Nel giugno del 1964 i Beatles partirono per un tour mondiale senza Ringo Starr. Il batterista era stato portato d’urgenza in ospedale per un malore. Fortunatamente non era nulla di grave e se la cavò con l’asportazione delle tonsille.
Che cosa fare? Rinunciare o cercare un sostituto?
Per non far saltare tutto, come avrebbe voluto George Harrison, si pensò di convocare un session man e la scelta cadde su Jimmy Nicol, un giovane batterista che George Martin (il loro produttore) aveva apprezzato nelle registrazioni di un album chiamato Beatlemania, che non si fece ripetere due volte l’offerta accettando all’istante pur conscio che in un solo pomeriggio avrebbe dovuto imparare tutte le canzoni del repertorio, tagliarsi i capelli in stile top-mop, farsi fare un abito su misura e diventare un beatle a tutti gli effetti.
Come diventare un Beatles in pochissimi giorni?
Per Jimmy non fu difficile calarsi nella parte e per i primi undici giorni del tour divenne un perfetto scarafaggio. Nello specifico Nicol suonò in cinque concerti (Copenhagen, Veilinghal, Hong Kong e due ad Adelaide) più una performance televisiva ad Hilversum in Olanda che, se non altro, gli ha dato modo di immortalare su video la sua presenza nella band e tramandarla in questo modo nei secoli futuri.
Jimmy Nicol non la prese bene
Nonostante fosse chiaro fin da subito il carattere temporaneo dell’ingaggio, quando il ristabilito Ringo si ricongiunse alla band, Nicol rimase talmente male che scelse di andarsene di notte, mentre gli altri Bealtes dormivano, senza neanche salutarli. All’aeroporto, Brian Epstein (il loro manager) gli consegnò 500 sterline e un orologio d’oro con la scritta “From The Beatles and Brian Epstein to Jimmy – with appreciation and gratitude”. Sul finire degli anni 80 Jimmy dichiarò che durante quegli undici giorni ricevette molti complimenti da parte degli altri Beatles e che John Lennon, in particolare, gli aveva confidato di trovarlo migliore di Ringo Starr.
Ovviamente non sapremo mai se si tratta della verità, mentre sappiamo con certezza che Paul si ricordò di lui almeno in un paio di occasioni:
- in una famosa intervista a a Mark Lewishon, dichiarò che il titolo del brano Getting Better (da Sgt.Pepper’s…) era un omaggio ad una delle frasi-tormentone di Nicol ai tempi delle prove per il tour quando, continuamente incalzato su come stesse andando, ripeteva in modo compulsivo “It’s getting better!” (Sta andando meglio).
- Inoltre, nei nastri del 1969 riferiti alle registrazioni dell’album Let it be, si sente Paul dire “I think you’ll find we’re not going abroad ‘cause Ringo just said he doesn’t want to go abroad. You know, he put his foot down. Although Jimmie Nicol might go abroad” (Più o meno: “Penso che non andremo all’estero, Ringo dice che non vuole andare all’estero. Lo sapete, lui non si sposta volentieri. Anche se… Jimmy Nicol ci va all’estero!”
Il suo compenso ed un un successo mai raggiunto
Oltre alle 500 sterline e all’orologio, la EMI risarcì il batterista in modo più che rispettabile con un assegno di 40.000 sterline con cui Nicol potè finanziare il suo gruppo The Shubdubs (ribattezzato Jimmy Nicol and the Shubdubs) per produrre un paio di 45 giri di poco successo. Solo un anno dopo essere stato un Beatle ad interim, nel 1965 dichiarò fallimento con debiti di svariate migliaia di sterline che lo portarono ad unirsi al gruppo svedese The Spotnicks per un album e un tour mondiale.
Li lasciò nel 1967 per trasferirsi in Messico a studiare samba, bossa e ritmi latini ma, mentre stava risalendo la china, venne distrutto dal fallimento del suo matrimonio in seguito al quale pensò di cambiare vita trasferendosi in Australia. Tornò in Inghilterra nel 1975, cambiando totalmente attività e diventando un imprenditore nel campo delle ristrutturazioni edili. Nel 1988 girò la voce, passata piuttosto inosservata, della sua morte che sarebbe stata ufficialmente smentita solo nel 2005 quando il Daily Mail confermò che Nicol era ancora vivo e che viveva a Londra come un recluso.
(fonte: scritto da Joyello Triolo – fardrock.wordpress.com)