Il primo disco politicamente impegnato degli U2.
Quarant’anni fa, come oggi, la guerra sembrava essere il tema principale delle nostre vite. Quarant’anni fa, come oggi, “War” affronta questioni sociali e politiche che non sono cambiate nel tempo.
Quarant’anni fa, gli U2 pubblicavano il loro primo disco impegnato trattando il tema della Guerra Fredda, della questione nord-irlandese e delle guerre scatenate senza un perché.
“La guerra sembrava essere il tema del 1982, ovunque guardassi, dalle Falkland
al Medio Oriente e al Sud Africa, c’era la guerra”
Le parole di Bono fanno da eco a quelle del bassista Adam Clayton secondo cui c’era sempre «qualche conflitto in corso; la tv e i media riferivano di un sacco di sommovimenti sociali e noi ci concentrammo su questi». Difatti, il terzo album del gruppo rock irlandese trae il suo nome proprio dalla percezione che questi avevano del mondo.
“War”: la svolta
Se i primi dischi, “Boy” e “October“, erano composti da tematiche personali e religiose, “War” ha interessi differenti e influenze del post- punk, della new wave e della british invasion.
Le chitarre di The Edge sono assecondate da una sezione ritmica più potente rispetto ai lavori precedenti, mentre arrangiamenti con violini, fiati e cori femminili accrescono la potenza di alcuni brani rendendoli quasi un pugno allo stomaco. La voce di Bono, inoltre, rivela anche tonalità e timbri taglienti: non soltanto acuti, bensì l’energia di chi fa della pace la propria crociata.
Un messaggio di unità e fratellanza
“Sunday Bloody Sunday” apre la strada a questo percorso di guerra. Ispiratasi alla strage dei civili nord-irlandesi, avvenuta il 30 gennaio 1972 da parte dell’esercito britannico, tredici persone persero la vita durante una manifestazione pacifica a Drerry.
Nonostante sia ormai automatico associare quest’urlo di protesta agli U2, la prima persona a raccontare il tagico evento fu John Lennon, il quale compose “Sunday Bloody Sunday” pubblicandola nell’album “Sometime In New York City”.
La band, invece, decise di scrivere una versione che mostrasse all’ascoltatore quale fosse la situazione dell’Irlanda devastata dalla guerra degli anni Settanta. Un versione che prese forma grazie a The Edge che ne concepì il testo, ma soprattutto dopo un confronto avuto con alcuni esponenti dell’IRA a New York.
Senza condannare il governo inglese e i sostenitori della fazione, il gruppo parlò in modo dettagliato di quella “bloody sunday” con l’intento di trasmettere un messaggio di pace e fratellanza affinché drammi del genere cessassero di esistere.
How long must we sing this song? How long, how long? ‘Cos tonight We can be as one, tonight.
Purtroppo, mi sento di rispondere che questa canzone dovrà essere cantata per sempre. Il brano, però, fu la salvezza per gli U2. Vicini allo scioglimento, “Sunday Bloody Sunday” condusse la band in cima alle classifiche.
Spiega Bono
“Volevamo semplicemente fermarci. Non riuscivamo a venirne fuori. Alla fine ci è riuscito The Edge. Iniziò a comporre una canzone, Sunday Bloody Sunday.
Disse che avremmo potuto scrivere del settarismo nel nostro Paese. Poi io ebbi l’idea di contrastare l’assurdità della Rivolta di Pasqua e tutto quel bla-bla-bla con Gesù sulla croce.
Il netto contrasto tra le persone che tolgono delle vite per sostenere ciò in cui credono e quelle che donano la propria vita: questa è la dialettica al centro di Sunday Bloody Sunday “
La scelta di appoggiare la pace piuttosto che la guerra, portò gli U2 ad inimicarsi parte degli irlandesi
«But I won’t heed the battle call» e la pace arrivò negli anni Novanta anche grazie al contributo non indifferente del gruppo. Il nucleare proliferava e la paura che la fine del mondo potesse verificarsi a causa di un incidente allertava il mondo – cosa che in effetti accadde tre anni dopo a Chernobyl. “Seconds“, parla proprio di questo timore. «Takes a second to say goodbye, say goodbye» il verso è terribilmente attuale, più rara è la voce che canta le prime due strofe: questa è una delle poche occasioni in cui The Edge fa da solista.
Può una canzone d’amore diventare una celebrazione politica? A quanto pare sì
“New Year’s Day” era nata come dedica alla moglie di Bono, ma il movimento polacco Solidarność e Lech Walesa furono l’epifania che tramutò il brano in un inno ispirato alla prima organizzazione sindacale indipendente del blocco sovietico. L’invocazione della pace e dell’unità, è caratterizzata da una linea di basso potente e immediata, seguita da un riff di chitarra distorto e dall’inconfondibile falsetto del cantante irlandese.
Divenuto il primo e vero successo commerciale degli U2 – entrò nella top ten britannica e nella Billboard Hot 100 – nel 2004 la rivista Rolling Stone l’ha classificata come la 435sima più grande canzone di tutti i tempi.
Sono molte le generazioni stanche dei conflitti, di piangere vittime innocenti, di vedere il sogno di essere uniti sgretolarsi davanti ai loro occhi
“Like Song…” è forse l’emblema dei giorni nostri dove «a generation without name, ripped and torn, nothing to lose nothing to gain». “Drowning Man” tende la mano a chi soffre ricordandogli che insieme tutto è possibile. Simbolica è la scelta del brano successivo: la mano tesa sembra essere rivolta proprio alla bimba che abita in un campo profughi e cantata in “The Refugee“. Quest’ultima canzone è una ballad atipica composta in crescendo e priva di bridge tra i vari chorus, un’altra caratteristica che contraddistinguerà gli U2 da chiunque altra band.
L’amore, come la politica, è uno dei fili conduttori di “War“. “Two Hearts Beat as One“, oltre ad essere stato un grande successo, possiede un sound più leggero e funk con un testo che invita l’ascoltatore a cercare il bene nel prossimo e a superare le divisioni.
Ci troviamo alla fine dell’album dove “Red Light” tocca il tema della prostituzione, “Surrender” parla di Sadie che «she got herself up on the 48th floor / Gotta find out / Find out what she’s living for» e “40” chiude il disco.
In realtà, “40” chiuderà molti dei concerti della band. Ispiratosi al Salmo 40 della Bibbia, la canzone venne registrata durante le ore finali di una sessione. Adam Clayton aveva già abbandonato lo studio quando gli altri membri pensarono a una traccia che potesse essere il degno finale di un disco impegnato. Per questo The Edge, oltre che la chitarra, in “40” suona il basso – tant’è che nei live lui e Clayton si scambiano gli strumenti.
Un successo senza fine
“War” non è soltanto il primo disco impegnato della band irlandese, ma è anche il primo album degli U2 a diventare il numero uno nelle classifiche britanniche – a tal punto da soppiantare “Thriller” di Michael Jackson. Negli Stati Uniti raggiunse un nuovo primato certificandosi come disco d’oro, mentre nel 1989 “Rolling Stone“ lo classifica alla 40esima posizione nella lista dei “100 migliori album degli anni 80”. Il 2012 è un nuovo anno felice per il disco che venne collocato, sempre dalla rivista, al 223esimo posto nella lista dei “500 migliori album di tutti i tempi”.
Un successo senza fine, un messaggio che non dovremmo dimenticare mai.