Sul finire del 1977, nel pieno di una dittatura militare non ancora del tutto nota all’opinione pubblica occidentale, Ennio Morricone si incaricò di scrivere una partitura che doveva portare lustro e modernità all’immagine pubblica di una delle giunte militari più sanguinarie del Novecento.
Cos’hanno da spartire la musica e l’arte di un grande musicista come Ennio Morricone con Jorge Videla, il Comandante in capo dell’Esercito argentino?
Torniamo indietro di un anno, al 24 marzo del 1976: un colpo di Stato militare abbatte il governicchio di Isabelita Peron. Una coalizione realmente incapace di guidare un Paese allo sbando a causa delle violenze, della crisi economica, del terrorismo, sia di destra che di sinistra.
Alla guida della giunta, sostenuta (tra le altre cose) in modo massiccio dalla loggia massonica P2 di Licio Gelli, viene posto il generale Jorge Rafael Videla, comandante in capo dell’Esercito.
Inizia una repressione durissima: tutti i movimenti democratici sono vietati. Processi arbitrari, torture, esecuzioni, rapimenti di bambini appena nati da madri poi uccise subito dopo il parto vengono dati a famiglie di militari e di sostenitori del regime. I “desaparecidos” saranno oltre 30 mila. Con Videla, in Argentina cala un clima di terrore, di impunità per i torturatori militari e di corruzione generale.
È in questo contesto che Ennio Morricone accetta l’incarico
L’Argentina è riuscita a farsi assegnare dalla F.I.F.A il prossimo Mundial grazie ai potenti uffici di Henry Kissinger, che ama il Calcio quasi quanto detesti il Comunismo.
L’Argentina non ha mai vinto il titolo di Campione del Mondo e la Giunta Militare conta sul fatto che, giocando in casa, si possa più agevolmente arrivare a conquistare il titolo ricevendo un aumento di consensi da parte della popolazione soddisfatta.
L’ingaggio di una star internazionale come Ennio Morricone conferirà a tutto l’apparato un’immagine più soft, cosmopolita e vincente.
Gran parte della popolazione argentina è ancora sotto acculturata e vive alla giornata: “malata” com’è per il Calcio, soffre di un clamoroso complesso di inferiorità nei confronti dei vicini di casa Brasile e Uruguay, che hanno già vinto il titolo mondiale per cinque volte complessive.
Ennio Morricone non immagina che dovrà superare la diffidenza di non essere un argentino in un momento di esaltazione nazionalista
è abituato a frequentare i red carpet di Los Angeles e di Cannes, platee raffinate che ha sempre ammaliato con suadenti colonne sonore da film western. Arie che volteggiano leggere sulle brutalità di una società rozza e violenta come quella che animò la Conquista del West. Molti dei personaggi raffigurati da Sergio Leone descrivono infatti assassini, torturatori, rapinatori e traditori.
Le colonne sonore di Ennio Morricone fanno da sottofondo a tutta questa violenza
Una violenza naturalmente inventata ai fini cinematografici, ma tuttavia terribilmente sincera e catalizzante per personalità dalla psiche contorta come quelle del suddetto Jorge Videla e dell’ammiraglio Emilio Eduardo Massera. Del capitano Jorge Eduardo Acosta, del comandante dell’Aviazione Orlando Ramon Agosti e dell’ispettore Roberto Heriberto Albornoz. Del colonnello Aldo Mario Alvarez, nonché di altre irriducibili canaglie tra cui figurano perfino medici della polizia che si unirono ai torturatori “di professione”.
Forse è proprio per questo motivo che il brano di Ennio Morricone viene scelto fra i 64 presentati alla Giunta Militare per diventare la melodia ufficiale del Mondiale, nonché per le sigle all’inizio dei collegamenti in mondovisione, incluso quello con la Rai.
In Italia ci affezioniamo al primo ascolto della “musichetta” che precede le partite degli Azzurri a Mar del Plata e a Buenos Aires
Una novità per la RAI. Complice le prodezze degli Azzurri, la “sigla” di Ennio Morricone assume un significato aggregante. In molti comprano il disco, pubblicato dalla RCA, anche attratti dalla sirena in copertina.
Una raggiante Silvia Dionisio, attricetta cult di metà anni Settanta, posa per il fotografo all’interno dello Stadio Olimpico di Roma
Sullo sfondo, i marmi della Curva Sud ed i pini del Foro Italico fanno da cornice ad un disco made in Italy, concepito a Roma, ben lontano dall’inferno della Buenos Aires di quel tempo. Invece in Argentina la composizione di Morricone non prende piede.
Deve “convivere” con la “Marcia ufficiale dei Mondiali del 78”, creata dal musicista locale Martín Darré. Una marcetta scolastica e stereotipata che – per quanto antiquata e didascalica – arriva a toccare la pancia degli argentini molto più efficacemente di quella di Morricone.
I Mondiali di Calcio del 1978 ebbero il merito di fare luce sul dramma dei Desaparecidos a livello internazionale
L’Argentina era considerata una terra esotica e residuale, ricca di folklore, così come il Cile e l’intera America Latina. Nessuno mosse accuse di connivenza ad Ennio Morricone fino a quando non iniziarono i Mondiali e l’opinione pubblica italiana prese coscienza di questo dramma. Il Maestro dichiarò che aveva scritto il suo lavoro per il Popolo, riconoscendo implicitamente di essere a conoscenza di quanto stesse accadendo.
Tuttavia – e noi ci sentiamo di condividere la sua scelta – per Ennio Morricone la Musica doveva spingersi oltre e arrivare al cuore della gente. Con fini nobili – come dichiarò al giornalista Gianni Minà nell’intervista rilasciata in una puntata dei Mondiali 78 – e della quale vi proponiamo un estratto:
Molte cose sono successe all’Argentina (e agli argentini) dal 1978 ad oggi
Negli ultimi 44 anni, tra Falkland e vari default finanziari, sono successe anche altre cose: dalla conquista della prima Coppa del Mondo nello stadio del River Plate nel giugno ’78, il popolo argentino ha assistito all’apparizione di San Diego Armando Maradona nel 1986, ed ha ricevuto visita, solo alcuni giorni fa, di un nuovo Messi(a) che gli ha donato il terzo titolo mondiale.
Nei giorni in cui iniziava quel Mundial – il 16 maggio 1978 – nasceva nella provincia di Santa Fe anche Lionel Scaloni: il tecnico della Selección Campione 2022.
Si direbbe la chiusura di un cerchio e forse lo è
Quanto alla Musica, l’inno al Mundial di Ennio Morricone è stato l’ultimo a prevedere solo musica. Dal 1978, ogni quattro anni si sono succeduti vari artisti, con canzoni più o meno piacevoli e più o meno orecchiabili. La composizione di Ennio Morricone resta fedele alla filosofia e alla visione del grande musicista romano, il quale sapeva conferire ai Film una profondità psicologica ineguagliabile attraverso colonne sonore divenute immortali.
El Mundial contiene le caratteristiche proprie delle opere di Ennio Morricone e conserva intatto quel tocco di romanticismo che continua ad essere uno degli elementi essenziali della vita, della Musica e anche del Calcio.