del rock. Nella sua seconda giornata ha portato sul palco alcuni dei nomi più importanti di tutti i tempi. Oggi andiamo alla scoperta di John Sebastian, un perfetto sconosciuto. O forse no?

Chi è John Sebastian?

John Sebastian, classe 1944, è nato nel Greenwich Village, a NYC. Il padre era un armonicista classico, mentre la madre lavorava come scrittrice di programmi radiofonici. Tra gli amici dei genitori si conta un certo Woody Guthrie, e infatti, a 16 anni, John imbraccia una chitarra e un’armonica e si mette a suonare nei locali del VIllage.

A 18 anni si era già fatto un nome e suonava come session man per Bob Dylan. Poi incontra il chitarrista Zal Yanovsky, di origini canadesi, ed entra nei Mugwumps. Il caso volle che nella stessa band ci fossero anche Cass Elliot e Denny Doherty, che da lì a poco entrarono nei The Mamas and Papas.

Quindi Sebastian e Yanovsky rimangono da soli, ma la voglia di suonare è tanta e allora decidono di formare una nuova band: i Lovin’ Spoonful. Non so se abbiate mai sentito parlare di loro, ma furono veramente dei grandi! Tra il 1965 e il 1966, i Lovin’ Spoonful ebbero una serie dopo l’altra di successi; insieme ai Beach Boys e ai Byrds, furono gli unici americani che riuscirono, in qualche modo, ad arginare la straripante ondata british che stava conquistando il mondo.

Canzoni come “Do You Believe in Magic“, “You Didn’t Have to Be So Nice“, “Daydream” e “Nashville Cats” sono tutte piazzate tra i primi posti delle classifiche. “Summer in the City” sarà addirittura prima, nel 1966 (ed è stata inserita nella colonna sonora di Die Hard). Ma poi accade l’inevitabile. Le parabole di molte di queste band diventando presto discendenti. Dopo il trasferimento a Los Angeles, e anche a causa dello smodato uso di stupefacenti, la band si scioglie. O meglio, John Sebastian molla tutto e tutti.

Dopo i Lovin’ Spoonful, a Woodstock!

Nel 1968, John Sebastian era pronto per una carriera da solista ma l’etichetta degli Spoonful ha preteso che il disco uscisse con il nome della sua ex band. Nel frattempo ha iniziato a scrivere musical per Broadway ma la sua carriera faticava a partire. Così, da spettatore VIP, decise di andare a Woodstock, per godersi la tre giorni di concerti.

Dice della sua presenza:

Dato che il traffico era bloccato, mi hanno fatto salire sull’elicottero che trasportava la Incredible String Band. Da lassù vedevo solo sacchi a pelo e tende. Il prato era letteralmente invaso da sacchi a pelo e tende!”

Il mondo della musica, all’epoca, era relativamente piccolo, quindi si conoscevano tutti. E infatti, dopo il magnifico set di Santana, Chip Monck (che di fatto era il coordinatore dell’evento) ha chiesto al suo amico John Sebastian di salire sul palco per suonare alcune canzoni, per intrattenere la folla per qualche minuto. Sebastian ha provato a rifiutare, ma Chip ha insistito.

Quindi, dopo aver preso in prestito la chitarra di Tim Hardin (per gli impallinati, una Sovereign Harmony), è entrato nella storia creando un altro memorabile momento di quel festival. Indossando un paio di pantaloni con le gambe arrotolate al polpaccio e una giacca che aveva tinto lui stesso, John Sebastian è salito sul palco verso le 15:30 del sabato pomeriggio.

Ha iniziato il suo set non pianificato con “How Have You Been” dal suo album di debutto da solista ancora inedito. Prima a cappella, poi accompagnandosi con la chitarra. Quindi ha continuato con “Rainbows All Over Your Blues” e la commovente “I Had a Dream“, sempre dallo stesso repertorio.

Il pubblico non ne è eccitato, quindi decide di cambiare tono e propone una paio di brani degli Spoonful: “Darlin’ Be Home Soon” (dall’album “You’re a Big Boy Now” del 1967) e “Younger Generation” (da “Everything Playing”, sempre del 1967). Fu un successo.

Soprattutto perché il suo concerto venne ripreso totalmente e, si sa, il documentario che uscì poco dopo ha fatto la fortuna di moltissimi degli artisti che si sono esibiti.

Dopo Woodstock

Infatti, l’anno successivo, le cose sono cambiate drasticamente. Si è esibito nella maggior parte dei festival musicali dell’epoca, ha pubblicato il suo album di debutto da solista omonimo, “John B. Sebastian”. È stato chiamato a suonare in “Déjà Vu” di Crosby, Stills, Nash & Young. E poi ancora con i Doors, Keith Moon, e ha persino jammato con Jimi Hendrix. Ma l’industria musicale stava cambiando.

John Sebastian, sebbene fosse molto amato, non riusciva a stare al passo con i tempi. Il suo terzo album non entrò nemmeno in classifica e la sua carrierasubì una nota di arresto fino a quando non gli è stato chiesto di scrivere la sigla di una nuova commedia televisiva, “Welcome Back, Kotter” (in Italia con il titolo “I ragazzi del sabato sera”, andata in onda nel 1985).

Anche senza la promozione dell’etichetta discografica, la canzone fu un successo planetario, raggiungendo la prima posizione della Billboard Hot 100 nel 1976. Ma fu un successo meteora. Dagli anni ’70 suona come ospite in diverse band più o meno importanti, e nel 2000 è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame come membro dei Lovin’ Spoonful.

Alla prossima con la Keef Hartley Band!

— Onda Musicale

Tags: Jimi Hendrix/Beach Boys/Woodstock/Keith Moon
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