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Jon Carin: “Non so dove trovi tanta energia”, dice di Roger Waters al termine del tour americano di “This Is Not A Drill”

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foto artisti

Il polistrumentista, fedele collaboratore del “genio creativo” dei Pink Floyd, in un post sui social traccia sinteticamente un bilancio del tour e un affresco degli Stati Uniti che ha attraversato in tre mesi e mezzo di tournée.

“This is Not A Drill” sta per concludere la sua corsa. Lo show ideato da Roger Waters ha percorso l’America in lungo e in largo con 40 repliche dalla ‘prima’ a Pittsburgh il 6 luglio 2022. Mancano solo gli show in terra messicana: 11 ottobre a Monterrey, 14 e 15 a Città del Messico.

Jon Carin

Della tour band fa parte Jon Carin, fedelissimo di Waters fin dal ritorno sulle scene del cofondatore dei Pink Floyd nel 1999 con l’ “In the Flesh” tour.

Polistrumentista, newyorchese, Carin è l’unico musicista sempre presente, da allora, nelle formazioni che hanno accompagnato Roger Waters dal vivo. Quando mancano solo le tre repliche in Messico in un post sulle sue pagine social il musicista esprime già nostalgia per il “This is Not A Drill” tour. Ma ne traccia anche un sintetico bilancio e, soprattutto, fa qualche interessante considerazione sugli Stati Uniti che ha attraversato.

“This is Not A Drill” 2020

Va ricordato che lo show portato in tour quest’anno era stato progettato da Roger Waters e programmato per l’estate-autunno 2020. Nelle intenzioni del musicista, doveva essere il “suo” modo di intervenire nella campagna elettorale per le presidenziali, che avrebbe poi vinto Joe Biden.

Dunque, “This Is Not A Drill” era stato concepito per essere uno spettacolo molto politico. E così è stato, dopo la riprogrammazione causa pandemia dapprima nel 2021 e poi nel 2022.

E, quindi, “This Is Not A Drill” quale America ha attraversato? Quale America ha visto Jon Carin?

In apertura di post, illustra le fasi di preparazione della tournée:

“E dunque il nostro tour di tre mesi e mezzo in Nord America sta per svanire come il fumo. Altri 4 spettacoli: Dallas, Monterrey e 2 a Città del Messico. Ci sono voluti molti mesi di preparazione; anzi 5 fasi…

1) La mia fase a casa di creazione della programmazione e configurazione. Poi 2) una settimana a New York solo io e Robert (Walter, l’altro tastierista, nuovo della band, n.d.r.) per aiutarlo ad imparare le parti di organo. Quindi 3) una settimana nello studio di Roger [io, Roger, Dave Kilminster, Robert, Amanda e Shanay (Amanda Belair e Shanay Johnson, le nuove coriste della  band, n.d.r.)] per fare la nostra pre-produzione e aiutare le ragazze a trovare le loro voci e per fare brainstorming con Roger in piena e bellissima modalità sperimentale, la mia fase preferita. Allora 4) una prova musicale con la band al completo; quindi 5) una fase di produzione completa presso la Penn State Arena. Tutto questo da febbraio a fine giugno.”

La sedia vuota nella postazione di Jon Carin sul palco indica la fine del tour americano del “This Is Not A Drill” show.

Poi, lo “stato dell’Unione” secondo Carin:

“Devo dire che la visione degli Stati Uniti dopo la pandemia (se è davvero lì che siamo) e soprattutto dopo i 4 anni davvero debilitanti del presidente canaglia che voi sapete (il riferimento è a Donald Trump, n.d.r.), ha fatto aprire gli occhi. Vedo un paese che ha un disperato bisogno di amore e cura.

Tantissimi senzatetto, problemi di droga per le strade, vetrine vuote e difficoltà sociali che non passano inosservate.

Strani quartieri alla moda con giovanissimi ricchi di soldi che cenano in ristoranti molto costosi mettono davvero in mostra le disuguaglianze, mentre i tantissimi senzatetto evidenziano l’alto numero di persone prossime al collasso finanziario.

Questo spettacolo è tutto incentrato sul cocktail di non necessaria follia che aiuta a creare questo stato di cose e a far passare in qualche modo in noi l’idea che non facciamo tutti parte di un insieme, mentre invece ne facciamo parte.

E poi il mio personale processo di uscita dal mio guscio per tornare ad essere un animale sociale. Tutta un’esperienza unica.”

Roger Waters, secondo Jon Carin

Infine, qualche ammirata considerazione sul “leader maximo”: quasi 80 anni ma ancora un’energia incredibile:

“Ritengo che questo sia il capolavoro di Roger e sono oltremodo orgoglioso che mi sia stato chiesto di farne parte. È uno spettacolo bellissimo, inclusivo ed emozionante e spero che il mio ruolo abbia appagato gli spettatori come lo è stato per me suonare.”

Per quanto riguarda Roger, non so dove trovi tanta energia.

“Canta e suona magnificamente; sta fisicamente su tutto il palco e comunica a un livello che non gli avevo mai visto raggiungere prima. È stato un’atto d’amore.”

Lo show sbarca in Europa

Ma la malinconia per ciò che finisce lascia già spazio a ciò che verrà: la ripresa europea di “This Is Not A Drill” dal 17 marzo 2023 a Lisbona in Portogallo, con ben 7 tappe in Italia.

“Non vedo l’ora di iniziare in Europa a marzo. Spero di vedervi lì…”

— Onda Musicale

Tags: Pink Floyd/Roger Waters/Jon Carin
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