Quest’anno spegne quaranta candeline uno dei film d’animazione più bizzarri, controversi e rock mai realizzati.
Con voci e musiche di Debbie Harry, Robin Zander e molti altri ancora, Rock And Rule rappresenta un’anomalia animata che tiene a galla varie intramontabili verità: gli anni ottanta erano un periodo strano, c’è bisogno di più musical rock, e l’animazione è un mezzo narrativo valido per gli adulti quanto per i bambini.
Antefatto: animazione per adulti, si può?
Durante tutto l’anno scorso si è sollevato nel mondo dell’intrattenimento un dibattito sepreverde sulla forma espressiva dell’animazione. È iniziato durante la cerimonia degli Oscar nel 2022, in cui le attrici Lily James, Halle Bailey e Naomi Scott – interpreti delle principesse Disney Cenerentola, Ariel e Jasmine nei remake con attori in carne e ossa di altrettanti classici animati – hanno presentato la sezione dei premi dedicata ai film d’animazione presentandoli come prodotti apprezzati dai bambini e detestati dagli adulti. È evoluto nell’affermazione dell’ex CEO della Disney Bob Chapek, che difende la realizzazione dei suddetti remake dichiarando che gli adulti, a differenza dei loro figli, non avrebbero interesse a riguardarsi “Pinocchio, Dumbo o La Sirenetta”, ma piuttosto qualcosa di “maturo”.
E si è concluso con Guillermo del Toro, regista di un rivoluzionario adattamento animato di Pinocchio in cui il burattino affronta Mussolini in persona, Geppetto cade nell’alcolismo dopo la perdita del primo figlio, e al posto della Fata Turchina c’è l’incarnazione stessa della Morte. “L’animazione è cinema”, proclama durante un’intervista. Il dibattito sembra sistemato, dunque: l’animazione è per adulti, e lo è sempre stata. Soprattutto quella vicina al mondo rock.
Tra gli anni settanta e ottanta, lanciato da Fritz il Gatto di Ralph Bakshi, si diffonde in Occidente un filone di film d’animazione rivolti unicamente agli adulti
Avevano in comune un’estetica fantasy inconfondibile, ispirata dalle correnti musicali dell’epoca come hair metal e glam rock. Via libera a omaccioni a torso nudo vestiti come vichinghi e con fluenti capelli al vento, donne sensuali quanto letali, villain spietati dall’aspetto demoniaco – oltre che a droghe leggere e pesanti, fiumi di birra, nudità più o meno ostentata e duelli senza esclusione di colpi con sangue a profusione e viscere all’aria. Ci sono i nuovi lavori di Bakshi, come Fuoco E Ghiaccio e Wizards, c’è il cult Heavy Metal – e c’è il tentativo studio canadese Nelvana, un insolito lavoro del 1983 intitolato Rock And Rule.
Storia e mondo di Rock And Rule
La particolarità di Rock And Rule, e le sue priorità a livello narrativo, emergono sin dai titoli di testa. Anziché elencare gli attori o gli studi protagonisti, la prima cosa che si vede sono le band presenti nella colonna sonora – e che band! Sotto lo stesso tetto abbiamo Earth, Wind & Fire, Iggy Pop, Lou Reed e Cheap Trick. Il cantante di questi ultimi, Robin Zander, porge inoltre la sua voce al cantante protagonista Omar, con Debbie Harry che canta per la coprotagonista Angel. È inoltre presente un breve cameo di Catherine O’Hara, allora non ancora famosa, in uno dei suoi primissimi ruoli televisivi.
Siamo in un futuro post-apocalittico, in cui le radiazioni di una guerra nucleare hanno spazzato via la specie umana
La terra è ora dominata da animali antropomorfi, soprattutto roditori, che trascorrono giornate dissolute tra droghe, locali, abiti di pelle dai colori accesi e incontri piccanti. Omar, Angel e i loro amici Dizzy e Stretch fanno parte di una band in cerca di fama, costretta per ora a esibirsi in piccoli locali con poco pubblico. La fama pare arrivare nella forma di Mok Swagger (abituatevi ai giochetti di parole, il film ne ha ancora tanti nel suo arsenale), anziano rocker decaduto interessato alla splendida voce di Angel. Il cantante ha però piani nefasti: servirsi del canto della ragazza per aprire la porta dell’oltretomba, in modo da evocare un demone che punisca il mondo intero per averlo messo in ombra. Chi può fermarlo? La profezia proclama “non uno”…
Le musiche: un futuro molto passato
La trama lineare di Rock And Rule è semplice, quasi banale, ed è arricchita da due elementi ricorrenti. Uno sono incontri e coincidenze – soprattutto nella parte del film in cui Omar, Dizzy e Stretch sono separati dalla loro amica e devono recuperarla in un locale dissoluto dall’evocativo nome di 666 – che avvicinano e allontanano i personaggi in scene che non sempre sono cruciali per lo sviluppo della trama. L’altro è la musica: non basta mettere nomi importanti in un cast per rendere efficaci le sue canzoni, ma la presenza di veterani della scena rock aiuta a dare al sound di Rock And Rule una direzione definita e un’estetica che celebra i suoi tempi senza annebbiare il passato. Le canzoni sono eccessive, pesanti, immerse in quella fase di anni ottanta in cui i sintetizzatori dovevano ancora trovare il loro spazio nell’economia del rock e lottavano con fittizi unghie e denti per averne quanto più possibile.
Si sente soprattutto nella canzone principale del film, Sends Love Through
Angel, da cantautrice in erba, intende fare di essa il suo debutto nella serie A, e non a caso è il momento più apprezzato della colonna sonora di Rock And Rule. Lontano dalla natura più sbarazzina dei Blondie, Debbie Harry dà sfoggio a una voce (profetica) potente e immensa, che giustifica pienamente la sua natura soprannaturale. Il numero, riportato alla luce nel climax, ne costituisce l’essenza e la spina dorsale e dona al film la sua tesi di fondo. La musica unisce, non divide, e chi canta perché ama davvero farlo, come vuole e con chi vuole, ha nelle mani (e nella voce) un potere immenso.
Buona parte dei numeri è di natura diegetica, nella forma di pezzi suonati dai cantanti protagonisti nelle loro esibizioni
Emblematico è l’inizio, dove il riottoso Omar di Robin Zander si presenta al pubblico virtuale e quello presente con il grido “I wasn’t born to love/I was born to raise hell“. La natura istrionica ed egocentrica di Mok emerge invece nella sua villain song, My Name Is Mok. Cantata da Lou Reed e Iggy Pop assieme, essa precede e ispira il modello odierno instaurato dai villain Disney degli anni novanta dispiegandosi in un panegirico autocelebrativo del crudele divo. È cantato a un pubblico inesistente, con un coro di groupies senza volto che potrebbero essere il frutto dell’ennesimo trip di sostanze strane, e rappresenta un coinvolgente, ma inconsapevole, canto del cigno. Il suo unico difetto è il posizionamento all’interno del film, arrivando in un momento concitato della trama in cui il suo messaggio di fondo (Mok Swagger è cattivo e ha un ego ipertrofico) risulta ormai ben chiaro agli spettatori.
L’arte di un mondo maturo
L’elemento che tutti ricordano di Rock and Rule anche prima di sentire le canzoni è la sua componente di maturità, che si manifesta in primis in un’animazione fluida e sempre in movimento, dove le trovate bizzarre – a volte favorite, nell’economia della trama, da un trip di droghe o un numero musicale psichedelico – sono all’ordine del giorno. Nello spirito del rock and roll, i personaggi non hanno paura di commettere piccoli reati per ottenere i loro obbiettivi e soddisfare il loro edonismo, offrendo non solo un’alternativa ai film d’animazione mainstream del periodo (che, tra Disney e Don Bluth, era dominato da una visione romantica in cui eroi umili e piccoli affrontavano minacce molto più grandi con buonsenso e determinazione) ma una fantasia, allora inedita nell’ambito animato, che coinvolge unicamente ai giovani.
Per finire in un climax demoniaco con uno dei design di mostri più sottovalutati dell’animazione occidentale, che non manca di perdite umane
Un incrocio tra Rob Zombie, Beavis & Butthead e il Gerald Scarfe di The Wall che soddisferà senza dubbio i fan dell’estetica. Anche la natura di animali antropomorfi dei protagonisti è ottimamente sfruttata dagli animatori per design bizzarri che favoriscono la coerenza interna alla bellezza tradizionale: notevole soprattutto il malvagio Mok, una caricature affettuosa ma pungente delle rockstar d’altri tempi e delle loro “cadute di stile” in età matura.
Rock And Rule non è mai arrivato in Italia, e non è possibile guardarlo senza conoscere l’inglese o procurarsi dei sottotitoli ad hoc
Per chi riesce a seguirlo fino in fondo rimarrà un’esperienza indimenticabile, che nel bene e nel male allarga le prospettive dell’animazione e conferma, con il piacere del buon Del Toro e la buona pace di Bob Chapek, il suo potenziale e merito anche come mezzo narrativo per adulti.
Altrimenti, alla peggio, c’è della buona musica.