Musica, letteratura inglese e grande rock. Tutto questo sono gli Uriah Heep, e ora li conosceremo un po’ meglio.
Londra 1969/Londra 1849
Gli Uriah Heep nascono alla fine degli anni ’60 e, esattamente in quel momento, la musica europea si preparava al grande scisma dei Beatles, già nell’aria da un po’ anche se nessuno ci avrebbe mai voluto credere. Il grande sogno hippy si stava sciogliendo dopo la summer of love, la guerra in Vietnam era ancora lontana dal terminare e qualche movimento tellurico iniziava a farsi sentire prepotentemente. In Inghilterra, per la precisione.
Intendiamoci, non sono solo più canzonette già da un po’ di anni. Già da quando i Beatles hanno sfornato Revolver e da quando gli Who o i Kinks hanno iniziato a suonare, ma quelle io le chiamo scintille.
L’incendio vero e proprio c’è stato dopo.
Tra i primi a smuovere le terre emerse della musica rock ci sono stati i Deep Purple che, usciti nel 1968 con Shades Of Deep Purple, fanno già presagire che ci sono grandi cambiamenti in corso. E poi, giusto l’anno successivo, i Led Zeppelin mostrano l’incredibile estro musicale di Jimmy Page, già noto per la sua presenta negli Yardbirds prima e fondatore di una delle band più iconiche ed importanti di quel presente e del nostro futuro.
Tra gli altri, un po’ in sordina e camminando con il passo silenzioso di un elfo, si fanno conoscere anche gli Uriah Heep. Il nome, scelto dopo una serie di formazioni più o meno fortunate, è quello di un personaggio del David Copperfield di Charles Dickens. Il cattivo del libro, per l’esattezza.
Cinque anni in crescendo
Il loro primo disco esce nel 1970 e si intitola …Very ‘Eavy, …Very ‘Umble, e non è un granché. Soprattutto se paragonato ai contemporanei Zeppelin o Purple. Eppure il pubblico non manca, quindi perché rischiare di perdere un’occasione d’oro?
E così, anno dopo anno, disco dopo disco, gli Uriah scalano le classifiche e tirano fuori dischi sempre più interessanti. Contemporaneamente il nucleo principale della band inizia a sfaldarsi, con l’addio da parte di Alex Napier e Nigel Olsson, i primi due batteristi. Per ora ne rimangono solo quattro: David Byron alla voce, Mick Box alla chitarra, Ken Hensley alle tastiere e Paul Newton al basso.
Il posto di Olsson (ultimo batterista ad andare via) viene preso da Keith Baker, ma non ricordatevelo, tanto va via anche lui. Il secondo disco (Salisbury, 1971) si fa ascoltare un po’ di più, e regala una serie di tracce piuttosto interessanti. Tra tutte Bird Of Prey brano che una decina di anni più avanti verrebbe inserito nel filone epic metal. Che ancora non esisteva.
Quindi, dopo che Baker molla il gruppo per lasciare il posto a Ian Clarke, partono per un tour negli USA, per far sentire il loro rock anche dall’altra parte dell’oceano. Nel 1972 esce quello che viene definito come il loro capolavoro, Demons & Wizards.
Ovviamente la formazione è cambiata. Via Clarke (ed il quarto batterista) e via anche Newton. Così batteria e basso vengono sostituiti rispettivamente da Lee Kerslake e da Gary Thain. Il disco riceve le critiche migliori da parte di Rolling Stone (che modifica ampiamente il proprio giudizio dal “mi suicido se fanno successo” relativo al primo disco a “si stanno trasformando in una band di prim’ordine”) e li porta ad avere il successo che meritano.
E poi tutta una discesa che li porta a passare dai check point The Magician’s Birthday nel 1972, Sweet Freedom nel 1973 e Wonderworld nel 1974.
Caduta libera
Come sempre le mie storie narrano di band che all’apice della loro carriera ne combinano una sbagliata, o si trovano al momento sbagliato, nel posto sbagliato, con la persona sbagliata. E tutto scompare con un puff, come una bolla di sapone.
Sì perché Byron, il cantante, è alcolista. Quando hai dei tour da portare avanti può essere un problema: essere lucidi durante il lavoro aiuta. E nel 1976 molla. Al suo posto arriva John Lawton. Ma non è il solo a raggiungere gli Uriah. Gary Thain lascia il suo posto da bassista nel 1975, sostituito da John Wetton, che verrà a sua volta sostituito da Trevor Bolder. Batteristi 4 – bassisti 4. Pari e palla al centro.
Gli album dal 1975 al 1977 avranno questa formazione, ma è evidente che qualcosa sia cambiato. Oltretutto, nel 1979, pronti per registrare Conquest (1980), Lawton e Kerslake lasciano la band. Batteristi 5, bassisti 4, cantanti 2. Il disco non entusiasma nessuno, neanche gli stessi Heep. Hensley molla tutti e se ne va. Aggiorno la classifica: batteristi 5, bassisti, 4, cantanti 2, tastiere 1.
In pratica del nucleo originale è rimasto solo Mick Box.
Un futuro nostalgico
E infatti gli Uriah Heep, che esistono ancora, sono guidati proprio da Box. Tra gli anni ’80 e ’90 escono una serie di dischi che gli permetteranno di continuare a rimanere a galla, ma è con l’arrivo di Bernie Shaw alla voce che finalmente trovano una certa stabilità. La sua voce ha qualcosa che gli altri non avevano e li riporta ai fasti di Byron.
In questo periodo i dischi si fanno sempre più rari, ma non i concerti. La band è decisamente più attiva dal vivo che non in sala di registrazione. I nostri continuano a fare dischi ancora oggi (l’ultimo, Chaos & Colour, è del 2023) ma pian piano invecchiano anche loro. Qualcuno muore (Trevor Bolder, cancro), qualcuno lascia per motivi di salute (Kerslake, che era ritornato nel 1982, per morire nel 2020).
Eppure ascoltarli è sempre figo. Non saranno i Deep Purple o gli Zeppelin, ma gli Uriah Heep hanno qualcosa che non puoi fare a meno di amare. La loro biografia è costellata di gente che se ne va o che ritorna ma, nonostante tutto, sono ancora e sempre gli Uriah Heep.
Classifica finale:
- Batteristi: 7, con epico ritorno di Lee Kerslake. Ora dietro le bacchette c’è Russell Gilbrook;
- Bassisti: 8, anche Bolder molla e poi riprende poco dopo. Il bassista attuale è Dave Rimmer;
- Cantanti: 6, tutti diversi. Alla voce Barnie Shaw;
- Tastieristi: 3. Phil Lanzon, dal 1986;
- Chitarristi: 1, il mitico e immortale Mick Box.