Musica

La strana storia di Alabama Song (Whisky Bar)

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Sono passati 50 anni da quando i The Doors pubblicarono il loro omonimo album di debutto per l’etichetta discografica Elektra Records.

Un album che riuscì nell’intento del quartetto rock: aprire le porte della percezione mostrando un universo oscuro che parlava di morte e sesso, in un epoca in cui spiccavano i colori accesi e il binomio “peace & love”. Il disco non aprì solo le porte della percezione ai suoi ascoltatori, spalancò le porte del successo ai giovani Jim Morrison, Ray Manzarek, Robby Krieger e John Densmore. Lanciò e affermò la band losangelina nella scena rock statunitense grazie a brani leggendari come “Break On Through (To The Other Side)”, “Light My Fire e“The End”.

La musica dei Doors fu una delle più influenti del periodo grazie alla nuova formula compositiva data dalla batteria dalle mille sfumature jazz di Densmore, la chitarra serpeggiante e dai colori un po’ latini di Krieger, il basso del Fender Rhodes e gli organi in stile barocco suonati rispettivamente dalla mano sinistra e dalla mano destra di Manzarek e la voce carismatica del Re Lucertola,Morrison.

L’album è caratterizzato da un forte gusto psichedelico, che riesce a mescolare le sonorità blues e rock’n’roll dell’epoca in un modo nuovo, tenebroso e sensuale, creando una base perfetta per il fascino e la poetica maledetta della voce di Jim Morrison.

Alabama Song (Whisky Bar)“, però, ha un timbro differente. Registrata al Sunset Sound Studio come il resto del disco utilizza però strumenti non convenzionali e tecniche di missaggio insolite. Gli arrangiamenti di marxofono (strumento a corde molto particolare, simile a una cetra) predominano nel brano, assieme alla linea di basso del Rhodes, arrivando quasi a nascondere batteria, tastiere, organo e chitarra. Il tutto è incalzato dalla voce da ubriaco di Morrison, che non è sola. I cori sono fatti dagli altri tre componenti e forse anche del loro produttore Paul Rotchild, che era solito partecipare alle sessioni in studio. Il brano acquisisce così un andamento folk dai colori un po’ gitani.

“All’inizio non capivo: che diavolo è? Che accordi sono? Ho messo insieme qualche nota che potesse andare bene” (Robby Krieger – Classic Album)

Non è un caso che questa canzone sia così lontana nel testo e nella musica, rispetto alle altre tracce di The Doors. Infatti è una cover, e non una cover che ci si può aspettare da un gruppo influenzato dal blues (come “Back Door Man” di W. Dixon, presente sempre nell’album del ’67). Una cover di Bertolt Brecht e Kurt Weill, dalla loro opera concettuale Mahagonny (1930). D’altra parte, quando si ha a che fare con i Doors, dobbiamo sempre aspettarci l’inaspettabile.

“Non credo che qualcuno sapesse che fosse di Brecht e Weill, pensavano tutti che fosse dei Doors”(Ray Manzarek – Classic Album)

Il motivo per cui Morrison, Manzarek, Krieger e Densmore decisero di “coverizzareAlabama Song è proprio la sua stranezza. Il brano è bello e accattivante, ma del tutto fuori contesto. Il ritmo contagioso e la melodia perfetta per una canzone alcolica: sembra il tipo di canzone che si vorrebbe cantare quando si è ubriachi. Manzarek e Morrison frequentavano la Scuola di Teatro, Cinema e Televisione dell’UCLA (University of California, Los Angeles) ed erano innamorati delle ideologie di Bertolt Brecht, di Nietzsche e dei poeti maledetti.

Nella collezione di dischi di Ray c’era un opera di Bertolt Brecht e Kurt Weill, Mahagonny, e ci fece ascoltare Alabama Song era una canzone strana… un momento: non stavamo ascoltando un disco tedesco? Non capisco” (John Densmore – Classic Album)

Oltre all’arrangiamento musicale, la versione dei Doors presenta alcune differenze rispetto all’originale, cantata nell’opera Ascesa e caduta della città di Mahagonny (Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny). Jim Morrison cambiò leggermente la melodia vocale cercando di personalizzarla e renderla più vicina a una canzone dei Doors, ma senza perdere il senso melodico del brano. Anche il testo subì delle variazioni: il verso “Show us the way to the next pretty boy” divenne “Show me the way to the next little girl” e la strofa che recita “Show me the way to the next little dollar…” venne completamente omessa.

I Doors sperimentano nuove atmosfere e testi da cabaret, all’interno di un album pieno di eccessi (basti pensare ai versi edipici di “The End” o le odi al sesso e alla droga di “Light My Fire”) forgiando il loro omaggio alla cultura europea di inizio Novecento e sradicando il brano di Brecht e Weill dalla commedia popolare, consacrandolo all’interno del repertorio rock e pop. Dopo la cover dei Doors, infatti, sono numerose le cover di “Moon of Alabama” a partire da quella di David Bowie nel live del 1978 (pubblicata nel 1980 come singolo). Nel 1981 ne fece una versione anche la celebre cantante franco-italiana Dalida. Più recentemente (2012) Chiara Galiazzo, vincitrice di X Factor 6, ne ha cantato una cover proprio in una delle puntate del talent.

 

Riccardo Tosin – Onda Musicale

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Tags: The Doors/Chiara Galiazzo/David Bowie/Jim Morrison/Blues/John Densmore/Robby Krieger/Ray Manzarek/Riccardo Tosin
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