“We’re leaving together,/But still it’s farewell/And maybe we’ll come back/To earth, who can tell?/I guess there is no one to blame/We’re leaving ground (leaving ground)/Will things ever be the same again?/It’s the final countdown/The final countdown”.
Queste le parole della famossissima “The Final Countdown”, tratta dall’album omonimo del 1986, degli Europe ritornati da pochi anni sulle scene con la formazione originale. Il brano, scritto da Joey Tempest e Mic Michaeli, parla dell’abbandono del pianeta a bordo di un razzo viste le disastrose condizioni in cui versa la Terra. Della parte strumentale, dove regnano le tastiere, ne abbiamo già parlato qui (link).
Tra le varie cover che questa canzone può vantare una molto particolare è senza dubbio quella del gruppo industrial sloveno dei Laibach. Dediti all’estetica assolutista degli anni ’20 che prevedeva l’annullamento del singolo in favore del collettivo, ed ispirandosi alle esagerazioni dei vari regimi dittatoriali, i Laibach propongono un sound più avanguardista ed industrial con batterie elettroniche, synth e parti operistiche.
Stessa cosa per la loro versione di “The Final Countdown”, dall’album “NATO” del 1994 che conteneva anche “Dogs of War” dei Pink Floyd, che viene accompagnata da un video in grafica computerizzata in cui viene mostrata la tecnologia del futuro. Assieme a questa la scritta autocelebrativa, in più lingue, “diventa un cittadino del primo Stato globale dell’universo, lo Stato di NSK”.
La band non è nuova a cover, e naturalmente critiche, come “Live Is Life” degli Opus oppure “Sympathy for the Devil” dei Rolling Stones.
Ecco la versione dei Laibach.