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Syd Barrett: lo sbarco su Spotify

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Syd Barrett, come molti sanni, è stata la scintilla e la manifestazione più grande del genio tormentato di un artista che, nei lontani anni ’60, creò i Pink Floyd con i suoi compagni di università.

Dopo il primo successo dello psichedelico The Piper at the Gates of Dawn (1967) ormai era chiaro a tutti come la sua mente brillante, già vacillante per le droghe e la Sindrome di Asperger, come descritto nel libro di Mario Campanella, fosse ormai un ricordo lontano.

Si tenta di salvare il salvabile con l’avvento dell’amico David Gilmour e con la pubblicazione di A Saucerful of Secrets (1968), ma non serve a molto dato che Syd comincia a non presentarsi più alle prove, ai concerti, e a suonare pezzi impossibili da riprodurre (link) ed altri comportamenti stravaganti.

Ulteriore tentativo è quello di Roger Waters e fare come Brian Wilson dei Beach Boys, cioè, scrivere canzoni e registrarle con il gruppo, ma senza l’onore dei concerti e dei tour. Per quelli ci avrebbe pensato Gilmour, ma sappiamo tutti com’è finita.

Nonostante il Diamante Pazzo di Cambridge sia morto già da anni (link) la sua scintilla non si è mai spenta, tanto che ha continuato ad ispirare artisti come Sex Pistols, Damned, Blur, David Bowie, Johnny Marr degli Smiths e così via tanto che molti di essi lo hanno celebrato con le loro cover.

Se è vero che la musica rimane non è possibile fare lo stesso discorso per la tecnologia che cambia in continuazione. Uno di questi esempi, che coniuga ambo i mondi, è la piattaforma Spotify dove non poteva assolutamente mancare il genio barrettiano.

A questo link troverete la playlist di Spotify con versioni rimasterizzate accanto ai classici psichedelici di sempre. Da notare come sia inclusa l’introvabile Vegetable Man ed una versione alternativa di Matilda Mother”.

 

 

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— Onda Musicale

Tags: Pink Floyd/David Gilmour/Roger Waters/Blur/David Bowie/Beach Boys/Smiths/Sex Pistols/The Piper at the Gates of Dawn/Syd Barrett/A Saucerful of Secrets/The Damned/Brian Wilson
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