Musica

Woodstock, la setlist: Keef Hartley Band

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Woodstock è stato il più grande festival del rock. Nella sua seconda giornata ha portato sul palco alcuni dei nomi più importanti di tutti i tempi. Ma non tutti ce l’hanno fatta e la Keef Hartley Band è fra questi. Un vero peccato, aggiungo io.

L’inizio è promettente

Keef Hartley, nato nel 1944 nel Lancashire, in Inghilterra, passa l’infanzia e l’adolescenza ascoltando la musica del suo Paese. Gli Shadows, soprattutto, ma anche gli americani The Ventures. Adora la batteria e decide di prendere lezioni. Non da uno qualunque, bensì Lloyd Ryan, quello che insegnerà a Phil Collins.

E così inizia a farsi strada. Il primo gruppo in cui entra è una leggenda, Rory Storm and the Hurricanes, la stessa band da cui arriva Ringo Starr. Ed è proprio al posto di Ringo, ormai nei Beatles, che Keef si siede dietro ai tamburi. È il 1962.

Inizia così un lungo percorso di gavetta. In effetti gli Hurricanes gli vanno un po’ stretti e non si sente nel pieno delle sue potenzialità, così, una sera, durante un concerto condiviso con Freddie Starr and the Midnighters (all’epoca i nomi lunghi andavano di moda) lui e il suo collega batterista decidono di scambiarsi la band. A giochi fatti, la storia gli ha dato ragione. La band di Freddie Starr è stata una palestra importante, un po’ come Amburgo lo è stata per i Beatles.

Swinging London

Keef decide così di stabilirsi a Londra. Dopo Freddie è il momento degli Artwoods, un gruppo minore composto da personaggi che se non sono importanti in quel periodo (Art Wood, band leader e fratello maggiore di Ronnie Wood degli Stones), lo diventeranno da lì a poco (Jon Lord, ben più noto per la sua permanenza nei Deep Purple).

L’esperienza dura un paio d’anni, giusto il tempo di far uscire Art Gallery, il loro primo disco, nel 1966.

Dopo di che Keef molla tutto perché sente il richiamo del blues. A John Mayall non si può dire di no, anche se i musicisti del passato non ci sono più. Ma la band è ancora di tutto rispetto, e alla chitarra c’è Mick Taylor, che è anche il chitarrista solista dei Rolling Stones tra il ’69 e il ’74.

Questo, per i Bluesbreakers di John Mayall, è il periodo migliore. I successi fioccano e Keef se la gode.

Ma poi arriva un altro richiamo, quello della leadership. Con Mayall le cose si chiudono in amicizia e Keef è pronto a lanciarsi nella sua personale avventura, quella della Keef Hartley Band.

Woodstock

La band, che combinava elementi di blues, jazz e rock, era incentrata sui suoi musicisti. Miller Anderson alla chitarra, che non aveva nulla da invidiare ai suoi colleghi più famosi. Gary Thain al basso e Henry Lowther e Harry Beckett alle trombe, e Lyn Dobson e Chris Mercer ai sax. E ovviamente Keef Hartley alla batteria.

Questa formazione registrò l’album di debutto Halfbreed nel 1969 e iniziò un tour che li porterà negli Stati Uniti, proprio per suonare a Woodstock. Ovviamente non li conosceva nessuno ma il loro blues rock era caldo come la lava, e si sposava bene al posto set acustico di John Sebastian.

Il 16 agosto del 1969, ore 16:45, apre il concerto lo strumentale Spanish Fly, con Anderson che se la spassa con la sezione fiati. Poi il tiro sale con il groove funk di Think it Over, per poi abbassarsi con Too Much Thinking, una ballad dal sapore blues. Segue a ruota il folk di Believe in You, poi pubblicata nel loro secondo disco, The Battle Of North West Six, pubblicato alla fine del 1969.

Chiude il set Sinnin’ for You, mashappata con vari altri brani provenienti dal disco di debutto. Le testimonianze dicono che fu un vero successo.

Ma c’è sempre qualcosa che non va

Ma i danni sarebbero arrivati quasi subito. Innanzitutto una disputa economica li fa escludere dalle riprese del documentario, e ormai abbiamo capito quanto fosse importante finirci dentro. Anche perché non essendo stati ripresi, non furono neanche inseriti all’interno della colonna sonora. E le sconfitte diventano due. Poi Keef, che era un po’ snob, rifiuta anche di farsi vedere a Top of the Pops, il programma musicale più importante degli anni ’60, ’70, ’80. Non una grande idea…

E ovviamente arriva il declino. All’inizio del 1970 la band si era già sciolta. La sezione fiati si separa per andare a suonare con le varie realtà presenti sulla scena in quel momento. Gary Thain va a suonare con gli Uriah Heep, ma non ci rimarrà a lungo e morirà di overdose da eroina a soli 27 anni (entrando anche lui nel club). Miller Anderson si unisce ai Blood, Sweet & Tears e poi ai T-Rex. Keef Hartley va avanti per un po’ da solo ma poi, nel 2011, dopo aver scritto la sua autobiografia, muore a 67 anni.

Un vero peccato che scelte sbagliate e soldi siano la causa del declino di realtà musicali interessanti. Sarebbe potuta andare diversamente, e chissà a cosa ci avrebbe portato.

— Onda Musicale

Tags: Phil Collins/Ringo Starr/Uriah Heep/Jon Lord/Ronnie Wood/Mick Taylor/John Mayall
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