In primo pianoMusica

Don Backy e “Sognando”: quando un artista abbatte il muro dell’indifferenza

Sono trascorsi quarantacinque anni dalla chiusura dei manicomi in Italia. Ne ha ben sette di più Sognando, la canzone che Don Backy scrisse nel 1971 per accendere una luce su una condizione innominabile.

Oggigiorno, le parole precedute dal suffisso psi- non ci turbano più. La psicologia è infatti entrata dappertutto, internet e i media ci dispensano quotidianamente pillole in tal senso, è diventata uno strumento per aumentare le vendite delle aziende e per migliorare le performance degli atleti e della gente comune. Nella vita di tutti i giorni, molte famiglie utilizzano il bonus psicologo. Nei confronti di chi svolge questa professione è perfino caduta in disuso la definizione di strizzacervelli.

Eppure, fino a qualche decennio fa, il ricorso all’utilizzo di termini come psicologia e psichiatria produceva l’equazione malattia mentale/vergogna. Queste patologie erano oscure ed indefinite, a volte invisibili e quindi ancor più inspiegabili. Si seguiva la strada più semplice: nasconderle negandole. Una condizione patologica della società moderna, che si era imposta la regola di circoscrivere i pazienti psichiatrici all’interno dei manicomi, occultandoli al resto della società dei “normali”.

Vi risparmiamo la descrizione di come si viveva all’interno di queste strutture, molti più simili a delle carceri che ad ospedali, con ambienti più associabili a stanze delle torture che a luoghi di socializzazione e cura delle persone.

Per quanto oggi possa apparire assurdo, la condizione di quei malati non interessava a nessuno. I manicomi, progettati nell’ ’800 e costruiti al di fuori dei perimetri cittadini, isolati dunque nelle campagne, con lo sviluppo edilizio erano stati inglobati nel resto della città. Si camminava radenti a quelle mura del tutto ignari di quanto accadesse al loro interno.

La canzone italiana negli anni Settanta

Negli anni Settanta la canzone italiana, colta o disimpegnata che fosse, è attraversata da correnti che la spingono ad osservare più da vicino il mondo della politica, dei cambiamenti sociali, dell’amore e del lavoro.

Ma dei malati e dei malati “matti”, sembra non interessare niente a nessuno. In questo contesto, un giorno Aldo Caponi, al secolo Don Backy, decide di immaginare cosa accade all’interno di quegli spazi inaccessibili e di domandarsi come possano sentirsi le persone rinchiuse all’interno.

Don Backy in un’immagine dei primi anni Settanta

Con un notevole slancio creativo inizia a scrivere in prima persona. Versi che arrivano da lontano, da un altro mondo, un’altra dimensione, quasi che fosse un sogno.

Le strofe gli si materializzano in un dormiveglia cosciente, cosicché, al termine della composizione, il titolo è presto fatto: Sognando

Me ne sto lì seduto e assente, con un cappello sulla fronte

E cose strane che mi passan per la mente

Avrei una voglia di gridare, ma non capisco a quale scopo

Poi d’improvviso piango un poco e rido quasi fosse un gioco

Se sento voci, non rispondo / Io vivo in uno strano mondo

Dove ci son pochi problemi / Dove la gente non ha schemi

Non ho futuro, né presente, e vivo adesso eternamente

Il mio passato è ormai per me, distante

Ma ho tutto quello che mi serve, nemmeno il mare nel suo scrigno

Ha quelle cose che io sogno, e non capisco perché piango

Non so che cosa sia l’amore / E non conosco il batticuore

Per me la donna rappresenta / Chi mi accudisce e mi sostenta

Ma ogni tanto sento che, gli artigli neri della notte

Mi fanno fare azioni, non esatte

D’un tratto sento quella voce, e qui incomincia la mia croce

Vorrei scordare e ricordare, la mente mia sta per scoppiare

E spacco tutto quel che trovo / Ed a finirla poi ci provo

Tanto per me non c’è speranza / Di uscire mai da questa stanza

Sopra un lettino cigolante, in questo posto allucinante

Io cerco spesso di volare, nel cielo

Non so che male posso fare, se cerco solo di volare

Io non capisco i miei guardiani, perché mi legano le mani

E a tutti i costi voglion che / Indossi un camice per me

Le braccia indietro forte spingo / E a questo punto sempre piango

Mio Dio che grande confusione, e che magnifica visione

Un’ombra chiara mi attraversa, la mente

Le mani forte adesso mordo e per un attimo ricordo

Che un tempo forse non lontano, qualcuno mi diceva: t’amo

In un addio svanì la voce / Scese nell’animo una pace

Ed è così che da quel dì / Io son seduto e fermo qui

Sognando non è solo una canzone

È un saggio. Esaminando ogni singola parola, ci accorgiamo come Don Backy abbia descritto per filo e per segno il reale vissuto, il quotidiano di un paziente affetto da patologie psichiche.

L’autore ha trovato il modo, grazie ad una profonda empatia e alla sua immensa pietas artistica, di elaborare e descrivere i metodi di cura, i luoghi, le sensazioni e le percezioni viste con gli occhi di chi era rinchiuso, attraverso la ricostruzione e l’interpretazione dei loro pensieri.

Ascoltando Sognando, ci rendiamo subito conto che si tratta di una bella canzone; ma è quando ci soffermiamo a leggerne il testo che prendiamo coscienza di come Don Backy ci abbia preso per mano per condurci all’interno di un luogo innominabile.

Quando presenta il capolavoro alla sua casa discografica i dirigenti non ne approvano la pubblicazione.

Don Backy prova a sottoporla a personalità influenti nel mondo della canzone d’autore

Bussa a più di una porta, anche a quella del Festival di Sanremo, invano. Per Sognando, tutte le porte resteranno sbarrate proprio come quelle dei manicomi. Sognando sembra destinata a rimanere reclusa nella mente del suo autore.

Nell’ottobre 1976 Mina è la più importante cantante italiana

Il suo entourage le sottopone un testo “alternativo”. Ne rimane folgorata. Il brano in questione è Sognando di Don Backy. Lei lo studia, lo interpreta, lo incide per la Platten Durcharbeitung Ultraphone, la sua storica casa discografica conosciuta più semplicemente come PDU. Sarà un grande successo del 1976.    

Mina, la divina

Esattamente due anni più tardi, Don Backy, che nel frattempo ha fondato una sua piccola etichetta indipendente chiamandola Ciliegia Bianca, pubblica la sua canzone, che è diventata famosa attraverso la grande popolarità della sua interprete. La pubblica come 45 giri per poi inserirla all’interno di un album, una raccolta di brani che daranno vita anche ad un libro a fumetti ed una commedia, realizzati da Don Backy stesso, un artista a tutto tondo, anche nella pittura e nel teatro.

Sognando: musica, testo e disegno in copertina sono opera di Don Backy
I manicomi in Italia vengono chiusi all’unisono, il 13 maggio 1978

La canzone esce contemporaneamente all’applicazione delle Legge n.180, impropriamente conosciuta come Legge Basaglia, dal nome dello psichiatra Franco Basaglia – che dedicò la sua esistenza alla protezione ed alla cura dei pazienti psichiatrici. Sognando diventa la colonna sonora di quella stagione.

Striscioni di protesta contro i manicomi nell’Italia degli anni Settanta

Nel pieno del 1978, in giorni in cui, girando in città come Roma, salendo sopra un autobus nella zona di Monte Mario, (confinante con Santa Maria della Pietà, l’ottocentesco manicomio romano suddiviso in padiglioni di stile neoclassico) era consuetudine condividere qualche fermata con le frasi, spesso urlate e talvolta prive di senso, di pazienti “liberati” all’improvviso dalle carceri-manicomio, liberi di girare per la città ma privi di un passato, di un presente e con un futuro a dir poco incerto. Anime perse, alla ricerca di una parvenza di normalità in continuo divenire.

Non era piacevole vedere la condizione di quelle persone: era la manifestazione esteriore di una Legge infinitamente “giusta” ma tuttavia da perfezionare, soprattutto nella sua prima fase di applicazione.

Non erano compiti che spettavano alla Musica

Invece, si deve alla grande sensibilità di un artista come Don Backy, se la tematica di questa dolente condizione umana sia affiorata da un pantano di ipocrisie perniciose, ottundenti quanto la patologia stessa. Non tutti sanno che ad oggi il nostro Paese è l’unico a non avere ospedali psichiatrici. Sono stati aboliti. È un caso virtuoso, unico al mondo.

Street Art tra i padiglioni dell’ex manicomio di Santa Maria della Pietà – Roma 2022

Don Backy è un artista ingiustamente ritenuto minore. Fin dai primissimi esordi, in cui si faceva chiamare Kleiner Agaton, passando per il Clan di Adriano Celentano, ha scritto musiche ricercate ricche di sonorità all’avanguardia. È in attività da circa sessant’anni. Nel 2006 gli fu chiesto di diventare un divulgatore e tenne una serie di lezioni sulla Musica per il progetto universitario Rai Nettuno, una delle prime università a distanza che stavano nascendo ad inizio millennio.

Molti interpreti si sono cimentati con Sognando. Da Fiordaliso a Cristiano Malgioglio, passando per il cantante Raphael – la sua No me comprendo è la versione spagnola della Sognando di Don Backy – quelle che preferiamo di più appartengono al suo autore e alla sua primissima interprete. Don Backy e Mina ci hanno fatto viaggiare dentro un mondo allucinante, con una capacità interpretativa senza eguali.

Mina, ultima volta in concerto. Bussoladomani, Lido di Camaiore – Estate 1978

Mina, nella versione live di Sognando contenuta all’interno dell’album registrato in occasione dei concerti al Bussoladomani, tocca vette inviolate, abbattendo ogni spazio fisico e spirituale. Esattamente quel che Don Backy aveva voluto descrivere in una strofa: in questo posto allucinante, io cerco spesso di volare, nel cielo.

— Onda Musicale

Tags: Mina, Festival di Sanremo, Adriano Celentano
Sponsorizzato
Leggi anche
L’ex Don Turbolento Dario Dont torna con il suo nuovo progetto solista
Winter Dust pubblicano il nuovo album “Unisono” in italiano