12 maggio 1974: quasi 38 milioni di italiani si stanno recando alle urne per dire la loro in merito al Divorzio.
Il Referendum, fortemente voluto da Marco Pannella e promosso dal Partito Radicale, viene vinto dal fronte progressista. È stata una lunga e tormentata battaglia politica e ideologica che ha lasciato una spaccatura profonda nella società italiana.
Circa il 59% degli aventi diritto si esprimerà a favore del Divorzio, che diventa quindi un Istituto giuridico riconosciuto dal nostro Ordinamento, in un tempo in cui la Comunità Europea era poco più di un progetto politico e non poteva suggerire indicazioni a nessuna delle Nazioni che ne prendevano parte. Di certo, nel resto del continente la “questione” Divorzio non è divisiva come in Italia. Da noi, il termine “divorziato” rappresenta ancora uno stigma. Un qualcosa di cui provare vergogna. Ed anche un senso di colpa: decidere di divorziare è una strada che conduce diritta verso una scomunica. Insomma, nonostante il supporto delle norme giuridiche, la vita non è facile per una famiglia di divorziati nell’Italia del 1975.
È in questo contesto che Domenico Modugno sta per tornare alla ribalta con un nuovo progetto discografico
Deve rinnovarsi, appartiene al mondo dello spettacolo del secondo dopoguerra e si trova a dover convivere, anche a livello commerciale, con la concorrenza dei cantanti più moderni. Da qualche tempo è iniziata la stagione dei Cantautori, più in sintonia con le esigenze di un pubblico giovane, orientato alle novità e maggiormente scolarizzato.
Nel 1958, Modugno aveva saputo parlare al cuore dell’Italietta trasportandola dentro un sogno. Nella sua trasversalità, rappresentava l’immagine ideale di una Nazione ancora in fase di ricostruzione ma già proiettata verso il futuro.
Quel Volare apparteneva a tutti gli italiani ed era uno dei pezzi – anzi – il pezzo, per il quale gli esperti avevano inventato anche un termine specifico: musica leggera.
Basterebbe questo per dare la misura dello scalpore che sta per scatenare Domenico Modugno
Ha ascoltato una canzone che in Francia è diventato un successo clamoroso. Se l’è inventato Claude François, un cantante che in patria ha un vissuto molto simile a quello con cui viene percepito Modugno in Italia. Anche Claude François appartiene all’ancien garde de la chanson ed è entrato in classifica a pochi giorni dal lancio del singolo. Nella sua semplicità, Le téléphone pleure è una canzone che ha in sé un che di sconvolgente: è strutturata su due voci, un padre e una figlia, che parlano al telefono.
La bambina vive con la madre dopo che un Giudice ne ha stabilito l‘affidamento. La donna gli impedisce di incontrare la figlia negando anche ogni possibile forma di riavvicinamento o riconciliazione. Una raffigurazione che in Italia non ha mai osato mostrare nessuno, un po’ perché il Divorzio deve ancora consolidarsi ma soprattutto perché è ancora considerato un argomento, se non immorale, non adatto all’intrattenimento televisivo.
Un modello di canzone facilmente estendibile all’Italia
Questo è quel che pensa Domenico Modugno. Quando presenta il suo progetto a una decina di dirigenti della Carosello, meno della metà gli batte le mani. Gli fanno notare che i francesi divorziano dai tempi di Robespierre, che da noi è necessario mantenere un certo ordine costituito nonostante l’introduzione di normative ancora in fase di perfezionamento.
Insomma, la strada sembra mettersi in salita per Modugno ma a certo punto prevale l’aspetto della “modernità sociale”, prerogativa che sembra appartenere al cantante da tempi non sospetti. All’alba del 1975 il progetto prende forma. Si può procedere speditamente, la musica c’è già, il testo va soltanto tradotto, manca solo la piccola protagonista femminile. La scelta cade immediatamente su Francesca Guadagno.
Formeranno una coppia padre-figlia ben assortita:
lui, un bell’uomo sui Quarantasette, fascinoso, dai modi eleganti sebbene vagamente misteriosi e sua figlia, del tutto ignara di come stiano le cose. Lui l’ha avuta già avanti con anni, dopo una gioventù brillantemente prolungata che ne ha aumentato sia il fascino che le potenzialità economiche. Lei una bambina minuta, molto graziosa e sorridente, una di quelle che gli italiani guardano emozionandosi nei pomeriggi davanti allo Zecchino d’Oro, ben vestita nel suo completino scuro da figlia di genitori agiati.
Nel duetto, il protagonista racconta i suoi tentativi di riprendere i contatti con la donna di cui è innamorato (la parola moglie non è mai contemplata) che non riesce ormai a vedere da anni.
Deve accontentarsi di parlare al telefono con la figlia: la piccola, ignara del fatto che dall’altra parte del filo si trovi suo padre, gli fa capire che a nulla varranno gli sforzi di parlare con la madre. Da qui l’impressione straniante che spiazzerà l’ascoltatore, ossia che il protagonista, verso le ultime strofe della canzone, decida di suicidarsi.
Sarà la straordinaria capacità espressiva di Modugno a trarre tutti in inganno. Il testo francese non è stato modificato eccetto che in una frase: la Carosello ha richiesto di sostituire il “car je serai demain au fond d’un train” (perché domani sarò in fondo a un treno) con “ed il perché, domani, tu lo saprai”, al fine di evitare di includere un altro sujet tabou in una canzone destinata al pubblico mainstream.
Il singolo diventa reperibile in tutti negozi di dischi nel mese di febbraio e il Primo aprile 1975 arriva alla prima posizione dell’hit parade spodestando un pezzo del calibro di You’re the first the last di Barry White. Con un tempismo straordinario Domenico Modugno ha compreso che, dopo aver fatto Volare gli italiani adesso è arrivato il tempo di riportarli con i piedi per terra: affrontando problematiche reali, quotidiane, questioni scomode e per nulla divertenti come l’unità di una famiglia che si spacca e vola in pezzi.
In pieno ’75, alle filosofie anarco-nichiliste di De André e di Guccini, agli spensierati Sabato Pomeriggio mano nella mano nei Campi Flegrei di Baglioni e Bennato, ai quattro buchi nella pelle della perduta Lilly di Venditti, Modugno contrappone uno spaccato di vita di tutti i giorni. Con lucida e realistica concretezza, sbatte in faccia agli italiani le conseguenze “pratiche” prodotte dall’Istituto per il quale hanno dibattuto e battibeccato per mesi e mesi, più che altro a fini ideologici e politici.
Gli avversari, qualche critico, inevitabilmente bocciano il suo lavoro, definendolo un brano strappalacrime
Non sarà soltanto un clamoroso successo discografico. Dalla canzone nascerà un film, con lo stesso titolo e con lo stesso, enorme successo finale. Un atto coraggioso di un artista gigantesco che portava in sé i prodromi della modernità.
Mettendo questa canzone sotto la lente d’ingrandimento del tempo trascorso, oggi potremmo tranquillamente definirla il ritratto di un’epoca di grandi cambiamenti
Cristallizzata nei solchi del disco, anche la voce della piccola Francesca Guadagno, la bambina prodigio pronta a trasformarsi in attrice e poi in una delle più richieste doppiatrici del cinema italiano. Sorella d’arte, anche suo fratello Marco è un affermato doppiatore, ha prestato la sua voce a suadenti attrici internazionali nonché a quella, assai meno desiderabile, di Mariangela Fantozzi, nei due film campioni di incassi e futuri cult inter-generazionali, Fantozzi e Il secondo tragico Fantozzi.
Quanto al Signor Volare, Domenico Modugno ha vissuto la sua vita e la sua arte spendendosi per le persone in difficoltà, lottando per i diritti dei malati, sostenendo con discrezione i pazienti affetti da disturbi psichici. L’ha fatto lottando all’interno di una Politica che già stava diventando asfittica.
In gioventù, con Volare, aveva risollevato una nazione con le ali spezzate e ora, nel pieno della maturità, stava provando ad innalzare il livello medio dei suoi politici. Ha contribuito a far nascere l’espressione Malasanità, regalandoci una consapevolezza nuova ed aumentando la nostra capacità critica.
Una volta dichiarò che l’amore poteva anche finire. Che non poteva durare “per legge”. Che lui era fortunato, perché da quarant’anni era innamorato della moglie. Era l’artista che, con L’anniversario, uno dei pezzi più romanticamente lucidi, aveva spiegato agli italiani la libertà di amarsi senza essere obbligati. E adesso, con coraggiosa e trasparente coerenza, gli svelava anche gli effetti collaterali. Un uomo così non poteva che diventare un parlamentare nelle file del Partito Radicale.
Il vero re del Pop italiano senza neanche sforzarcisi troppo. O forse, pieno di impegni com’era, non ricordava nemmeno di averlo inventato lui.