La letteratura nella musica degli anni ’60-’80. Quando si parla del connubio “musica-letteratura” il primo pensiero va inevitabilmente a una musica classica, magari anche datata, che non trova spazio all’infuori dei teatri.
A dire il vero, diverse canzoni che siamo abituati ad ascoltare attingono a un repertorio letterario di cui spesso non ci accorgiamo. D’altro canto, cos’hanno in comune Camus e Bohemian Rhapsody o i Led Zeppelin con Tolkien? Apparentemente nulla, in realtà molto più di quel che crediamo.
Sympathy for the Devil: tra Rolling Stones e Bulgakov
«Vi prego concedetemi di presentarmi: sono un uomo raffinato e di buon gusto» così canta Mick Jagger nell’incipit di Sympathy for the Devil, traccia iniziale dell’album Beggars Banquet del 1968. Un diavolo che passeggia fra le strade di San Pietroburgo parlando di Ponzio Pilato e di Gesù, un diavolo simile a quello che possiamo rinvenire nel romanzo “Il Maestro e Margherita” di Mikhail Bulgakov, edito tra il 1966 e il 1967.
Tuttavia, nonostante i vari richiami, il frontman dei Rolling Stones dichiara nell’intervista rilasciata il 14 dicembre 1995 alla rivista Rolling Stone, che «potrei sbagliarmi, ma credo di essermi ispirato a una vecchia idea di Baudelaire. L’ho scritta come se fosse una canzone di Bob Dylan. Sapevo che era una buona canzone, la cantavo in continuazione finché la mia fottuta band non si è decisa a registrarla.»
In fin dei conti, era il periodo di Beggars Banquet in cui Jegger scriveva e leggeva molto, si stava facendo una cultura: «leggevo raccolte di poesie, libri di filosofia. […] Non prendevo più così tante droghe da incasinare il mio processo creativo» ha aggiunto poi.
Gli animali di George Orwell e dei Pink Floyd
“La fattoria degli animali” di George Orwell può essere considerato il fulcro di Animals, album dei Pink Floyd, dove il concept – ideato da Roger Waters – fa riferimento alle condizioni socio-politiche del Regno Unito durante gli anni Settanta.
Non a caso, la rappresentazione delle classi sociali come animali è un evidente rimando al romanzo di Orwell, ma se quest’ultimo inquadrava lo Stalinismo, la band inglese tendeva a criticare il capitalismo e il degrado presente all’interno della società in cui vivevano.
Anche se «i cani sono morti!», il totalitarismo continua nelle mani di chi li ha uccisi «è meglio che stai a casa / e fai ciò che ti viene detto», nessuna pecora andrebbe contro il proprio gregge.
Albert Camus: tra i The Cure e i Queen
«Sono vivo / sono morto / sono lo straniero / uccidere un arabo» così recita il ritornello di Killing an Arab, brano tratto dall’album Boys don’t cry del 1980. Robert Smith ha tratto ispirazione in più di un’occasione dalla letteratura e in questa canzone è semplice individuare rimandi al romanzo “Lo straniero” (1942) di Albert Camus.
Meursault, protagonista del libro, è un personaggio estraneo a se stesso, indifferente nei confronti del mondo perché «qualunque cosa io abbia scelto / lo stesso vale / assolutamente niente», lo stesso disinteresse e inadeguatezza che i The Cure esprimono nel singolo.
Un’altra rock band inglese ha preso ispirazione dallo stesso romanzo
«Mama just killed a man, / Put a gun against his head, / pulled my trigger, now he’s dead. / Mama, life had just begun, / But now I’ve gone and thrown it all away» vi ricorda nulla? Ebbene, Bohemian Rhapsody, dando a voce un uomo privo di sentimenti che confessa alla madre di aver ucciso un uomo, è un possibile richiamo a Camus e alla sua opera.
Tuttavia, questo brano è in sé una commistione di generi, di topic che vanno dalla religione all’eresia, dalla scienza alla guerra. Probabilmente non conosceremo mai il vero significato che si cela dietro l’enigma suonato dai Queen.
Mordor e Ramble On: Il Signore degli Anelli ha un nuovo nemico
Quando J.R.R. Tolkien ha scritto “Il Signore degli Anelli” di sicuro non avrebbe mai immaginato che il suo lavoro potesse essere fonte di ispirazione per i musicisti, tantomeno che Mordor e Gollum diventassero parte di una canzone. Eppure, nel 1969, i Led Zeppelin pubblicheranno Ramble On e «quando la magia riempiva l’aria / “Ero nelle profondità più oscure di Mordor” / ho incontrato una ragazza così onesta / ma Gollum, e il Cattivo / si avvicinarono e scivolarono via con lei».
Non abbastanza felici di aver menzionato esplicitamente i personaggi del libro, la band britannica aprirà il singolo con «le foglie stanno cadendo tutto intorno», ovvero un adattamento di «Ah! Come l’oro cadono le foglie nel vento», primo verso del poema “Namárië” scritto in lingua elfica (Quenya) sempre da Tolkien.
L’altro lato: William Blake, Aldous Huxley e i The Doors
È il 1° gennaio 1967 e Break on Through (To the Other Side) viene rilasciata. Il brano è un invito squarciare il velo di Maya, a vedere oltre le porte della percezione dove tutto è infinito. William Blake ha influenzato il pensiero della band fin dal principio.
È proprio il poeta inglese a parlare delle porte della percezione nel poema “Il matrimonio del cielo e dell’inferno” (1793), lo stesso verso da cui il gruppo trarrà il nome: The Doors, un nome che preannuncia spiritualità, poesia e psichedelia.
Non solo Blake, ma anche Aldous Huxley sarà un personaggio importante nella vita del cantante e nella canzone. Nel 1959 lo scrittore britannico pubblicherà “Le porte della percezione” nel quale scrive ciò che ricorda dopo aver assunto mescalina, un momento di riflessione secondo cui soltanto attraverso le sostanze stupefacenti l’uomo è in grado di crescere spiritualmente ed evadere dalla quotidianità.
Questi autori, questi pensieri, saranno una costante nella filosofia della band americana e dei loro testi.
Se dovessimo menzionare tutti i brani ispirati alla letteratura, probabilmente questo articolo assumerebbe le sembianze di un saggio accademico per tale motivo ci fermeremo qui, lasciandovi ascoltare i brani citati con un orecchio diverso.