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Depeche Mode: in attesa del nuovo tour ricordiamo 5 loro dischi imperdibili

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I Depeche Mode sono un gruppo musicale britannico formatosi a Basildon nel 1980. La band è composta da Dave Gahan (voce) e Martin Gore (chitarra e tastiere).

La formazione originaria comprendeva anche Vince Clarke (tastiere, chitarra, cori, drum machine), il quale ha lasciato la band nel 1981 per fondare gli Yazoo con Alison Moyet e in seguito gli Erasure con Andy Bell, ed Andy Fletcher chiamato anche Fletch (tastiere, basso e portavoce). Dopo l’abbandono di Clarke, Alan Wilder (tastiere, batteria, cori, basso, pianoforte, percussioni) si è unito al gruppo nel 1982 per poi lasciarlo nel 1995. In seguito la band continuò la propria attività come trio fino alla morte di Fletch, avvenuta nel 2022.

Affermatisi sulla scena synth pop britannica agli inizi degli anni ottanta, la loro fama si è protratta ed accresciuta negli anni. Attraverso una proficua carriera lunga quattro decenni, i Depeche Mode hanno abbracciato con l’utilizzo dell’elettronica più di un genere musicale, con larghe concessioni al pop rock e alla new wave, specie nella seconda fase, e una massiccia incursione nella dance alternativa.

Una band da oltre 100 milioni di dischi venduti in tutto il mondo

Diversi gruppi e artisti provenienti da tutti i generi musicali sono stati influenzati dai loro lavori e numerose cover delle loro canzoni realizzate. I Depeche Mode sono uno dei gruppi più influenti nella storia della musica elettronica. La nota rivista musicale britannica Q li ha definiti “la band elettronica più popolare e longeva che il mondo abbia mai conosciuto“, e Rolling Stone “la quintessenza della musica elettronica degli anni 80“.

“Trovare stabilità in ciò che conosciamo e amiamo, concentrarci su ciò che dà significato e scopo alla vita”

Con questo messaggio e una foto simbolica in studio è ripartito il viaggio musicale dei Depeche Mode che si era temporaneamente interrotto lo scorso 26 maggio con la notizia della morte prematura di “Fletch”, Andrew Fletcher, terzo componente storico della band sin dal 1980, anno di inizio della loro attività.

Un duro colpo che ha richiesto qualche mese per essere assorbito, ma fortunatamente la voglia di fare musica ora lascia spazio a qualcosa di nuovo, un nuovo album “Memento Mori” e un Memento Mori Tour attesissimo a distanza di cinque anni dalla fine del “Global Spirit Tour”, che ha visto, tra l’estate del 2017 e quella del 2018, 2,5 milioni di spettatori. I Depeche Mode, nonostante i 42 anni di carriera alle spalle, continuano ad avere un seguito di tutto rispetto e soprattutto una freschezza musicale che ripaga i fan delle attese, album dopo album.

La band è attesa da un tour nel 2023 e noi vogliamo ricordarli con cinque loro dischi indimenticabili.

Speak & Spell ” – 1981

È l’album di debutto di una delle band più influenti di sempre. Quasi la totalità delle canzoni è stata composta da Vince Clarke, a parte Tora! Tora! Tora! e Big Muff, strumentale, composte da Martin Lee Gore che dal secondo album diventerà la penna ufficiale del gruppo.

Famoso album che vanta pezzi di successo quali Just Can’t Get EnoughNew Life e Puppets, che richiama i lavori dei precursori del genere elettronico, ossia i teutonici Kraftwerk. Contiene inoltre una versione registrata nuovamente di Photographic, il primo brano del gruppo, composto da Vince Clarke. Questo faceva parte precedentemente di Some Bizzarre Album, compilation comprendente brani di alcuni nomi emergenti degli anni ’80.

What’s Your Name?” è la peggiore canzone di sempre dei Depeche Mode”

Martin Gore e Andrew Fletcher
“Black Celebration” – 1986

“Black Celebration” è il quinto album della band inglese ed è l’unico a portare il nome di una canzone contenuta nel disco. È un periodo abbastanza malinconico e scuro per Martin Gore e compagni, questo si ripercuote anche sulla loro musica e ne viene fuori un disco cupo, dark, inquieto. Un mood che continueranno a portare avanti anche negli album successivi, anche se intervallato da altre modalità espressive.  11 brani incredibili, un milione di copie vendute in tutto il mondo. Sono tantissimi i brani che vale la pena ascoltare in questo album: “Black Celebration” che dà il titolo all’album è un capolavoro, “Fly on the Windscreen”, “A question of lust” cantato da Martin Gore, “It doesn’t Matter two” e “A question of time” con un video bellissimo diretto dal regista olandese Anton Corbijn, con il quale la band porterà avanti una proficua collaborazione. L’album continua magistralmente con “Stripped, “Here is the house, “World full of nothing” e “Dressed in black.

“Violator” – 1990

“Violator” è un capolavoro assoluto, segna una svolta importante nella storia della band perché con questo album diventano trasversali e piacciono agli amanti del dark e della new wave, ma anche agli appassionati di rock e di techno pop. Un album composito che non molla un colpo, traccia dopo traccia, e permette alla band di superare per la prima volta il milione di copie vendute negli Stati Uniti. Nove brani uno più coinvolgente dell’altro, partendo dal singolo che ha anticipato l’uscita dell’album “Personal Jesus“, una traccia blues esaltata dalla voce inconfondibile di Dave Gahan. Gli altri brani non sono da meno, “Sweetest Perfection”, la meravigliosa “Enjoy the Silence” con un video iconico girato di nuovo dal regista olandese Anton Corbijn, “Policy of the Truth”. Le chitarre tornano prepotenti nel suono della band e il successo li porta in giro per il mondo. Appena aperta la prevendita dei biglietti nel giro di 8 ore ne vennero venduti 42.000 per il Giants Stadium di East Rutherford, e 48.000 per il Dodger Stadium di Los Angeles. Finito il tour inizia un periodo difficile per la band, stanca dopo l’anno di live senza sosta. A questo si aggiunge la crisi personale di Dave Gahan che abbandona la famiglia e vola a Los Angels per vivere con la nuova moglie.

Exciter – 2001

E’ il decimo album in studio dei Depeche Mode, pubblicato il 14 maggio del 2001. La pianta che compare sulla copertina dell’album è parte del genere Agave, utilizzata per la produzione di tequila. Per alcuni si tratta di un album maturo, figlio della ritrovata armonia all’interno della band. Altri lo considerano un passo indietro, un ibrido tra passato e futuro, un disco troppo soft. Ascoltato oggi suona come un buon lavoro, che paga l’assenza di un pizzico di convinzione in più per non apparire solo sufficiente.

“Playing the Angel” – 2005

Playing the Angel” del 2005 è l’undicesimo album dei Depeche Mode e li riporta in cima alle classifiche di tutto il mondo con il brano “Precious”. L’album parla della lotta tra il bene e il male, tra angeli e demoni ed è segnato dalla vicenda personale di Martin Gore che in quel periodo si stava separando dalla moglie. Per la prima volta, piccola rivoluzione all’interno della band, Dave Gahan prende parte alla realizzazione dei testi dei brani e scrive “Suffer Well, “I want it all” e “Nothing’s impossible”. Fino ad allora i brani erano appannaggio esclusivo di Martin Gore, ma l’esperienza da solista del frontman dei Depeche Mode gli ha dato la forza e il coraggio di mettersi in gioco anche all’interno della sua band. Il brano più ascoltato dell’album è sicuramente “Precious”, ma “Lilian, “A pain that I’m used to, “John the revelator” e “Waithing for the night” sono tracce altrettanto apprezzabili.


— Onda Musicale

Tags: Depeche Mode/Dave Gahan
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