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Grateful Dead: ecco cinque canzoni imperdibili

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I Grateful Dead sono stati un monumento musicale durante e dopo la controcultura. Le loro jam sono diventate iconiche e hanno costituito la colonna sonora lisergica del movimento hippy. Vediamo nel dettaglio una scelta di loro brani imperdibili.

Uncle John’s Band – Workingman’s Dead, 1970

Forse una delle più conosciute dei Grateful Dead. La melodia è facile da ricordare e l’arrangiamento bluegrass è abbastanza accattivante da renderla memorabile. Nata in realtà almeno un anno prima di essere pubblicata su LP, veniva suonata dal vivo già dal 1969.

Il brano è ben lontano dalle caratteristiche jam con cui i Grateful hanno fatto ballare milioni di fan, ma forse proprio per questo merita un posto tra i brani più originali che hanno scritto.

Piccola curiosità: il brano è stato accorciato rispetto alla versione live (Jerry Garcia, con una certa grazia, ha reputato la versione “un’atrocità”) e la frase “God Damn” è stata tolta per evitare guai con la distribuzione.

Truckin’ – American Beauty, 1970

Suonata per la prima volta dal vivo al Fillmore West di San Francisco, nell’agosto del 1970, il brano narra la vera storia di una retata della polizia antidroga ai danni dei Grateful, in un albergo di New Orleans.

È tra le canzoni dei Dead più suonate nei loro migliaia di concerti, vantando ben 520 esecuzioni, ed è stata inserita nella Library of Congress come “tesoro nazionale” nel 1997.

Un vero capolavoro di folk-blues il cui refrain “What a long, strange trip it’s been” è diventato un vero e proprio tormentone negli anni a venire.

Il lato B del singolo è Johnny B. Goode, giusto per non far mancare anche la loro versione.

Sugar Magnolia – American Beauty, 1970

Scritta da Robert Hunter e dal giovane Bob Weir è la seconda canzone più suonata dai Grateful Dead durante i loro concerti: ben 596 volte, secondo Deadbase X (la guida completa alle canzoni dei Dead).

Sembra che il brano parli della fidanzata di Bob Weir, anche se non è certo. Sicuro è invece il fatto che alcuni versi siano stati presi da Sourwood Mountain, una canzone folk degli Stati Uniti. È citata anche la storica Willys Jeep, che veniva letteralmente fatta saltare da una collinetta all’altra come un grillo.

Il singolo raggiunge la posizione no. 91 della Hot 100 nel 1973, in una versione live, ed è stato ricantato anche da Duane Allman.

The Music Never Stops – Blues For Allah, 1975

Una delle canzoni cantate da Weil, che, come un attore navigato, interpreta il personaggio di cui parla la storia. Divertente sapere che nasce al telefono. Durante una telefonata con John Barlow, l’autore del testo, Bob suona il riff iniziale e John canticchia di zanzare, pesci e uccelli. In quel momento John era nel suo ranch in Wyoming, e probabilmente stava riposandosi…

Ma l’estro creativo non può essere fermato. E così Bob continua il suo lavoro con John. Le armonie chitarristiche sono notevoli, con una scelta di accordi per nulla banale. D’altronde una delle particolarità del Weir chitarrista sta proprio nella sua incredibile conoscenza dello strumento, e delle potenzialità che gli può offrire.

Lo stesso accordo può essere suonato su tutta la tastiera, e può essere arricchito con colori che danno più o meno brillantezza al suono.

Gran pezzo davvero.

Touch Of Grey – In The Dark, 1987

Faccio ora un lungo salto in avanti per l’ultimo brano che vi propongo. I Dead, durante gli anni ’80, sono diventati delle divinità. Non potevano uscire di casa perché qualche fan li avrebbe riconosciuti, destinandoli ad un pessimo quarto d’ora di fastidi. Non che non amassero i propri fan (hanno fatto quasi 2500 concerti, alcuni gratis) ma non avevano fatto i conti con MTV.

Ed è proprio grazie alla tv che arrivano nuovi fan e la top 10 nella Hot 100 di Billboard, soprattutto grazie al video di Touch Of Grey. In concerto, davanti a centinaia di DeadHeads, i sei Grateful diventano degli scheletri-marionetta, guidati da fili perfettamente visibili, mischiando un divertente gioco ad una performance live.

Il brano lo canta Jerry Garcia, giusto pochi anni dopo un brutto periodo passato in coma diabetico. Il suo volto, qui, pare sereno, anche se l’eroina lo sta pian piano consumando.

— Onda Musicale

Tags: Grateful Dead
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