Zsa Zsa Gabor, al secolo Sári Gábor (Budapest, 6 febbraio 1917 – Los Angeles, 18 dicembre 2016), è stata un’attrice ungherese naturalizzata statunitense.
L’attrice (era la prozia di Paris Hilton) è morta nel 2016 a Los Angeles, all’età di 99 anni. Miss Ungheria nel 1936, intraprese poi la carriera di attrice cinematografica, che proseguì attraverso gli anni con alti e bassi. In oltre 50 anni di carriera lavorò in più di 60 pellicole e riuscì a ottenere ruoli in produzioni importanti con registi del calibro di Orson Welles, John Huston e Vincente Minnelli e ha avuto un ruolo significativo nella creazione della canzone dei Beatles “She Said She Said“, anche se non ne era a conoscenza.
1965: i Beatles e la fine del tour americano
Quando il loro tour negli Stati Uniti del 1965 finì, i Beatles ebbero un giorno libero e lo usarono per uscire con alcuni amici di Hollywood e andare in una casa che stavano affittando (per alcuni giorni) da Zsa Zsa Gabor. Al culmine della Beatlemania e incapaci di socializzare in pubblico, con la villa spagnola di Gabor assediata da orde di fan e fotografi che cercavano di riprenderli dagli elicotteri, i Fab Four hanno invitato alcuni ospiti: l’attrice inglese Eleanor Bron (era apparsa in Help! all’inizio di quell’anno), Joan Baez, Roger McGuinn, David Crosby e il resto dei Byrds, l’attrice Peggy Lipton e il regista e attore Peter Fonda (figlio di Henry e fratello di Jane).
L’uso di droghe, non era la prima volta per qualcuno
Il giorno della visita nella villa ad Hollywood ha segnato- in qualche modo – un punto di svolta. John Lennon e George Harrison hanno usato l’LSD per la seconda volta quel giorno, mentre è stata la prima assoluta per Ringo Starr. Paul McCartney aveva usato l’LSD in precedenza, ma scelse di non unirsi a loro quel giorno. Tuttavia George Harrison ha avuto un “trip” davvero molto brutto e pensava di morire. George era terrorizzato dalla morte.
Ecco la versione dell’accaduto nelle parole di Peter Fonda:
Finalmente riuscii a trovare un varco tra i fan e le guardie. Paul e George erano nel patio sul retro, sopra di loro gli elicotteri sorvegliavano la zona. Erano seduti a un tavolo coperti da un ombrello in un comico tentativo di mantenere un po’ di privacy. Poco dopo prendemmo dell’acido e iniziò per noi un lungo viaggio prolungatosi per tutta la notte e per buona parte del giorno dopo; tutti noi, inclusi i Byrds originali, finimmo dentro un’enorme vasca da bagno a balbettare discorsi sconnessi. Ebbi il privilegio di assistere mentre tutti e quattro i Beatles cantavano, suonavano e discutevano su cosa avrebbero composto. Erano così entusiasti, così pieni di gioia. John era il più spiritoso e il più arguto di tutti. Mi divertivo anche solo nel sentirlo parlare e non c’era pretenziosità nelle sue parole. Semplicemente si sedette, esponendo la sua poesia e il suo pensiero – una mente incredibile.”
Un “trip” di gruppo
Durante il periodo passato dentro la vasca nel bagno padronale, Peter Fonda raccontò che da piccolo si sparò per sbaglio nello stomaco e per poco non morì, scrivendo in seguito che stava cercando di consolare un afflitto George Harrison (che affermava di essere terrorizzato dall’idea di morire). Fonda disse che sapeva cosa si provasse ad essere morti.
Lennon sbottò: «Senti amico, stai zitto e smettila con questi discorsi!» e, quando Fonda provò a replicare, Lennon disse: «Mi stai facendo sentire come se non fossi mai nato».
Lennon spiegò in seguito:
Non volevamo stare a sentire quelle cose! Eravamo in acido, il sole splendeva e le ragazze ballavano ed era tutto molto bello e anni sessanta. E questo tizio – che davvero non sapevo chi fosse, non aveva ancora fatto Easy Rider o qualcos’altro di famoso – continuava a starmi addosso, portando occhiali da sole sfumati, dicendomi “So cosa vuol dire essere morti” e così lo lasciammo da solo andandocene via perché era così noioso. È stato spaventoso, quando stai viaggiando ad alta quota sentirsi dire quelle cose. Non voglio saperne niente. Non voglio sapere come ci si senta ad essere morti!…“
Il racconto di quella giornata nel libro Lennon Remebers
Nel libro Lennon Remembers (del 1971) – che contiene le interviste dei Beatles all’editore di Rolling Stone Jann Wenner – John descrisse la giornata. All’inizio spiega che i Beatles avevano poca esperienza con l’LSD e quindi non sapevano bene i rischi che avrebbero corso usandola. Tra l’altro erano preoccupati per la presenza nella casa di un giornalista del Daily Mirror (Don Short), anch’egli fra gli invitati.
Non sapevamo ancora nulla sull’uso di droghe e sul loro effetto su di noi e l’avevamo appena presa. E all’improvviso abbiamo visto il giornalista e abbiamo pensato: “Come ci comportiamo normalmente?” Perché immaginavamo di comportarci in modo diverso, ma non era così. Abbiamo pensato: “Sicuramente qualcuno ci può vedere”. Eravamo terrorizzati nell’aspettare che il tizio se ne andasse. Abbiamo detto a Neil: “Vai a sbarazzarti di Don Short”, e lui non sapeva cosa fare, si è semplicemente seduto con lui. Poi venne Peter Fonda e cominciò a direa dire: “So cosa vuol dire essere morti”. Abbiamo detto: “Cosa?” E lui continuava a dirlo, e noi dicevamo: “Per l’amor del cielo, stai zitto, non ci interessa. Non vogliamo saperlo. Ma ha continuato a parlarne. È così che ho scritto “She Said She Said”….
Il brano e la decisione di cambiare l’articolo da He a She
John Lennon, che ne è il principale autore, descrisse il brano come “una canzone acida” dal testo ispirato ai commenti fatti dall’attore Peter Fonda durante un festino a base di LSD svoltosi nel 1965 insieme ai Beatles. La canzone fu l’ultima ad essere registrata durante le sessioni in studio per l’album Revolver e venne aggiunta al disco solo in seguito, dopo che ci si era accorti che esso durava troppo poco. Ci vollero nove ore per ultimare la canzone, completa delle sovraincisioni di chitarra elettrica molto “psichedelica“. Alla fine Lennon decise di cambiare la terza personale singolare del titolo da maschile (He) a femminile (She) perché suonava meglio foneticamente e per non rendere troppo evidente il riferimento a Peter Fonda.
Paul McCartney, nonostante come da consuetudine venga indicato come autore della canzone insieme a Lennon, non compare nella traccia: il basso venne suonato da Harrison.
Le parole di Paul McCartney:
Non ne sono sicuro, ma penso che sia una delle poche canzoni dei Beatles alla quale io non abbia partecipato in alcun modo.”