Di tutte le definizioni appioppate al Concerto del Primo Maggio, quella più involontariamente divertente è “la Woodstock dei Sindacati”, trovo che sia impossibile trovare qualcosa di più antitetico e stridente.
Il Concertone di Piazza San Giovanni è diventato ormai un rito laico e buonista, rassicurante nella sua prevedibilità e come tutti i riti la sua forza sta proprio nella sua immutabilità. La Woodstock sindacale è diventata la versione casual dell’altra messa grande nazional-popolare musicale: il Festival di Sanremo.
Ma come e quando è nato il famoso Concerto? Quali sono le sue origini?
Il primo maggio è data di festa non solo in Italia ma anche in altri Paesi come Cile, Slovenia, Francia, Spagna, Germania, Grecia e Brasile. Lo scopo è quello di celebrare i sindacati e diritti lavorativi acquisiti dopo tante battaglie, per ricordare la lotta dei lavoratori per la riduzione della giornata lavorativa.
Questa festa ha origine nel 1882 a New York in seguito a quanto successe a Chicago. Un gruppo di lavoratori scioperò davanti alla propria fabbrica, intervenne la polizia che sparò sulla folla ferendo gravemente alcuni manifestanti e uccidendone due. A questo tragico evento ne seguì un altro sanguinoso e feroce il quattro maggio. Nel 1887 quattro organizzatori sindacali e quattro anarchici furono impiccati per lo sciopero fatto l’anno precedente.
La data fu stabilita anche a livello europeo e venne festeggiata ogni anno con l’ unica eccezione del periodo fascista.
In Italia il Concertone nasce per la prima volta nel 1990 da CGIL, CISL e UIL: i sindacati infatti chiesero la collaborazione del comune di Roma per organizzare un concerto in Piazza San Giovanni, per celebrare la data.
L’evento ebbe subito molto successo, soprattutto tra i giovani, e fu trasmesso in diretta Rai. Non sono mancate le polemiche in questi anni e le prese di posizione da parte degli artisti.
Ci sono state provocazioni innocue ma che allora “facevano tanto rock” come quando Piero Pelù infilò un preservativo sul microfono dell’incolpevole Vincenzo Mollica, ma anche prese di posizione più rischiose e comizianti come quando i Gang, band folk rock italiana, nel 1991 cantano un brano non previsto in scaletta e invitano allo sciopero nazionale. Nello stesso anno sono gli Elio e le Storie Tese a provocare lo scandalo improvvisando un pezzo sulle note della futura “Ti amo Campionato” in cui denunciarono la corruzione della Repubblica con tanto di nomi e cognomi.
Una buona metà del target è costituito da gente che adora parlarne negativamente. Prima lo si faceva sul divano di casa con amici e parenti, oggi aggiornando il proprio stato sui social. Il vero spettacolo, dove ci si illude di essere protagonisti con i propri commenti taglienti in tempo reale, per molti sta lì: quello da Piazza San Giovanni ne è solo il pretesto. L’altra metà della gente, compresi quelli sotto il palco in piazza, è invece la parte più autentica.
Quelli che saltano, cantano e applaudono a prescindere da chi stia suonando in quel momento, con un entusiasmo commovente. Perché in fondo la festa è festa e la musica è una cosa bella, e poi c’è la buona causa. Ciò che resta certo è che il Concertone vuole e deve rinunciare a qualsiasi cambiamento, un rito che come tutte le cerimonie ha delle linee da seguire. Si comincia dal mattino con il corteo e il comizio dei sindacati, la manifestazione dei centri sociali e il pomeriggio l’adunata oceanica, la diretta tv, il presentatore impacciato, i gruppi indipendenti, i “big della musica italiana” e i prestigiosi ospiti stranieri.
Quest’anno conduce Camilla Raznovich con Clementino. La lineup è ricca di gruppi con stili e generi diversi: Bombino, Ex Otago, Le Luci della Centrale Elettrica, Samuel, Planet Funk, Brunori Sas, Ermal Meta, Edoardo Bennato, Francesco Gabbani, Ara Malikian, Editors, Teresa de Sio, Motta, Fabrizio Moro, Levante, Public Service Broad Casting, Après La Classe, Artù, Braschi, Mimmo Cavallaro, Lo Stato Sociale, Marina Rei e Benvegnù, Il Geometra Mangoni, Maldestro, La Rua, Sfera Ebbasta.
Sicuramente anche quest’anno se ne parlerà molto.
Elisa Donati – Onda Musicale
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