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Jim Morrison è morto, o forse no?

Jim Morrison e i The Doors

Il Re Lucertola e i misteri che si celano dietro il suo decesso. I miti non muoiono, continuano a sopravvivere nelle chiacchiere dei fan e dei media che nemmeno per un istante abbandonano teorie complottiste sulle loro dipartite.

Alcune hanno delle spiegazioni così lineari e precise, che quasi risulta difficile ignorare la possibilità di cospirazioni ben architettate.

Il Re Lucertola è morto

Uno dei nomi più importanti nel Club 27 è quello di Jim Morrison. Parigi, estate 1971, il leader dei Doors muore per overdose di eroina nella vasca da bagno. Questa è la versione ufficiale riportata sia da Pamela Courson – sua compagna e colei che ha scoperto il cadavere – sia dal frettoloso, e inaccurato, referto medico riguardante le cause del decesso.

O, per lo meno, ciò è quello che stato detto alla stampa e a chi era lui vicino, ma partiamo dal principio.

L’ultimo album

Come ben sappiamo Jim Morrison era un animo tormentato simile a quello dei poeti maledetti, ai quali si ispirava, e al contempo un uomo capace di fomentare la folla e scompigli ai concerti della band: droga, alcol, condanne per oscenità durante le esibizioni erano all’ordine del giorno.

L’evento più eclatante, che portò al suo arresto, fu quello al Dinner Key Auditorium di Miami dove il cantante mostrò i genitali al pubblico.

Dopo molti anni di fama e successo, tour in America ed eccessi, l’episodio dionisiaco sancì in parte il declino dei Doors inducendo quest’ultimi a prendere la decisione di tenere l’ultimo spettacolo al Warehouse di New Orleans per poi lanciare l’ultimo album “L.A. Woman”, nell’aprile 1971.

Parigi, Club 27 e le Seychelles

Pochi mesi dopo, il cantante abbandona la band per raggiungere Pamela Courson a Parigi lasciando in molti sorpresi della partenza improvvisa. Ed è in questo periodo che i giornali, e servizi segreti americani, cominciarono a vociferare di un’associazione chiamata “Club 27” il cui obiettivo era quello di uccidere i maledetti del rock poiché, con la loro musica, aizzavano le folle rendendole sovversive verso i governi.

Alcune testimonianze parlano di un agente segreto della CIA, un certo Jack Ryan, che sarebbe colpevole non solo dell’omicidio di Morrison, ma anche dell’assassinio di Bryan Jones, Janis Joplin e Jimin Hendrix.

Il modus operandi era sempre lo stesso: dopo essersi infiltrato nel loro entourage, il sicario li avrebbe uccisi per poi inscenarne il suicidio. Il batterista dei Doors, John Densmore, fu il primo a sostenere come l’amico fosse inquieto e turbato prima di volare a Parigi, a tal punto da aver espresso in diverse occasioni la voglia di simulare la propria morte e ricominciare una nuova vita alle Seychelles.

Anche Manzarek, tastierista della band, confermò questa versione, eppure nessuno di loro lo aveva preso seriamente. Quando il manager, Bill Siddons, disse che Jim era morto, Manzarek pensò che si trattasse dell’ennesima chiacchiera riguardante il cantante. L’agente venne mandato nella capitale francese per scoprire la verità, tuttavia era già troppo tardi: la bara era stata sigillata subito dopo la morte dell’artista e sepolta da quattro giorni, a Pere Lachaise.

Ad oggi l’ex tastierista continua a chiedersi se il decesso non sia soltanto una messa in scena.

Parigi e nuove testimonianze

Ed è qui che entrano in gioco due nuovi attori nel racconto. La migliore amica della Courson dichiarò che l’ammiraglio della Marina Statunitense George Morrison, il quale non parlava più col figlio da anni, si recò a Parigi per parlare in privato con lui.

Nessuno conosce l’argomento della conversazione, seppur alcune fonti giornalistiche ipotizzarono un accordo formulato tra la CIA e l’ammiraglio per far sì che Jim evitasse l’assassinio. Il patto era semplice: una volta abbandonata la scena musicale fingendo la propria morte nella capitale francese, la CIA avrebbe provveduto a ricostruire – con una plastica facciale – il volto del cantante così da assumere una nuova identità.

Barry Manilow o Jim Morrison?

Che sia vero, oppure no, resta il fatto che nel 1973 un cantante pop compare dal nulla a Las Vegas durante il concerto di Bette Midler.

Barry Manilow, questo è il suo nome, si siede al pianoforte e comincia ad esibirsi. Senza un passato, senza che nessuno lo abbia mai sentito nominare, è nato lo stesso giorno di Jim Morrison, la corporatura è la stessa, per di più molte perizie hanno dimostrato che lo spettro sonoro della voce è uguale a quello del Re Lucertola, dunque una compatibilità vocale del 100%.

Ad oggi, Manilow continua a tenere concerti a Las Vegas presso il casinò Paris. Una coincidenza può anche essere tale, il dubbio sorge nel momento in cui la canzone “Mandy” fa capolino nell’industria musicale nel 1974. Il testo parla di un uomo pentito di aver lasciato andare la propria donna, della quale rimpiange i baci e ne sente terribilmente la mancanza.

Un uomo che si accorge soltanto ora di aver realmente bisogno di lei e, nell’osservare lo sguardo luminoso delle persone che gli passano davanti, capisce quanto fosse stato felice con la sua compagna di nome Mandy. Per molti questo brano è dedicato a Pamela Courson morta proprio nel 1974 a causa di un’overdose e il titolo altro non sarebbe che l’abbreviazione della frase “Me and you”.

La morte di Jim Morrison in due libri differenti

Dalla capitale del peccato, passiamo a nuove teorie. La prima vuole individuare il luogo preciso in cui il cantante è deceduto. Sam Bernett, ex giornalista del “New York Times”, racconta nel suo libro “The End – Jim Morrison” che l’artista sarebbe scomparso nel bagno del Rock’n Roll Circus in seguito a una massiccia dose di eroina.

Per evitare lo scandalo, il corpo venne trasportato nell’appartamento di rue de Beaustreillis anche con l’aiuto di Pamela Courson.

Così scrive:

L’esuberante cantante di ‘The Doors’, il bellissimo ragazzo californiano,
era diventato un grumo inerte accartocciato nel cesso di un nightclub.
Quando l’abbiamo trovato morto, aveva un po’ di schiuma sul naso,
e anche del sangue, e il dottore ha detto: “Deve essere un’overdose di eroina”

Lo scrittore francese Jacques Rochard, invece, dichiara nel libro “Jim Morrison Vivo!” di aver incontrato il Re Lucertola negli anni Ottanta.

Non solo, afferma anche di averlo intervistato e di averne curato la pubblicazioni delle sue poesie.

Da musicista ad allevatore nel ranch

Una delle teorie più curiose è quella di Geralds Pitts, un uomo che nel 2009 sosteneva di essere l’agente di Morrison. Secondo quanto riferito a “Classic Bands” e a Gary James, l’artista ha comprato un ranch in Oregon nel 1999. Il manager è perfino entrato nei dettagli sul come il cantante avrebbe simulato la morte con un’overdose intenzionale di droga finendo in coma per sei settimane. Una volta risvegliatosi, sarebbe diventato un allevatore nel Nord America.

Pitts spiega che il Re Lucertola avrebbe effettuato questa mossa strategica per sfuggire ai mandati d’arresto federali per l’episodio di Miami, inoltre è convinto che anche le altre star morte a 27 anni siano state assassinate per poi farle passare come morti accidentali. In ogni caso, l’uomo non ha voluto svelare l’attuale identità del cantante.

I bonifici bancari inaspettati

Ultima tesi, ma non per meno importanza, un cassiere della Bank of America di San Francisco rivela di aver ricevuto diverse visite da parte di una persona nella quale riconosceva Jim Morrison. Fin qui, nulla di strano, se non fosse che questi incontri avvennero nel periodo dopo la morte dell’artista e per fare il trasferimento di un bonifico bancario.

Cosa sia vero o cosa sia falso non ci è dato saperlo, quel che ci piace pensare è che il Re Lucertola continui a vivere attraverso la sua musica negli animi dei fan.

— Onda Musicale

Tags: The Doors, Club 27
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