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Beatles: un viaggio tra storia e dicerie

The Beatles aneddoti.

Processi, biografie controverse e un bentornato floreale. Ogni band ha degli aneddoti da spifferare e i Beatles non sono da meno.

Charles Manson e gli Angeli dell’Apocalisse

Conosciuto come “White Album”, “The Beatles” esce nel novembre del 1968. Un doppio album che racchiudeva l’intero mondo del gruppo, una diversità di generi che raccontavano la storia dei Fab Four, ma soprattutto vi era la traccia che avrebbe anticipato l’heavy metal: “Helter Skelter”. Scritta da Paul McCartney, la canzone era stata concepita come risposta agli Who per la traccia più rumorosa mai registrata. A rendere famoso questo brano, però, ci pensò anche un tragico evento: l’eccidio di Cielo Drive.

Charles Manson, mandante della strage, era un accanito fan dei Beatles a tal punto da volerne diventare il quinto componente. In loro individuava i Quattro Angeli dell’Apocalisse i quali, attraverso “White Album”, dicevano lui e a suoi adepti di prepararsi a una lotta.

Piggies”, “Helter Skelter”, “Happiness Is a Warn Gun” e “Revolution 9” furono le quattro canzoni galeotte a cui l’uomo si ispirò per commettere gli omicidi. In “Revolution 9” aveva perfino sentito i Fab Four sussurrargli «Charlie, Charlie, mandaci un telegramma», come racconta Ed Sanders nel saggio “La “Famiglia” di Charles Manson – Gli assassini di Sharon Tate”.

In “Helter Skelter”, invece, individuò dei messaggi segreti riguardanti una guerra razziale dove i bianchi razzisti e non razzisti si sarebbero uccisi a vicenda fino a scomparire. Ma le guerre hanno un inizio, uno svolgimento e – si spera sempre – una fine. Per fuggire a morte certa, la Family avrebbe trovato rifugio nel sottosuolo e lì atteso il momento giusto per riemergere.

Poiché considerati incapaci di governare, la setta sarebbe tornata in superficie solo quando il potere fosse stato nelle mani degli uomini di colore: essendo gli ultimi bianchi rimasti, il ruolo predominante gli spettava di diritto.

Il leader chiamava questi avvenimenti proprio “Helter Skelter” in quanto considerava i versi della canzone non soltanto come delle linee guida da seguire al fine di compiere la strage, ma credeva che il brano descrivesse anche il ritorno alla luce della Family.

La sera che la polizia fece irruzione nella villa di Polanski, la scena che apparve loro fu agghiacciante: come se non bastassero i cadaveri, gli assassini avevano imbrattato i muri con frasi inquietanti.

«Death to pigs» era una di queste. Considerata un insulto verso le vittime, paragonate ai maiali da macellare, è un chiaro riferimento al brano “Piggies” contenuto in “White Album”. In realtà, si pensa che fosse stato scelto accuratamente quel verso perché rimandava ai Pigs – ovvero i poliziotti – affinché la colpa dell’eccidio ricadesse sulla comunità afroamericana.

“Everywhere there’s lots of piggies/Playing piggy pranks/You can see them on their trotters/
At the piggy banks/Paying piggy thanks/To thee pig brother”

Sullo specchio della camera da letto e sul frigorifero, il sangue di Sharon Tate menzionava il titolo di un’altra canzone dei Beatles: “Healter Skelter”. Nonostante l’errore ortografico, è palese di quale brano si sta parlando.

È il 10 agosto 1969 e un altro corpo viene trovato a Los Angeles. Leno LaBianca era una nuova vittima della Family, ma dopo averla uccisa, gli assassini le conficcarono una forchetta nello stomaco per poi scrivere sul muro «Death to Pigs» – sempre col suo sangue. Il fatto di aver usato la posata, sembrerebbe alludere all’ultimo verso di “Piggies”.

“Clutching forks and knives to eat their bacon”

I legali di Manson, nel 1970, cercarono di convincere John Lennon a testimoniare in tribunale. Il cantante rispose di non aver scritto lui la canzone e di conseguenza di non poter essere utile in alcun modo. Nella sua ultima intervista, il Beatle parlerà di Manson come di un ascoltatore “estremista” che vuole trovare per forza degli assurdi significati nelle loro canzoni.

A causa di queste personali interpretazioni, il 19 gennaio del 1971 “White Album” venne posto sul tavolo degli imputati durante il processo per i fatti di Cielo Drive.

The Beatles” fu riprodotto in aula seguendo fedelmente l’ordine della tracklist così da verificare se, in effetti, i Fab Four stessero davvero lanciando messaggi subliminali per far scoppiare una lotta armata.

Quell’album si rivelò tutto fuorché un grido di battaglia.

Brian Epstein e John Lennon

Molte sono le biografie scritte sui Beatles, alcune autorizzate, altre molto controverse. “The Lives of John” appartiene a quest’ultima categoria. Pubblicata nel 1988, dopo diversi anni di ricerca e 1200 interviste effettuate – almeno a detta dell’autore – con amici, conoscenti e domestici di Lennon, il libro è conosciuto fondamentalmente per la visione negativa che Albert Goldman fornisce della coppia Lennon-Ono.

Violento, eroinomane e schizofrenico, così appare il cantante.

Manipolatrice, prevaricatrice e una donna «dall’aspetto scimmiesco», così appare la Yoko.

Chi conosceva realmente l’artista condannò la biografia invitando ai lettori a non comprarla, la rivista “Rolling Stone” vi scrisse un articolo dove confutava le storie riportate da Goldman per screditarlo, Cynthia Lennon lo denunciò, Yoko Ono era intenzionata a farlo, ma decise di evitare ulteriore clamore mediatico.

Tra le pagine libro, però, compare anche la presunta storia sentimentale tra John Lennon e Brian Epstein, il primo manager dei Beatles.

“John Lennon raccontò […] che si era lasciato masturbare da Brian (nd. Epstein, il loro manager) perché “dovevo controllare l’uomo che aveva il controllo delle nostre vite e della nostra carriera”.
In realtà John e Brian non si limitarono ad un singolo rapporto sessuale durante la loro vacanza in Spagna. Furono sessualmente coinvolti per il resto della vita di Epstein […] John non poteva permettersi di rivelare quel tipo di intimità perché l’avrebbero marchiato come omosessuale. Infatti la prima volta che qualcuno prese in giro John per quel viaggio in Spagna, Lennon per poco non lo ammazzò”

Secondo Goldman, colui che ha rischiato la vita fu Bob Wooler, un promoter e dj che nel 1961 aveva offerto un ingaggio alla band. Il malcapitato chiese semplicemente “Come è andata la luna di miele?”, ma Lennon associò quelle parole al viaggio in Spagna che lui ed Epstein fecero insieme nel 1963.

Per questo gli tirò un pugno in pieno volto continuando a colpirlo, poi, con una pala trovata in giardino. La furia omicida del cantante venne fermata grazie all’intervento di tre persone, tuttavia Wooler andò in ospedale con il naso, una clavicola e tre costole rotte. Onde evitare uno scandalo, il promoter venne risarcito – e di conseguenza messo a tacere – con 200 sterline.

Ora, avendo intuito il disprezzo dell’autore nei confronti di Lennon, è lecito pensare che si sia inventato ciò per screditare l’artista, eppure altri testimoni e biografie parlarono di questa relazione.

Hunter Davies in “The Quarrymen” (2001) sostiene che lo stesso John gli confidò quel che era successo a Barcellona, ma ci credette soltanto quando Pete Shotton gliene ha dato conferma. Quest’ultimo, inoltre, era uno dei componenti dei The Quarrymen e parlò anche lui della vicenda nel suo libro “Lennon in my life” (1983).

Lo stesso cantante, in un’intervista a Playboy nel 1980, rispose alla domanda in merito alle voci che aleggiavano nei riguardi della passata – e presunta – storia.

“Sono andato in vacanza in Spagna con Brian, il che ha dato il via a tutte le voci secondo cui io e lui avevamo una storia d’amore. Beh, era quasi una storia d’amore, ma non del tutto. Non è mai stato consumato.
Ma abbiamo avuto una relazione piuttosto intensa. Ed è stata la mia prima esperienza con qualcuno che sapevo essere omosessuale. Me l’ha ammesso. […]
È stata proprio la combinazione della nostra vicinanza e del viaggio a dare il via alle voci”

Di qualunque tipologia fosse il rapporto tra John Lennon e Brian Epstein, poco importa, ciò di cui siamo grati a entrambi è di aver scritto la storia della musica con i The Beatles.

Welcome back, sir. Starr!

Era il 22 agosto del 1968 quando Ringo Starr decise di abbandonare la band. Non era un periodo semplice per i baronetti, anzi: il lancio della loro etichetta “Apple” aggiungeva nuove responsabilità sulle loro spalle, le continue tensioni interne e l’ormai persa compattezza del gruppo rendevano la registrazione di “White album” insostenibile.

Al termine di una sessione davvero problematica, nella quale Paul McCarteny aveva criticato duramente il modo in cui Ringo suonava la batteria, il musicista scelse di andarsene. Lennon fu il primo a cui lo comunicò. Nella biografia di Philip Norman, Ringo ricorda così quel momento

“Dissi: “Ho deciso di lasciare il gruppo perché non sto suonando bene e mi sento escluso e non amato, mentre voialtri tre siete così uniti”. E John rispose: “Pensavo che foste voi tre quelli veramente uniti”. Poi andai da Paul e gli dissi le stesse cose e lui rispose ripetendo le medesime parole di John”

Dopo aver dato le dimissioni, il Beatle se ne andò in Sardegna. Qui, assieme all’amico Peter Sellers, conobbe un polpo. Ammaliato dalle abitudini dell’animale, il batterista gli dedicò una canzone.

Scritta di suo pugno, “Octopus Garden” viene a galla fra le coste italiane. C’è chi dice che il brano fosse un escamotage del musicista per dimostrare agli altri baronetti di essere alla loro stessa altezza, qualsiasi sia la reale motivazione, siamo grati allo chef che decise di cucinargli il mollusco.

La band, però, non era la stessa senza di lui. Per questo, come ricorda lo stesso Starr, ricevette un telegramma da parte dei Fab Four (in quel caso Fab Three) in cui gli chiedevano di tornare. «You’re the best rock’n’roll drummer in the world. Come on home, we love you».

E Ringo decise di accettare l’offerta di pace.

Era il 3 settembre 1968 e Ringo Starr varcò la soglia degli studi di Abbey Road, trovando una sorpresa ad attenderlo: Mal Evans, su idea di George Harrison, aveva coperto il suo kit di tamburi di fiori come gesto di benvenuto.

I Beatles erano di nuovo insieme e stavano registrando l’ultimo album.

— Onda Musicale

Tags: John Lennon, The Beatles, Ringo Starr, George Harrison, Yoko Ono, Brian Epstein, Quarrymen
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