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Vivienne Westwood: ecco perchè rimarrà un’icona leggenderia della moda

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Dame Vivienne Westwood, nata Vivienne Isabel Swire (8 aprile 1941 – 29 dicembre 2022), è stata una stilista e attivista britannica.

Oltre a essere stata insignita dalla critica musicale del titolo di Madrina del Punk, Vivienne Westwood è stata inoltre attivista contro il riscaldamento globale, per l’indipendenza della Scozia, i diritti LGBT, il vegetarianismo, la moda etica, esprimendo dissenso nei confronti dei governi di Tony Blair e George W. Bush e manifestando a sostegno dei diritti di Julian Assange. Nella sua carriera ha ottenuto varie onorificenze e riconoscimenti. Nel 2005 è stata insignita del titolo di Ufficiale dell’Impero Britannico, mentre l’anno successivo diventa Dama di Commenda dell’Impero Britannico. È stata premiata cinque volte ai British Fashion Award, aggiudicandosi per ben due volte il titolo di Designer of the Year, nel 1990 e nel 1991.

Dalle radici punk alla lotta al cambiamento climatico, tutto quello che c’è da sapere sulla stilista ribelle partita da King’s Road per rivoluzionare il fashion system

Provocatoria, irriverente, geniale: Vivienne Westwood è stata probabilmente l’ultima vera ribelle dei nostri tempi. Nel corso della sua carriera la stilista britannica ha portato avanti una rivoluzione che non ha investito soltanto il mondo del fashion ma che ha ispirato anche una serie di veri e propri cambiamenti a livello sociale.

«Ho provato continuamente a provocare le persone, spronandole a ragionare in modo nuovo, a pensare a loro stesse, a liberarsi dalle inibizioni e dai condizionamenti dell’establishment»

L’anticonformismo è sempre stato al centro della sua filosofia, dagli esordi negli anni ‘70 a Chelsea – il quartiere londinese sede del primo negozio, aperto insieme all’allora compagno di vita e d’affari Malcolm McLaren, manager dei Sex Pistols – alle passerelle parigine, passando per le campagne di sensibilizzazione che l’hanno vista impegnata in prima persona fino alla sua dipartita su temi umanitari ed ecologici.

A pochi giorni dalla morte vogliamo celebrare Vivienne Westwood ripercorrendo i momenti più memorabili del suo percorso. Ecco tutto quello che c’è da sapere sull’iconica creativa che ha segnato indelebilmente la storia e la cultura degli ultimi sessant’anni.

Gli esordi e il punk

«La prima cosa che c’è da sapere su di me è che sono nata durante la Seconda guerra mondiale – si legge nella sua autobiografia – All’epoca tutto scarseggiava. E tutti lavoravano a maglia. Si trovano addirittura dei modelli di abiti da sposa fatti a maglia. Ore e ore passate a lavorare a maglia. Poi raccoglievamo gusci di noce per dipingerli e facevamo dei mazzetti di fiori. Tutto rigorosamente fai da te».

Nata l’8 aprile del 1941 nel Derbyshire da una coppia di operai tessili, Vivienne Isabel Swire inizialmente non prende in considerazione l’idea di una carriera nel mondo della moda. Decide di dedicarsi invece all’insegnamento e di sposare nel ‘62 Derek Westwood, con cui ha un figlio, Ben, e dal quale si separa tre anni dopo.

La svolta arriva nei primi anni ‘70, quando incontra Malcolm McLaren, futuro manager dei Sex Pistols. Oltre a fare un figlio, Joseph, insieme i due aprono un negozio al 430 di Kings Road, nel quartiere Chelsea. Pur cambiando nel tempo vari nomi (Let It Rock, Too Fast To Live, Sex e Seditionaries, solo per citarne alcuni), la boutique diventa il punto di riferimento della gioventù inglese; è qui che Vivienne inizia a sperimentare con ago e filo.

Le sue creazioni a base di latex, spille da balia, slogan politici e cinghie sadomaso sono un successo, ma diventano cult quando a indossarle sono i Sex Pistols, icona estetico-musicale del movimento punk che si scaglia contro le ipocrisie e i codici di comportamento dell’establishment. «Per me e Malcolm il punk divenne un insieme di idee. Un insieme di persone».

Le prime sfilate e lo stile “new romantic”

All’inizio degli anni ‘80 la coppia porta sulle passerelle londinesi la collezione “Pirates”, risultato di quello che la stessa stilista ha definito come «un saccheggio di idee e stili da altre epoche e luoghi».

Ispirandosi ad alcuni ritratti del XVII e XVIII secolo, Vivienne dà forma a un’estetica che verrà ribattezzata come “new romantic”: un totale stravolgimento dell’iconografia tradizionalmente conservatrice.

«Avevo visto un’incisione con un pirata che portava questi pantaloni molto larghi, tutti spiegazzati all’altezza del cavallo e mi venne voglia di imitarli. Volevo ricreare quel look dissoluto e libertino»

Nel 1982 è la prima inglese a essere accolta nel calendario ufficiale della Haute Couture parigina. Le collezioni “Buffalo Girls“, “Punkature” – e soprattutto “Witches“, che segna la fine del rapporto con McLaren – rappresentano un punto di svolta per la designer, che diventa finalmente consapevole del suo talento, arrivando a considerarsi molto più di «una mera interprete delle idee di Malcolm».ù

I riferimenti al romanticismo dell’Età Vittoriana tornano nella “Crini Collection“, targata Primavera Estate 1985, in cui la crinolina degli abiti settecenteschi prende la forma di sensuali e vaporose minigonne a campana, abbinate a vertiginose scarpe platform, calzature «ideate per issare la bellezza femminile su un piedistallo».

Tra le creazioni più iconiche di questo periodo ci sono anche i corsetti dalla costruzione perfetta, indossati come capispalla e le giacche sartoriali aderenti della collezione Autunno Inverno 1987 intitolata “Harris Tweed”.

I riconoscimenti e l’OBE

Anche nei periodi meno rosei della sua carriera, Vivienne Westwood non ha mai smesso di essere sostenuta dal plauso dell’industria della moda. I suoi show incantano il pubblico mentre le top model più famose sfilano gratis per lei (compresa una giovanissima Naomi Campbell che capitombola sulla catwalk a causa di un paio di zeppe altissime) continuando a influenzare intere generazioni con il suo spiccato e personalissimo senso dello stile.

John Fairchild di WWD la inserisce come unica donna tra i sei stilisti migliori al mondo nella pubblicazione Chic Savages del 1989. Nei due anni successivi si aggiudica il premio Womenswear Designer of the Year del British Fashion Council.

La sua fama è tale che nel 1992 la Regina Elisabetta la insignisce dell’OBE, prestigioso titolo di Ufficiale dell’Eccellentissimo Ordine dell’Impero Britannico.

Recatasi a Buckingham Palace per ritirare l’onorificenza, la Westwood ci regala un altro memorabile momento, piroettando su se stessa davanti ai fotografi e svelando al mondo intero che non indossa biancheria intima. «Mai!» preciserà, rincarando maliziosamente la provocazione.

La collezione maschile e le seconde linee

Accanto alla Gold Label – linea ammiraglia del brand, prodotta in Inghilterra con tecniche sartoriali e presentata a Parigi – Vivienne Westwood matura nei primi anni ‘90 il progetto di una collezione maschile che mostra in anteprima a Firenze durante Pitti Uomo.

In questi anni sale anche in cattedra all’Accademia delle Arti di Vienna e inizia una relazione con Andreas Kronthaler, un suo studente venticinque anni più giovane di lei che, oltre a diventare suo marito, sarà il suo braccio destro per tutta la vita, arrivando col tempo a prendere in mano la direzione creativa della griffe.

La Man Label si concretizza solo nel ‘97 insieme alla Red Label, seconda linea che sfila a Londra, ma che come quella maschile viene realizzata in Italia. Alla fine degli anni ‘90 debutta anche la “diffusion line” Anglomaniastreetwear maschile e femminile che ripropone il mix di elementi della tradizione british e silhouette al limite del teatrale degne di Versailles. 

Antesignana delle contaminazioni, è la prima firma della moda a siglare una collaborazione con Swatch nel 1993. I modelli di orologi “Putti” con angeli barocchi e “Orb”, con il logo del marchio (il globo della monarchia inglese, simbolo di tradizione, circondato dagli anelli di Saturno, emblema del tempo che scorre e delle nuove idee che nascono sempre dal passato) contribuiscono a rendere l’immaginario di Vivienne Westwood mainstream.

Da King’s road a… TikTok

Che Vivienne Westwood si sia guadagnata un posto d’onore all’interno della cultura pop di questa epoca è un dato di fatto. L’ennesima conferma è arrivata lo scorso anno, quando la sua storica collana di perle è diventata virale su TikTok, andando sold-out in tutto il mondo. Il choker a tre fili, comparso per la prima volta nella collezione Autunno Inverno 1990, è stato riproposto per la Primavera Estate 2022.

«Ho pensato che l’idea dei tre fili di perle con una goccia nel mezzo potesse adattarsi a qualsiasi epoca e fosse in grado di funzionare praticamente sempre»

L’hype è salito davvero alle stelle quando la celebre fumettista giapponese Ai Yazawa ha fatto indossare l’iconica collana a uno dei suoi personaggi più celebri, Nana, protagonista dell’omonimo manga e grande amante dello stile punk

Poco dopo la collana è apparsa al collo di celebrity e it girl del calibro di Dua Lipa, Bella Hadid e Doja Cat e da lì in poi è diventata l’oggetto del desiderio più ambito dalle fashionistas della Gen Z, tanto da essersi guadagnata l’appellativo “TikTok necklace“.

L’attivismo

Vivienne Westwood non ha mai fatto mistero delle sue convinzioni: le sue passerelle sono sempre state un veicolo politico attraverso il quale ha spronato gli inglesi a votare, ha dato il suo sostegno a prigionieri politici come Julian Assange, si è battuta a gran voce contro il consumismo sfrenato e in favore della libertà d’espressione.

Esempio lampante ne è la collezione Autunno Inverno 2005, intitolata non a caso “Propaganda“, ricca di riferimenti d’ispirazione militare e slogan, o quella targata Autunno Inverno 2015, “Unisex“, una delle prime collezioni che ha aperto la strada a una moda più inclusiva.

Dal 2016 lascia la direzione creativa del suo marchio per dedicarsi anima e corpo all’attivismo, ponendo l’attenzione in particolare sulla questione ambientale. «I cambiamenti climatici, non la moda, sono la mia priorità in questo momento», ripete durante le interviste, scagliandosi contro il consumismo sfrenato. «Buy less, buy better, make it last» diventa il suo motto.

Un messaggio ribadito con un video trasmesso in diretta da Piccadilly Circus lo scorso 8 aprile, in occasione del suo ottantesimo compleanno, e che continuerà a essere portato avanti dalla Vivienne Foundation, società senza scopo di lucro fondata alla fine del 2022, che verrà lanciata ufficialmente a breve.

Obiettivo della Fondazione, continuare a sensibilizzare e creare un cambiamento tangibile lavorando con le ONG. Quattro i pilastri su cui verterà: cambiamento climatico, fermare la guerra, difendere i diritti umani e protestare contro il capitalismo.

«Non ho mai pensato di essere una fashion designer.
Mi sono semplicemente considerata una combattente per la libertà»

(scritto da Marilina Curci e pubblicato su grazia.it)

— Onda Musicale

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