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“Walls Come Tumbling Down”: a Varsavia con gli Style Council, la “cortina di ferro” vista a bordo di un tram

L’11 aprile 1985 gli Style Council arrivano a Varsavia per registrare il video promozionale di Walls Come Tumbling Down. Sono una delle prime band europee autorizzate a girare un videoclip in Polonia.

Non sembra molto convinto Mick Talbot mentre si appresta a chiudere la sua valigia. La sera prima ha fatto tardi, le solite serate barbose per la presentazione del tour. Ti dicono che durano un’ora ma poi invece non finiscono mai. Sono le 9 del mattino, a Londra ancora non piove ma è solo questione di attimi. Forse farebbe meglio ad alzarsi dal letto Paul Weller, tra non molto il centro si congestionerà e raggiungere Heathrow diventerà un’impresa.

Londra, inverno 1984 – Gli Style Council sembrano non snobbare le classifiche dei dischi

Hanno un volo alle 14. Alle 12 Tim Pope è già lì che aspetta insieme alla troupe, ma degli Style Council ancora non si vede l’ombra. Come tutte le pop band che si rispettino saranno gli ultimi a salire a bordo: oltre a loro due, Camelle Hinds e Steve White. Ci sono anche due ragazze. La casa discografica ha assoldato la pianista Helen Turner per lasciare Mike Talbot più libero di malmenare le tastiere del suo Hammond. E poi c’è Diane. Non poteva certo mancare Dee C. Lee. Si mormora che Paul ci abbia messo gli occhi addosso fin da quando lei lavorava come corista per George Michael, e siccome oltre che bella è una vocalist eccellente, né lui né il resto della band se la lasceranno scappare.

Dee C. Lee in un ritratto di fine Anni Ottanta

La Gordon Lewis Productions gli ha promesso un soggiorno nel più lussuoso hotel della capitale polacca. Sono tutti giovani musicisti dell’opulenta e vecchia Inghilterra e sono ben consapevoli che a Varsavia non troveranno le atmosfere di Soho. Tuttavia, quando arrivano in albergo toccano con mano cosa significhi vivere in un paese dell’Est.

Al mattino l’appuntamento è piuttosto sul tardi. In sala colazione Paul ordina caffè con latte e corn flakes per tutti ma quel mattino non berranno che tè cinese accompagnato da una manciata di biscotti leggermente gommosi.  

Fa freddo per essere aprile e Tim Pope ha in mente di effettuare una serie di riprese nella Varsavia di tutti i giorni, con un focus particolare sulla gente comune ripresa a bordo dei caratteristici tram che collegano i vari distretti cittadini.          

Varsavia, 12 aprile 1984: gli Style Council si preparano a salire a bordo della linea 15 che percorre la Ulica Marszatkawska.
Arriveranno sul luogo delle riprese a piedi

Sono alloggiati nel cuore della città e fino all’ora di pranzo gireranno sui tram partendo da un qualsiasi boulevard centrale spostandosi fino ai quartieri più periferici.

Superato un kilometrico ponte sul fiume Vistola, arrivano nel quartiere chiamato Praga. La situazione si è fatta desolante: Praga ha lo stesso nobile nome della capitale cecoslovacca ma i residenti non devono passarsela troppo bene.

uno scorcio del Quartiere Praga nella Varsavia di inizio anni Ottanta

I tram si fanno largo tra lunghi viali su cui si affacciano giganteschi edifici dalle tonalità sul grigio cemento, tipici esempi dello stile architettonico Brutalista, un prodotto della tecnocrazia sovietica, che ha tra gli scopi quello di prevedere uno spazio abitativo minimalista ma teoricamente accessibile a tutti i cittadini. Gli Style Council salgono e scendono dalle scalette dei Konstal 105Na, i caratteristici tram dalla linea sfilata, autarchicamente prodotti a Chorzow.

Cartoline da Varsavia, primavera 1984

L’atmosfera è spettrale, i passanti si mostrano abbastanza indifferenti alla loro presenza e quando Mick Talbot, salendo su un tram, urta accidentalmente un passeggero con un bambino in braccio facendolo ruzzolare a terra, l’aria diventa di colpo ostile. Ma è questione di un attimo, al bambino non è successo nulla e dopo qualche reciproca pacca sulle spalle in segno di scuse, le riprese possono riprendere. Nel pomeriggio saranno loro a dover farsi aiutare dalla Polizia, la Milicja Obywatelska, per far allontanare un poveretto senza più controllo di sé che, con il suo ondeggiare, impediva di girare in sicurezza.

Quartiere Praga, Varsavia – primavera 1984: gente che viene e gente che va all’angolo tra Ulica Targowa e Ulica Ząbkowska
A sera si confrontano su quanto hanno osservato

Gente scontenta, intristita, una frustrante scarsità dei più elementari generi di consumo. Uomini di nemmeno cinquant’anni persi nell’alcol, una realtà che si materializza negli angoli di una città che, nonostante tutto, non riesce a smettere di irradiare un senso di ordine e di bellezza.

“In attesa del verde” – Praga, Varsavia – primavera 1984

Il giorno successivo l’appuntamento è alla solita ora, sempre in sala colazione. Sulla parete c’è un mobile in legno con un televisore a colori già vecchio. La cameriera si mostra disponibile nel suo completino marroncino-rosa mentre informa la comitiva britannica che a colazione non verrà servito caffè ma un’ampia disponibilità di latte caldo, orzo e pane bianco.   

Il programma oggi prevede una esibizione “simulata” del brano che dovrebbe diventare l’hit del nuovo long-playing che si chiamerà “Our Favourite shop”. Hope ha preso accordi con i dirigenti statali dell’Akwarium, il primo ed unico jazz club di Varsavia.

L’Akwarium, ormai in via di dismissione, in una malinconica immagine di fine anni Novanta

Si trova al numero 49 della Ulica Emilii Plater: l’Associazione Jazz Polacca ha acquistato l’edificio nell’aprile ‘77, molte pareti sono in vetro e – vista dall’esterno – la palazzina ricorda la forma di un acquario.

Il palco dell’Akwarium dei tempi d’oro. La foto è del 1985, ad una anno dalla performance degli Style Council.
Nel Club ci sarà un pubblico vero

La settimana precedente, Hope ha avvisato una Radio di Varsavia dell’arrivo di una band britannica e che questa avrebbe girato all’Akwarium il nuovo clip promozionale. Il pubblico è composto per lo più da gente esperta, appassionata di spettacoli Jazz, una platea sofisticata e molto diversa dal tipo di gioventù che nell’Europa dell’Ovest non ascolta altro che la programmazione di MTV. All’interno del club Tim Pope ha organizzato una frugale pausa pranzo. Più tardi, prima di salire sul palco, Dee vorrebbe truccarsi e si mette alla ricerca dei camerini ma scopre che non esistono spazi riservati agli artisti. Va a chiudersi in bagno ed all’entrata trova una donna che prova a venderle carta igienica, perché all’interno difficilmente la troverà.

Varsavia Aprile 1984 – La produzione del video, l’atmosfera in città e all’interno dell’Akwarium.

Al pomeriggio la sala è piena. Attaccano Walls Come Tumbling Down ricorrendo ad un ignobile playback, il pubblico, educatamente, finge di non accorgersene. Ci sono anche dei Funzionari di Stato, sono in incognito, sparsi tra la gente. Gli Style Council li identificano facilmente, sono quelli meglio vestiti, indossano abiti dalla linea quasi occidentale. Stanno facendo il loro lavoro, che consiste nell’osservare e reprimere ogni rigurgito di anti-Comunismo. I presenti restano tutti seduti, perplessi, senza far trasparire emozioni. Sembra stia prevalendo l’indifferenza, poi, incoraggiata da Tim Hope, sul finire del pezzo, la gente comincia a sorridere, a scuotersi, accennando anche a battere il tempo col piede. Questo è quel che appare nel video. C’è azione, ritmo e densità, nonostante la Band si sia resa conto di aver deluso un pubblico che avrebbe meritato altro.

Il mattino seguente, la sala colazione è piena di bagagli
“He’s an Englishman in Warsaw”

Alle 13 li attende il volo di ritorno. Sorseggiano lentamente il caffellatte con i corn flakes, spezzano un croissant all’albicocca e alcune noci. Oggi c’era maggiore disponibilità in cucina. Lungo il percorso per l’aeroporto ne approfittano per girare una delle ultime scene del video, quella in cui Mick Talbot perde il tram fermandosi sotto il cartellone pubblicitario della Stalingradzka.  

“C’era una volta la Stalingradzka
Com’è diventata la Varsavia degli Style Council?

L’Aquarium Jazz Club non c’è più. O meglio, esiste ma ha cambiato sede, perdendo parte del suo originale fascino, avendo optato per un’impostazione più glam – divenendo – al contempo, un luogo molto più turistico e commerciale. Hanno provato a resistere ma alla fine hanno dovuto cedere alle lusinghe dell’hotel Intercontinental, il 5 stelle che oggi sorge al suo posto.

La vista dalle finestre dell’Intercontinental sorto sulle ceneri dell’Aquarium Jazz Club

Guardando all’esterno sulla sinistra, dall’hotel si continua a scorgere l’inconfondibile struttura del PKiN, il Palazzo della Cultura e della Scienza, l’ingombrante regalo di Stalin che i polacchi degli anni Cinquanta non ebbero possibilità di rifiutare. Oggi fa parte dello skyline della città, il simbolo di un’epoca ricca di contraddizioni e di molte questioni rimaste irrisolte. Lungo le uliche cittadine, continuano a sferragliare i tram bianco-rossi, prodotti ancora oggi dalla Konstal e divenuti ormai uno dei simboli di Varsavia, un po’ come i convogli dell’Underground lo sono per la città di Londra.  

Anche il quartiere Praga ha cambiato volto: oggi, i tanti turisti che visitano la capitale polacca, giunti dall’altra parte della Vistola trovano un luogo pieno di fascino antico e di divertimento moderno.

Varsavia, l’ “americana”. La gente ama le serie TV e non si perde una puntata di Skazane – foto panoramica del 2016

Quanto alla canzone dei Nostri, nonostante il titolo, quella degli Style Council non voleva essere una canzone “profetica”. Niente a che vedere con i muri che sarebbero caduti cinque anni dopo in un’Europa (e in un mondo) ormai prossimo a voltare definitivamente pagina. Perché i muri cui alludeva la band britannica a metà anni Ottanta non erano a Berlino ma a Gerico, ed il messaggio nella canzone non era rivolto ai cittadini d’oltre cortina ma a quelli, assai più vicini e noti, dell’Inghilterra del governo guidato dal Primo Ministro Margareth Thatcher.

Di ritorno dalla Polonia, Weller e compagni si dissero contenti di avervi girato il video ma felici per non ritornarci. Non perché mancassero di sensibilità verso quel popolo ma perché concentrati nel mettere in musica il loro attacco ad un governo che vedevano come il principale nemico pubblico, quello con la sede al civico 10 di Downing Street.             

Walls Come Tumbling Down” è un Manifesto politico
Minatori, cittadini e studenti manifestano contro il Governo Thatcher – Inghilterra del Nord, 1984

Contro la Gran Bretagna dell’autoritarismo thatcheriano (“The ‎public enemies, No 10”), contro l’inebetimento e imbonimento delle coscienze attraverso la TV e l’ ‎‎“hire purchase” (HP, o “never-never”), cioè il sistema di indebitamento ed impoverimento dei “già ‎poveri”, costituito dalle formule di finanziamento rateale, contro il lavoro precario e saltuario che ‎trasforma l’uomo in una bestia da soma (“dangle jobs, like a donkey’s carrot”) sempre esposta al ‎ricatto del padrone.

il video ufficiale – 1984

You don’t have ‎

To take this crap ‎

You don’t have ‎

To sit back and relax ‎

You can actually try changin’ it ‎

‎I know we’ve always been taught to rely ‎

Upon those in authority ‎

But you never know until you try ‎

How things just might be ‎

If we came together so strongly ‎

‎Are you gonna try to make this work ‎

Or spend your days down in the dirt?‎

You see, things can change ‎

Yes, walls can come tumbling down!‎

‎overnments crack and systems fall ‎

‎’Cause unity is powerful ‎

Lights go out, walls come tumbling down ‎

Yes they do, yes they do, yes they do!‎

The competition is ‎

A color TV ‎

We’re on still pause ‎

With a video machine ‎

That keep you slave to the HP

‎Until the unity is threatened by ‎

Those who have and who have not ‎

Those who are with and those who are without ‎

And dangle jobs, like a donkey’s carrot ‎

Until you don’t know where you are

Are you gonna get some realize ‎

The class was real and not mythologized?‎

And like Jericho ‎

Yes, walls can come tumbling down!‎

‎Governments crack and systems fall ‎

‎’Cause unity is powerful ‎

Lights go out, walls come tumbling down ‎

We’re tuning to fight it, well united, well united!‎

‎Are you gonna be threatened by

The public enemies, No 10?‎

Those who play the power game ‎

They take the profits, you take the blame ‎

When they tell you there’s no rise in pay

‎Are you gonna try an’ make this work ‎

Or spend your days down in the dirt?‎

You see, things can change ‎

Walls can come tumbling down!

Governments crack and systems fall ‎

‎’Cause unity is powerful ‎

Lights go out, walls come tumbling down!

Governments crack and systems fall ‎

Yes they do ‎

‎’Cause unity is powerful ‎

Lights go out, walls come tumbling down!

Governments crack and systems fall

‎’Cause unity is powerful ‎

Lights go out, walls come tumbling down!

Governments crack and systems fall ‎

‎’Cause unity is powerful ‎

Lights go out, walls come tumbling down!

Un pezzo cult anche dei “nostri” anni Ottanta
La copertina fronte-retro di Our Favourite Shop

Un quasi on the road, dove Varsavia trovò il suo spazio all’interno di un disco la cui una copertina diventerà una delle più iconiche dell’intera stagione New Wave. Opera di Simon Halfon, un vecchio amico di Paul Weller e del fotografo Olly Ball, che insieme ricrearono all’interno di uno studio fotografico un negozio immaginario, dove potessero trovare posto effetti personali e memorabilia appartenenti agli stessi Paul Weller e Mick Talbot. Il loro negozio preferito, uno shop ricco di citazioni beatlesiane, che a cominciare dal Basso Rickenbacker arriva a strizzare l’occhio al Sergent Pepper di Peter Blake: una passione, quella per i Beatles, che accomunava tutti i “consiglieri dello stile”.

La copertina a colori. Paul e Mick preferirono la versione in bianco e nero.

Nonostante siano trascorsi quattro decenni il brano non smette di irradiare sentimenti di Libertà e di Ottimismo e continua ad essere la preferita di Paul Weller e Mick Talbot: una delle canzoni più belle del loro negozio preferito ed anche dei “nostri” Anni Ottanta.

        

— Onda Musicale

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