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Dal “Colonnello Buttiglione” a “Capito?!”, il decennio dorato dei tormentoni dei Gatti di Vicolo Miracoli 

C’era una volta “Alto gradimento”, la trasmissione ideata da Renzo Arbore, Gianni Boncompagni, Giorgio Bracardi e Mario Marenco. Andava in onda negli anni ‘70 sul Radio2, dal lunedì al venerdì, tra le 12:30 e le 13.

Modernissima per i suoi tempi, ogni puntata era caratterizzata dalla totale assenza di un filo logico, con frequenti interruzioni dei brani musicali, battute varie e ricorrenti interventi surreali e nonsense demenziali di ogni genere.

Ospite fisso della trasmissione diventa ben presto il Colonnello Buttiglione, una caricatura ideata da Mario Marenco, una macchietta del mondo militare. Incollati alla radio, si aspettava che il Colonnello chiamasse la trasmissione con il suo fare ossessivo, pensando di parlare con la fureria, e interloquire con Arbore e Boncompagni, ignorando qualsiasi risposta gli venisse data.

Visto “l’alto gradimento” del personaggio radiofonico prende il via una mini-saga cinematografica. Il primo film uscirà nel 1973 e avrà un titolo formato oversize: Un ufficiale non si arrende mai, nemmeno di fronte all’evidenza. Firmato Colonnello Buttiglione.

Per la parte del protagonista viene scritturato Jacques Dufilho, un attore francese con una certa fama in patria, mentre per quelle delle reclute la produzione ha pensato ad un giovane gruppo cabarettistico che si esibisce nel veronese.

Sono ai primi esordi e si fanno chiamare i Gatti di Vicolo Miracoli
Un’immagine dei Gatti risalente al 1973

Formano un sestetto in cui uno dei componenti non ha ancora capito cosa farà da grande. Si chiama Franco Oppini e sarà l’unico dei Gatti a non prendere parte alle riprese del film, l’unico nel quale è possibile vedere la formazione originale dei Gatti di Vicolo Miracoli, che dal 1970 al 1975 comprendeva anche la ventenne Spray Mallaby, oltre a Jerry Calà, Nini Salerno, Umberto Smaila e Giannandrea Gazzola, tutti accreditati nei titoli di testa.

Il copione si presta alle qualità cabarettistiche del gruppo perché propone situazioni tra l’assurdo e il verosimile, come quando il Colonnello, costantemente indaffarato e pieno di impegni, un pasticcione che detesta così tanto i “capelloni” che – nel momento in cui muore e arriva in Paradiso – quando incontra Gesù gli ordina una immediata visita dal barbiere.

un fotogramma del film
Per la carriera cinematografica ci sarà tempo, soprattutto per uno di loro

Ma andiamo per gradi. Quale è l’origine del loro nome d’arte? Il nome gli salta in mente mentre sono diretti a Roma. Sul treno, durante il tragitto, il nome nasce prendendo spunto dall’omonima strada cittadina Vicolo Miracoli, nota a tutti i veronesi perché sede dell’ufficio delle tasse nonché di una famigerata casa d’appuntamento.

Anni più tardi Jerry Calà dichiarerà che “da un luogo così, in un modo o nell’altro, si usciva sempre in mutande” ma noi per adesso continuiamo con il nostro racconto. 

Nel 1975 Giannandrea Gazzola e Spray Mallaby abbandonano i Gatti. Gazzola perché interessato a un teatro più impegnato mentre la Mallaby perché stanca di stare fuori casa tutte le sere e non più in sintonia con l’umorismo surreale del gruppo. Al contempo rientra in formazione Franco Oppini e i Gatti diventano così i quattro più noti: Jerry Calà, Franco Oppini, Nini Salerno e Umberto Smaila.

Lo sbarco a Milano nella CBS

Nel 1975 il gruppo spunta un buon contratto con la CBS e con la casa discografica di via Quintiliano pubblica l’album In caduta libera, dove compaiono nuovi pezzi scritti da Umberto Smaila assieme a Gianandrea Gazzola, unitamente ad altri composti da Smaila assieme a Nini Salerno e Arturo Corso.

la copertina dell’album, CBS 1975 – 69233

Su tutti i brani, emerge la stella di Un amico in più, una canzone sinceramente emozionante che contiene un messaggio molto potente: sarà infatti Franco Califano, l’amico in più di cui avevano bisogno per poter realizzare, grazie alla collaborazione con il grande paroliere, un brano da autentici fuoriclasse.

L’approdo in casa Rai

Alzi la mano chi non si ricorda di Mago Zurlì? Per almeno due generazioni di italiani il volto di Cino Tortorella è legato indissolubilmente a Lo Zecchino D’Oro, uno dei momenti più alti raggiunti dalla Rai, all’epoca concretamente attenta alla realtà dei più piccoli e degli adolescenti.

Dopo oltre 15 anni di collaborazione, nel 1975 Cino Tortorella è diventato un’autorità indiscussa dei programmi tv dedicati ai più giovani. Sarà lui a far salire sul treno per il successo i Gatti di Vicolo Miracoli. L’occasione che attendevano da tempo e che i Gatti prendono al volo. Cino Tortorella ha appena ottenuto il via libera dai responsabili dell’emittente di Stato per una trasmissione da lui ideata, il Dirodorlando, una sorta di Rischiatutto per ragazzi affidato alle buone maniere di Ettore Andenna, un conduttore radiofonico di grande successo proveniente dall’emittente monegasca Radio Monte Carlo.

Il Dirodorlando va in onda ogni sabato pomeriggio sul primo canale Rai e per i Gatti è la prima occasione per farsi conoscere dal pubblico dei più giovani.

Nel 1977 il gruppo prende parte ad un’altra trasmissione televisiva. Si chiama Gioco-città: è ormai chiaro che i Gatti hanno imboccato il filone aurifero – quello della partecipazione ai programmi televisivi – ben determinati a recitare un ruolo da protagonisti.

La loro notorietà è cresciuta parimenti al loro successo. Per Gioco-città interpretano la sigla, pubblicando Una città, un 45 giri che riporta sul retro il brano In caduta libera, tratto dall’album omonimo.

Nascita e vita di un tormentone

Nel 1977 i Gatti di Vicolo Miracoli diventano degli involontari generatori di nuovi modi di dire, veri e propri “tormentoni” che vengono utilizzati anche da persone adulte. Prendono parte alla trasmissione che li rende celebri: Non stop, nella quale tengono un siparietto del loro cabaret, utilizzando pezzi scritti nella vecchia formazione con Gazzola e la Mallaby, accanto agli sketch più attuali.

Contraddizioni da “anni piombo”: in pieno ’77, i Gatti possono scherzare su Patria e Bandiera, cantare “Bella Ciao”, senza che un politico invochi un “question time”

Ormai lanciatissimi, i Gatti, pur non partecipando a nessuna trasmissione, diventano la sigla televisiva del più seguito fra i programma Rai di quel tempo: Domenica In.

Siamo arrivati alla fine del 1978

Esce in concomitanza il loro singolo di maggior successo, Capito?! Il disco raggiunge il 4º posto in hit parade diventando uno dei 45 giri più venduti dell’anno.

Il 1979 è l’anno della definitiva consacrazione. Esce il film diretto da Carlo Vanzina Arrivano i gatti, una commedia filologicamente veritiera sulle origini del gruppo, per i cui titoli di testa viene utilizzato il brano Verona Beat pubblicato nell’album omonimo uscito lo stesso anno e come retro del singolo Discogatto.

Verona Beat è un viaggio “nei luoghi che furono“, una ballata dal sapore dolceamaro, caratterizzata da un testo infarcito di citazioni anche colte, con un suono più consapevole e maturo, che trasuda affetto, sincerità, nostalgia e rimpianto. Quasi un presagio di quanto sta per accadere.

E dirsi ciao

Nel 1980 il gruppo partecipa alla trasmissione Giochiamo al varieté, per cui registra anche la sigla Ciao varieté, pubblicata nel singolo Ciao.

Ciaooo!

L’anno successivo, senza alcun preavviso, Jerry Calà assume il volto e le fattezze del trentenne tipo che all’alba degli anni Ottanta aspira a recitare un ruolo da Yuppies, inseguendo fama e ricchezze secondo i nuovi canoni ispirati dall’ “Edonismo Reganiano”, la ventata liberista-consumista che sta soffiando sugli U.S.A. e che caratterizzerà anche la società italiana per larga parte del decennio.

Di fatto molla i suoi compagni sul più bello per dedicarsi completamente alla sua futura carriera di attore cinematografico. Continueremo a volergli bene lo stesso.

Per noi l’epoca d’oro dei Gatti di Vicolo Miracoli finisce qui

Quel che succederà in seguito, a Jerry Calà e a quel che resta dei Gatti di Vicolo Miracoli, sarà “altro” rispetto all’immagine ingenua, spontanea e sbarazzina che accompagnò i pomeriggi trascorsi davanti alla televisione di tanti sessantenni di oggi. Un’epoca meravigliosa, dove tutto era ancora puro e miracolosamente integro, un decennio, quello dei Gatti degli anni Settanta, che possiamo rivivere guardando l’ultimo video.

State per assistere ad una carrellata di immagini che hanno, come colonna sonora, la canzone che scrisse per loro Franco Califano quando non erano ancora famosi: Un amico in più. Ha un testo emozionante ed è strutturata in continui crescendo. E’ bella a dir poco ma in pochi la conoscono e noi – vi garantiamo – ve ne innamorerete già durante il primo ascolto. Converrete che non succede tanto spesso, specie oggi. Provare per credere.

E non preoccupatevi se vi scenderà una lacrimuccia: è la bellezza del tempo che passa e anche noi, proprio come voi, siamo qui a chiederci se lo abbiamo vissuto veramente o se ce lo siamo soltanto sognato.   

   

— Onda Musicale

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