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Villa Pamphili 1972, cinquant’anni fa la Woodstock italiana a Roma

Villa Pamphili, il carrarmato dei Trip

Nella grande stagione dei festival musicali anche l’Italia ha avuto il suo momento di gloria. Nel 1972 si tenne uno dei più importanti raduni a Villa Pamphili.

Quando, tra il 25 e il 27 maggio del 1972, si tiene il festival di Villa Pamphili, la stagione dei grandi raduni è già iniziata da diversi anni. Il Monterey Pop Festival del 1967 è quello a cui in genere si fa risalire l’origine di questa forma di aggregazione musicale; è però il 1969, con Woodstock, a sancire il momento più spettacolare della storia.

Da allora i festival si moltiplicano, tra episodi discussi come quello di Altamont, quando uno spettatore rimane ucciso durante il set dei Rolling Stones, e altri memorabili, come i suggestivi live all’Isola di Wight. In Italia, come sempre, le novità rock arrivano con grande ritardo. Tuttavia, col film di Woodstock che infiamma i cinema con le esibizioni di Jimi Hendrix, Joe Cocker e tutti gli altri, anche il paese del bel canto inizia a pensare sul serio al rock.

Il primo nome importante da citare a tal proposito è quello di Francesco Sanavio, vero pioniere degli organizzatori italiani. Dopo aver dato vita a eventi fin dai tempi della scuola, Sanavio organizza molti concerti nell’era Beat; sua l’intuizione di portare il pop nei teatri e non solo nei locali notturni. Nel 1970, Sanavio organizza a Milano due concerti dei Jethro Tull che ottengono grande successo.

Sono davvero altri tempi: Sanavio contatta la band semplicemente leggendo il numero di telefono del management su una copia di Melody Maker! Dopo la band di Ian Anderson, il manager porta in Italia grandi nomi come Pink Floyd, Ten Years After, Yes e Genesis. Franco Mamone e David Zard sono i nomi degli altri pionieri, il secondo passa alla storia per la sciagurata serata del Pala Vigorelli, tra Cantagiro, Led Zeppelin e lacrimogeni.

I tempi sono maturi per un grande raduno all’italiana, sullo stile di Woodstock e Monterey. Dopo il fallimento del primo tentativo italiano, il Festival Pop al Pala EUR del 1968, riproposto a Palermo nel ’69, le cose si fanno interessanti.

Se l’America entra nelle leggenda semplicemente montando un palco nella fattoria di tale Max Yasgur, cosa potrebbe escogitare l’Italia, con l’immenso patrimonio storico a disposizione?

Le potenzialità sono incredibili e così il festival del 1970 si tiene alle Terme di Caracalla. Il tappo salta e, complice la scena italiana finalmente popolata da complessi di qualità, i festival si moltiplicano. Da Viareggio, a Lacchiarella, nei pressi di Milano, e Ballabio, le occasioni per radunarsi ad ascoltare musica pop – definizione che all’epoca racchiude tutto il rock – sono ora moltissime.

Si arriva così al 1972.
Lo scenario delle Terme di Caracalla, pur magnifico, va stretto alle ambizioni e ai grandi numeri previsti. L’organizzazione è del Club Internazionale dell’Amicizia di Giovanni Cipriani, con Pino Tuccimei, già menti del Caracalla. La location di Villa Pamphili è messa a disposizione dal comune di Roma, non senza le immancabili – anche allora – polemiche.

Gli abitanti del quartiere di Monteverde, che ospita Villa Pamphili, protestano per i rumori e per l’aumento del traffico; l’Osservatore Romano, diretta emanazione della Santa Sede, protesta un po’ a casaccio su tutto, in particolare per il pubblico, definito pittorescamente agglomerato di ambigue carovane di ragazzi e ragazze. Certo, se pensiamo che in quell’ambiente molti direbbero la stessa cosa oggi, c’è poco da stare allegri. Gli ambientalisti, infine, protestano perché – a loro dire – qualcuno tra i presenti ha prosciugato il laghetto. In che modo, non si sa.

Il mistero buffo del lago è presto chiarito: a seccarlo temporaneamente è stato proprio il comune, per prevenire incidenti e annegamenti.

Polemiche o no, l’evento fa registrare un successo tale da rivaleggiare coi grandi festival internazionali. I biglietti staccati, al costo di 300 lire, sono ben 48mila. Non solo, a questi vanno aggiunti tutti coloro che riescono a entrare senza tagliando; alla fine, secondo le stime, i presenti a Villa Pamphili saranno centoventimila. Niente male.

Ancora più eccezionale è il parterre degli artisti partecipanti al Festival di Villa Pamphili.
Tantissimi gli italiani, più o meno noti; il 1972 è infatti l’anno in cui il rock progressivo italiano decolla definitivamente, dando inizio al periodo di più grande splendore del pop italiano.

Tra i tanti nomi troviamo band che rimarranno sconosciute, come i Fine del Libro e i Sammy Set, futuri personaggi di culto come Richard Benson e un giovane Francesco De Gregori, quasi al debutto. Ma sono i grandi complessi del prog italiano a farla da padrona: Banco del Mutuo Soccorso, The Trip, Osanna, Garybaldi, Quella Vecchia Locanda; ma anche Blue Morning, Raccomandata Ricevuta di Ritorno, Osage Tribe, Procession, Rovescio della Medaglia e Semiramis.

Tra i cantautori anche Alan Sorrenti, all’epoca grosso nome del prog, Claudio Rocchi e una breve presenza di Lucio Dalla e Antonello Venditti. Incongrua la partecipazione del bravo Bobby Solo, al punto che il cantante non riesce nemmeno a completare l’esibizione. Bobby è visto, suo malgrado, come emanazione del vecchio, e viene contestato da una bordata di fischi, zolle di terra di Villa Pamphili e sacchetti pieni d’acqua.

Presenti anche due band di futuri Pooh: i Capsicum Red di Red Canzian, che suona ancora la chitarra, e Il Punto, con un giovane Stefano D’Orazio.
All’epoca, però, la band italiana di punta è forse quella dei New Trolls, reduce dal successo del Concerto Grosso.

Per l’esibizione dei Trip, la casa discografica improvvisa una trovata peculiare quanto rischiosa. Da uno sfasciacarrozze romano, viene noleggiato un carrarmato, residuato bellico della II Guerra Mondiale. Per un festival che inneggia alla pace, la trovata pare discutibile. Eppure, decorato con fiori colorati, il mezzo cingolato ottiene il suo successo.

Gli spettatori, dopo un’iniziale diffidenza, lo adottano come sede ideale per piazzarsi a dormire e, non paghi, lo smontano quasi pezzo per pezzo. La guerra si ripudia anche così, in fondo.

Grandi presenze anche tra i gruppi stranieri, Osibisa, Hawkwind e Van Der Graaf Generator su tutti. In particolare, impressiona la band del grande Peter Hammil. Francesco Di Giacomo, l’indimenticabile vocalist del Banco, rimane letteralmente estasiato dalla voce di Peter che, durante le prove, canta tutta la scaletta senza accompagnamento.

Il pubblico di Villa Pamphili, secondo la descrizione di Marco Ferranti su Ciao 2001 del 18 giugno 1972, offre uno spettacolo nello spettacolo. I fan, infatti, paiono disporsi in un ordine prestabilito: sulla collina gli hippie con tanto di sacco a pelo; sotto al palco i fanatici della musica, accorsi per carpire i segreti degli strumentisti o per scatenarsi in balli sfrenati.

Più lontani, i ragazzi romani attratti quasi per caso solo dall’happening e, nel boschetto, quelli che sfruttano l’occasione per infrattarsi col partner.

Oggi tutti amano ricordare quell’epoca con grande nostalgia, parlando di un tempo di libertà oggi perduta. La realtà, come sempre, è un po’ diversa, una volta tolti gli occhiali rosa della nostalgia. L’happening, infatti, ha sì un grande successo, ma le polemiche finiscono per sovrastare la musica, tanto che nel giro di pochi anni la stagione dei festival tramonterà.

Si grida allo scandalo per qualsiasi cosa: uno scandalo viene montato dai benpensanti quando una giovane coppia è trovata in possesso di una scatoletta con delle pillole sospette. La droga! urlano subito tutti, ma si scopre presto che sono solo pillole anticoncezionali, per quanto il Vaticano avrebbe forse accettato meglio se fossero state pasticche di LSD. Ed è proprio lo Stato Pontificio a criticare aspramente il raduno di Villa Pamphili.

Oggi magari Papa Francesco si metterebbe a ballare con gli allora temutissimi capelloni; all’epoca, le cose sono un tantino diverse: Paolo VI pare prendere il festival come un imperdonabile smacco alla santità di Roma. Le parole dell’Osservatore Romano sono durissime, per quanto lette oggi risultino ammantate da un velo di ridicolo.

Il Festival di Villa Pamphili vedrà una replica nel 1974, tartassata dal maltempo, dal prezzo raddoppiato e dalle contestazioni degli autoriduttori. Il periodo più rovente degli anni di piombo sta per iniziare e il tempo dei grandi raduni con sacco a pelo, ingenuità e buone intenzioni volge al termine. Gli ultimi fuochi saranno per il Festival del proletariato giovanile, che si terrà con grande successo al Parco Lambro fino al 1976, per poi soccombere ai tempi che cambiano.

— Onda Musicale

Tags: Pink Floyd, Joe Cocker, Genesis, Led Zeppelin, Yes, Jimi Hendrix, Van der Graaf Generator, Ten Years After
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