Joe Cocker nasce il 20 maggio 1944 a Sheffield, Inghilterra ed è stato un cantautore e musicista, conosciuto per la sua intensa interpretazione delle canzoni di altri musicisti.
Uno dei principali interpreti del rock blues e soul degli anni ’60 e ’70
John Robert Cocker (detto Joe) inizia la sua carriera come cantante nei club della sua città natale, Sheffield, prima di firmare con la casa discografica Decca Records nel 1962. Tuttavia, non riscuote molto successo fino al 1968, quando rilascia una versione potente e intensa di “With a Little Help from My Friends” dei Beatles, con un certo Jimmy Page alla chitarra. La sua interpretazione gli vale una nomination ai Grammy e lo rende una star internazionale. L’origine del soprannome “Joe“, secondo diverse testimonianze familiari, nasce da un gioco chiamato “Cowboy Joe“, a cui lui amava molto giocare. Da bambino è fortemente influenzato dalla musica di Ray Charles e Lonnie Donegan.
Nel 1970, Cocker pubblica il suo quarto album, “Mad Dogs & Englishmen“, che segna il suo ingresso nella scena rock e blues americana
L’album (il primo live) viene registrato durante un tour negli Stati Uniti, accompagnato da una band di oltre 30 elementi e ospiti come Leon Russell e Rita Coolidge. Il tour e l’album sono un grande successo commerciale e di critica e lo rendono una vera star negli Stati Uniti.
Nel corso degli anni ’70 Joe Cocker pubblica altri album di successo come “I Can Stand a Little Rain” e “Jamaica Say You Will“, ma non riesce a replicare il successo dei primi anni. Tuttavia, continua a suonare in tour e a registrare musica, raggiungendo un nuovo successo commerciale con l’album “Unchain My Heart” nel 1987. Nel mezzo numerosi problemi relativi all’abuso di alcool e droghe.
La ripresa avviene grazie al cinema
E’ il cinema a riportarlo in alto negli anni ’80: “You Can Leave Your Hat On” (un brano di Randy Newman) accompagna lo spogliarello sexy di Kim Basinger nel film “9 settimane e1/2” ed entra nella storia del costume. “Up Where We Belong“, un duetto con Jennifer Warnes inserito nella colonna sonora di “Ufficiale Gentiluomo“, vince l’Oscar. Da eroe di Woodstock e della trasgressione, Cocker si trasforma in una star al cui servizio ci sono i migliori team di autori e produttori. In Italia trova in Zucchero un fan entusiasta che modella stile e movenze sulle sue. Anche Eros Ramazzotti incide un duetto con lui. Oltre ad aver vinto Oscar e Grammy, nel 2007 è stato nominato Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico, quasi a sancire la sua trasformazione.
Una voce roca, intensa ed inimitabile
La sua voce roca rimane un autentico, imitatissimo (inarrivabile?), marchio di fabbrica. Sul piano artistico andare oltre “You Can Leave Your Hat On” è stato difficile quasi quanto superare i suoi numerosi guai personali. Quando una canzone diventa la colonna sonora di qualsiasi scena sexy di qualsiasi programma televisivo (e non solo) in tutto il pianeta, può diventare una prigione. Da vecchio soul man inglese (che ha fatto la gavetta in numerosi pub btitannici), Joe Cocker ha tentare a più riprese di migliorare il suo look (che non è mai stato il suo punto forte), sistemare gli arrangiamenti, cavalcare l’onda del successo dei brani (altrui) che decideva di reintrepretare.
Una carriera straordinaria
Nel corso della sua carriera, Joe Cocker ha venduto oltre 40 milioni di copie in tutto il mondo e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. È apparso anche in film come “Across the Universe” e “Quadrophenia“.
Joe Cocker muore il 22 dicembre 2014, a causa di un tumore al polmone. La sua scomparsa ha suscitato un’ondata di commozione tra i fan e gli artisti di tutto il mondo, che hanno celebrato la sua vita e la sua musica. La sua eredità musicale, caratterizzata dalla sua intensa interpretazione delle canzoni degli altri, continua a ispirare e influire su nuove generazioni di artisti.