Arrivano, urlano la loro ansia giovanile al mondo interno e se ne vanno: ma c’è qualcosa di davvero importante nel loro messaggio? A trent’anni dal loro debutto riscopriamo le 4 Non Blondes, il loro unico album Bigger, Better, Faster, More!, e la loro eredità nella musica e nella cultura popolare.
What’s Up, dalla musica ai meme
L’avrete visto anche voi: il video virale dove He-Man, il muscoloso eroe dei cartoni animati anni ottanta, si produce in una cover europop in falsetto di What’s Up? gettando la testa all’indietro. È questa, ci piaccia o no, la più immediata eredità culturale della prima band di Linda Perry prima di diventare una dei parolieri più ambiti dietro le quinte del pop.

Nelle foto moderne che la ritraggono, Linda Perry è la quintessenziale cool aunt: la zia eccentrica e anticonformista a cui vi confidate quando i genitori non vi capiscono. Spesso zitella (leggasi lesbica nell’armadio), con trucco scuro, abiti di pelle e un sorriso che ti capisce. E quando quella zia ti prende da parte e vi racconta qualche fatto strano della sua giovinezza, per farti capire che anche lei aveva i suoi problemi e che non è detto che il sistema possa spegnere il vostro spirito ribelle, il personaggio che vi immaginate è la giovane Linda Perry. Dreadlock, magliettoni, un grido a squarciagola contro un mondo che non capisce né lei né la sua generazione. “E io prego/oh mio Dio, se prego/io ogni giorno prego/per una rivoluzione”.
Il pensiero di Linda Perry
Bigger, Better, Faster, More! non è un capolavoro senza tempo. La stridula e tagliente voce di Linda Perry – definita da Lindsay Ellis “caterwauling”, gemente – risulta faticosa anche dopo le prime tracce. Ma c’è un’armonia tra lei e le altre “non bionde” – Wanda Day, poi Dawn Richardson alla batteria, Christa Hillhouse al basso, e la chitarrista Shauna Hall, poi sostituita da Louis Metoyer e Roger Rocha – che sostiene il suo timbro particolare e lo contestualizza in un ambiente in cui le stravaganze si accolgono e accettano. Creare una stanza tutta per sé dove, in accordo con la tradizione anni novanta, si possa vivere sereni contro un mondo ostile.
“Sono giovane, sono lesbica, sono smandrappata: non smetterò di esserlo se mi puntate il dito contro, mi date solo un gran fastidio”
Questo il messaggio di Linda Perry, troppo fragile per essere davvero ribelle, ma troppo fiera di sé per ritornare sulla via della convenzionalità. “I might be a mess but I’m sure can survive/but I have escaped it pretending to die”. Un dolore più quotidiano, più ordinario: sono lontani i demoni di Nirvana o Smashing Pumpkins, che distruggono la vita e fa quasi male ascoltare. Non è inappropriato dubitare Le 4 Non Blondes sono capaci di arrivare al giorno dopo, ma solo perché possono non significa che gli faccia piacere, o rechi qualsivoglia beneficio. Non significa che debbano.
Dopo le 4 Non Blondes: Linda Perry oggi
La scelta di fatica e confusione in luogo di angst e ira come sentimento prevalente indica la mancanza di longevità nello spettro grunge come difetto principe delle 4 Non Blondes. Anche nelle tentate critiche al sistema capitalista yuppie e al sogno americano (Dear Mr. President) e negli elementi più dolorosi di vita personale (Mr. Heffer e Morphine Chocolate, che toccano la tossicodipendenza di Linda Perry) non si accende mai davvero il sacro fuoco dell’ira. Non era un gruppo destinato a durare nel tempo, come la musica che le ha consacrate. Ma forse è proprio quel fattore datato a renderle speciali, a farle ricordare anche dopo tanti anni. Come una macchina del tempo a una giovinezza che abbiamo attraversato tutti, e che non era facile nemmeno ai bei vecchi tempi. E in fondo Linda Perry sta bene dove sta, a trasformare Christina Aguilera, Kelly Osbourne, Alicia Keys, Gwen Stefani e P!nk nei nomi definitivi degli anni duemila, ricordando tramite le voci delle sue pupille che nessuno al mondo è solo.
Oltre ai meme, What’s Up? ricompare nella cultura pop nel 2015
Complice un colpo di genio delle sorelle Wachowski, che la trasformano in un inno non ufficiale della loro serie di Netflix Sense8. La vicenda di otto giovani queer sparsi per il mondo, tra cui una delle prime eroine trans della televisione, uniti da un legame che supera la differenza linguistica, economica e culturale.
Il pubblico perfetto per Linda Perry, che riprende in mano la chitarra nell’estate del 2018 per commemorare la combattuta chiusura della serie. La sua meritata eredità.