Musica

I Porcupine Tree tornano in Italia: il live a Milano

|

Dopo 12 anni di pausa, i Porcupine Tree tornano sul palco più agguerriti di sempre. Il Mediolanum Forum di Milano è riempito fino all’orlo, caldo, roboante, impaziente di rivedere una band che non ha mai deluso, nemmeno con l’ultimo album temuto da tutti, Closure / Continuation.

Prima parte

Steven WilsonRichard Barbieri e Gavin Harrison sono accompagnati da Nate Navarro al basso e Randy McStine alla seconda chitarra. Arrivano sul palco accolti da grida entusiastiche e aprono lo show con “Blackest Eyes”. Wilson invita subito il pubblico seduto nel parterre ad alzarsi e in pochi istanti sono tutti in piedi a saltare al ritmo trascinante dei brani che più ci erano mancati in questi anni. Le nuove canzoni, altrettanto emozionanti e coinvolgenti, si alternano alle più conosciute.

Si continua con “Harridan”, “Of The New Day”, “Rats Return”, fino all’attesissimo “The Sound Of Muzak”, uno dei brani più amati. Wilson racconta che in questa canzone si cela il suo risentimento verso il modo in cui sta evolvendo l’ambiente musicale, soprattutto per il successo della musica commerciale a discapito di quella più di nicchia. Il riferimento ovviamente è alla loro musica, un vero culto per gli amanti del prog rock ma mai emersa internazionalmente ai livelli di altri artisti (che forse – mi permetto di dirlo – non lo meritano quanto loro).

Risuona poi la chitarra acustica di “Last Chanche To Evacuate Planet Earth Before It Is Recycled” e il pubblico è sempre più galvanizzato. Con “Chimera’s Wreck” termina la prima parte dello show, i musicisti fanno una pausa di 20 minuti e tornano sul palco più acclamati di prima.

Seconda parte

Sentiamo tutti che sta per iniziare un viaggio nel tempo – lo sentiamo o lo abbiamo letto, per impazienza, sulla scaletta della serata già online – e infatti ecco che parte “Fear Of A Blank Planet”. Il forum esplode, dagli spalti assistiamo a 7 minuti di salti frenetici al ritmo incalzante di questo epico brano.

Dopo anni lontani dai palchi, non era facile scatenare un tale entusiasmo, invece i Porcupine Tree non hanno dovuto nemmeno faticare. Con la sua simpatia, per Wilson è naturale coinvolgere il pubblico, sia prima che durante le performance.

Un altro brano molto acclamato è “Sentimental”. Wilson si siede al piano e lì resta, trascurando quindi l’assolo di chitarra finale, ma senza penalizzare la canzone. Barbieri, infatti, prende in carico il compito – il privilegio – e ci dona un solo di tastiere egualmente emozionante, chiudendo così la performance.

E poi arriva l’annuncio che tutti aspettavamo: «Ora suoneremo qualcosa di veramente lungo, non che finora vi abbiamo risparmiato». La folla ride e freme, e su queste note gioiose inizia “Anesthetize”. Naturalmente è il delirio: grida, salti e headbangin’ degni di anni di lontananza dagli amati parterre degli stadi.

Dopo un’altrettanto scatenata “Sleep Together” c’è un’altra breve pausa, in cui il pubblico continua ad acclamare la band finché non si ripresenta sul palco per le ultime performance. “Collapse The Light Into Earth” è un tappeto sonoro di piano e tastiere. Wilson e Barbieri, soli sul palco, riescono a dipingere un’atmosfera sognante, resa ancora più magica dalle torce dei telefoni degli spettatori. Con “Halo” il pubblico si rianima, ma è “Trains” a chiudere lo show con fulmini e fuochi d’artificio – metaforici, ma non per questo meno intensi.

Conclusioni

Non ero ancora nata quando i Porcupine Tree hanno pubblicato il loro primo album, così come tante persone presenti allo show di lunedì a Milano. Non erano solo i fan più affezionati a saltare, cantare ed emozionarsi, non era solo chi li seguiva da trent’anni, ma tutta un’altra generazione di amanti del prog. È di certo un progressive moderno, diverso da quello degli anni ’70 a cui fanno riferimento le generazioni precedenti, nonostante ciò i Porcupine Tree mettono d’accordo entrambe.

Il merito è naturalmente del carisma di Wilson, della delicatezza di Barbieri e della grinta di Harrison, artisti di smisurata bravura che ancora oggi, dopo trent’anni di sorprese, continuano a stupirci con dei capolavori inestimabili.

— Onda Musicale

Tags: Porcupine Tree
Segui la pagina Facebook di Onda Musicale
Leggi anche

Altri articoli