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Charles Brown, il famosissimo sconosciuto

Per la serie “i perfetti sconosciuti che tutti dovremmo conoscere”, ecco a voi Charles Brown, il rivale di Ray Charles.

Primi anni

In settembre il Texas è un posto meraviglioso. Le piante sono ancora verdissime e il sole colora il deserto e le magnifiche città. È in questo contesto che nasce Charles Brown (Tony Russell Brown, all’anagrafe), nel 1922. Già da bambino, ovviamente, mostra una certa propensione per la musica: organo, pianoforte, canta. Ma, per non farsi mancare nulla, studia chimica e ci si laurea.

Inizia anche a fare l’insegnante, perché è quella la strada che vuole intraprendere. Fino a quando. Nei primi anni ’40 si trasferisce a Los Angeles e, un po’ per gioco, partecipa ad un concorso pianistico. Vince e conosce Johnny Moore e Eddie Williams, che cercano di comporre un trio come quello di Nat “King” Cole.

Nascono così i Three Blazers, con Charles al pianoforte e alla voce, Johnny alla chitarra e Eddie al contrabbasso

I Three Blazers hanno un successo strepitoso. Le canzoni scritte da Charles Brown piacciono al pubblico e il trio prende facilmente il posto di quello del più famoso “King” che, ormai, è stato lanciato a livello nazionale. Nel 1944 il trio vince una gara e ottiene un ingaggio per accompagnare l’allora ancora sconosciuto Frankie Laine (uno che farà duecentocinquanta milioni di dischi venduti e una ventina di dischi d’oro, per capirci).

Nel 1945 firmano con la Aladdin e stampano Drifting Blues una ballad che scalerà le classifiche. La canzone mostra le capacità musicali di Charles e della sua band, e viene inserita nella Blues Hall of Fame, nel 1989, per il suo “contributo alla fioritura di uno stile West Coast del loung blues”; nel 1995 viene inserita nella Rock and Roll Hall of Fame come una delle 500 canzoni che hanno “dato forma al rock and roll”.

Carriera da solista

Ovviamente ciò che sale deve, ad un certo punto, scendere. Oscar Moore (fratello di Johnny) lascia il trio di Nat “King” Cole per unirsi ai Blazers, ma Charles decise di intraprendere una carriera da solista (sono lontani i tempi in cui poteva essere sufficiente insegnare chimica).

In questo periodo (Brown lascia i Blazers nel 1948) il Texas sta lanciando un nuovo modo di fare blues che sta prendendo piede: più smooth e meno aggressivo. Questo è il periodo di T-Bone Walker e Amos Milburn, ma anche di Ray Charles e Johnny Ace.

Insieme a Eddie Williams e Charles Norris forma un nuovo trio e non mancano i successi. Trouble Blues e Black Night che rimangono nella classifica R&B di Billboard per rispettivamente 15 e 14 settimane di seguito.

Il suo ultimo successo fu Hard Times nel 1951. L’approccio di Brown era troppo morbido per sopravvivere alla transizione verso i ritmi più hard del rock and roll, nonostante un suo tentativo nel 1956. Anche se non era in grado di competere con il suono più aggressivo che stava aumentando di popolarità, aveva un pubblico devoto, e le sue canzoni sono state coverizzate da artisti del calibro di John Lee Hooker e Lowell Fulson.

Ma il declino è dovuto anche ad attriti con la Aladdin, che non gli pagava le royalties sui brani. Insomma, la solita storia di soldi rubati e carriere finite male per colpa dell’avidità. Nel 1957 firma con la Atlantic del rivale Ray Charles, con il quale farà a gara a chi strapperà più biglietti ai concerti, ma contro cui non potrà fare nulla a livello di vendite dei dischi perché la Atlantic aveva in Ray una gallina che faceva uova d’oro grandi come cocomeri, e lasciò in disparte Charles Brown.

Il ritorno

Fu solo tra gli anni ’70 e ’80 che si rivide Charles Brown, con una piccola comparsata nel 1961, quando incide Please Come Home For Christmas, che gli Eagles riproporranno nel 1978. Si deve a Jonas Bernholm (impagabile riscopritore di vecchie glorie) che, dalla lontana Svezia, riporta in luce la carriera di Charles Brown facendogli incidere “I’m Gonna Push On”, disco apprezzabile.

Muore nel 1999 per insufficienza cardiaca ma lascia dietro di sé una scia incredibile di successi e di riconoscimenti. Nel 1996 entra nella Blues Hall of Fame; nel 1999 nella Rock and Roll Hall of Fame. Nel 1997 viene insignito della prestigiosa National Heritage Fellowship, il più alto riconoscimento per le arti tradizionali e folk. Ha inoltre vinto qualche Grammy come best performer blues, sia vocale che strumentale.

Un grande musicista dimenticato che dovremmo invece riascoltare un po’ di più.

— Onda Musicale

Tags: Ray Charles
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