Lo Studio 54 è un’ex discoteca, poi divenuta un teatro di Broadway, situata sulla 54ª strada ovest, tra la 7ª e l’8ª Avenue di Midtown Manhattan, New York.
Inaugurato nel 1927 con la denominazione Gallo Opera House
Dal 1942 al 1976 l’edificio funse da studio radio-televisivo dell’emittente CBS (che lo ribattezzò Studio 52). Nel 1977, gli imprenditori newyorkesi Steve Rubell e Ian Schrager decisero di acquistarlo e ristrutturarlo, conservando molti dei set televisivi e teatrali pre-esistenti. Il nome venne quindi preso dalla strada in cui era ubicato. Lo Studio 54 aprì il 26 aprile 1977, diventando presto uno dei principali simboli dell’epoca disco, grazie alle numerose celebrità che ne affollavano le serate e alle severe politiche di ingresso particolarmente restrittive, ma anche per l’uso di droghe al suo interno nonché per il sesso occasionale, etero e omosessuale, che si consumava in tutto l’edificio (tra cui la celebre balconata).
Il cambio di gestione
In seguito alla condanna di Rubell e Schrager per evasione fiscale, nel 1981 la discoteca fu venduta agli imprenditori Mark Fleischman e Stanley Tate, che a loro volta la rivendettero nel 1984 a nuovi proprietari, i quali decisero di chiuderla nel 1986. Dal novembre 1998, il sito è sede di produzioni della compagnia teatrale non-profit Roundabout.

Storie folli e aneddoti a 40 dall’inaugurazione (22 aprile 1977) e chiuso nel 1986, è stato il centro glam di New York: sesso droga e disco music (poco rock ‘n’roll)
L’età d’oro del locale durò solo tre anni. L’alone di magia che lo circondava sparì improvvisamente quando, nel 1980, il proprietario Rubell fu arrestato per possesso di droga e frode al fisco. Il locale fu venduto, cambiò gestione e rimase aperto fino al 1986, quando venne chiuso e riadattato a teatro (tuttora funzionante).
Molti gli aneddoti e le foto che hanno reso il locale il più ambito e frequentato di New York
Dgli ingressi in pista di Bianca Jagger su un cavallo bianco a Andy Warhol, che disse: «Il segreto dello Studio 54 è che è una dittatura alla porta e una democrazia sulla pista da ballo». Il gestore Steve Rubell, come spesso accadeva, era fuori a selezionare personalmente le persone da far entrare nel locale. Pare puntò un ragazzo dicendogli che non gli piaceva la maglietta che indossava. Il ragazzo chiese se sarebbe potuto entrare se l’avesse levata. Rubell accettò. Per raggiungere il perfetto mix di invitati, la selezione all’ingresso era durissima.
“C’erano dipendenti di McDolands che ballavano con supermodelle. Non interessava l’estrazione sociale, l’importante era che fossero vestiti in maniera interessante, che volessero festeggiare e che ballassero bene”
Nomi celebri fra i clienti abituali
Frequentatori abituali erano Andy Warhol, Liza Minnelli, Liz Taylor, Michael Jackson, Truman Capote, Salvator Dali, Jackie Kennedy Onassis, John Travolta, Woody Allen, Frank Sinatra, Amanda Lear, Tom Jones, John Lennon, David Bowie, Elton John, Al Pacino, Rod Stewart, Alice Cooper, Valentino, John Belushi. Si esibivano dal vivo Donna Summer, Stevie Wonder, i Village People e Gloria Gaynor tra i tanti. Elizabeth Taylor la sera del suo compleanno ha mangiato una torta che la ritraeva a grandezza naturale. Per la cantante country Dolly Parton, invece, il locale si è trasformato in una vera e propria fattoria.
«Per quella serata Steve fece davvero l’impossibile. C’erano balle di fieno, cavalli e asini in giro per tutto il club»
Grace Jones era una delle attrazioni del locale. Le sue parole:
Finivi in queste stanze piene di gente sudata, alcuni per quello che avevano appena fatto, altri per quello che stavano per fare. Per gli altri c’era la rubber room, sul terrazzo: una sala ricoperta di gomma perché più facile da pulire. Oltre la rubber room c’era una sala ancora più segreta, dedicata solo alle divinità del club. Un posto di segreti e secrezioni, di respiri e affanni.”
Caratteristica principale del club erano le provocazioni e la stravaganza delle serate proposte
L’intento di Rubell e Schrager era infatti quello di garantire ogni sera “la festa più grande del mondo“, nonché quello di scioccare Manhattan con i propri eccessi edonistici: nel locale si trovavano sempre musica ad altissimo volume, scenografie allusive (emblematica era l’immagine di una falce di luna imboccata da un cucchiaino contenente polvere scintillante) e serate che ogni sabato prevedevano una nuova sorpresa o stravaganze inedite. Al culmine di ogni serata appariva dall’alto l’ “uomo sulla luna“, che calava tra il pubblico e offriva ai presenti il luccicante contenuto di un cucchiaino d’argento.

Tutti potevano essere protagonisti
Lo Studio 54 si distinse fin da subito come un luogo in cui ciascuno poteva essere protagonista a prescindere dal ceto di appartenenza, trovandosi fianco a fianco ad esponenti del jet set internazionale. Rubell intendeva offrire alla sua clientela un’atmosfera “armoniosa” e piena di giovani sessualmente disponibili, lontano dalla stampa e dai paparazzi. Ai pochi giornalisti a cui veniva permesso entrare veniva proibito di scattare foto senza permesso, e quelle scattate non potevano essere pubblicate a meno che i soggetti non fossero in posa e avessero dato il consenso per la pubblicazione.
Il pubblico sentiva parlare di orge e di favolose mega-feste a tema
La giornalista Marjorie Daphnis, che riuscì ad entrare nel club nel 1979, raccontò che all’interno del club era permesso ogni tipo di eccesso. I pochi fortunati che riuscivano ad entrare dovevano pagare una tariffa assai alta, e una volta dentro era comune vedere camerieri con corpi atletici e di bell’aspetto muoversi quasi nudi tra i tavoli dei clienti, con addosso solamente un piccolo indumento per coprire i loro genitali. Spesso, inoltre, i camerieri venivano palpeggiati dai partecipanti e molti di loro consumavano rapporti sessuali sul posto.

Selezione rigorosa all’ingresso
Come scritto sopra, lo Studio 54 fu tra le prime discoteche ad adottare una selezione sistematica all’ingresso delle persone a cui consentire l’accesso (pratica diventata assai comune nei locali notturni attuali), nota per essere estremamente rigida e soggettiva, in base all’aspetto estetico e al gusto nel vestire; sovente era proprio Steve Rubell a selezionare i pochissimi fortunati a poter entrare tra la folla. Per promuovere l’inclusione sociale, la discoteca adottava inoltre una politica d’ingresso che mirava a far sì che almeno il 20% dei clienti fosse gay, e almeno il 10% lesbica o trans. Per questi stessi motivi, l’artista Andy Warhol, habitué dello Studio 54, imputò lo strepitoso successo del locale al suo essere “una dittatura all’ingresso e una democrazia sulla pista da ballo“.
Gli eventi che avvenivano all’interno del nightclub erano spesso rilanciati dai giornali di tutto il mondo
Molti personaggi famosi videro comparire le loro foto sui notiziari unicamente per aver passato una notte allo Studio 54. Fece epoca, ad esempio, la foto di Bianca Jagger che il 2 maggio 1977, per festeggiare il suo trentaduesimo compleanno, entrò in pista cavalcando un cavallo bianco. Il videoclip del singolo New York City Boy dei Pet Shop Boys venne girato in parte nel locale, e in un frammento del video si vede la scena del cavallo bianco che entra.

Alcune curiosità
- Nel 1979 la Casablanca Records ha pubblicato una compilation di musica disco, A Night at Studio 54, contenente alcuni dei brani più suonati allo Studio 54.
- I film Studio 54 e The Last Days of Disco, entrambi del 1998, raccontano l’epopea della discoteca.
- All’inizio del film Watchmen (2009) di Zack Snyder, uno dei protagonisti, Ozymandias, è raffigurato all’ingresso dello Studio 54.
- Nella seconda puntata della serie American Horror Story: Hotel, Lady Gaga entra in una discoteca in groppa a un cavallo bianco, omaggio all’ingresso di Bianca Jagger nello Studio 54 nel 1977.
- Una copia dello Studio 54 è stata ricostruita presso l’hotel MGM Grand a Las Vegas.
- Gli Chic citano indirettamente lo Studio 54 nel brano del 1978 Le Freak, ideato da Nile Rodgers e Bernard Edwards dopo essere stati cacciati dal locale la notte di San Silvestro del 1977, quando, tornati a casa di Rodgers per brindare, improvvisarono una jam session volgare proprio contro la discoteca.
- Amanda Lear cita la discoteca nella canzone Fashion Pack del 1979.
- Il locale e il proprietario Steve vengono mostrati più volte nella serie TV Netflix Halston, in quanto frequentata assiduamente dal protagonista.
- I Simpson – Episodio 7 Stagione 20 – Mypod D’ottone E Manicotti DI Dinamite, viene mostrato lo Studio 54 in un episodio di “Grattachecca e Fighetto”