Nei giorni scorsi buona parte dell’attenzione della stampa specializzata è stata catalizzata dalle date italiane del primo tour d’addio di Roger Waters, ‘This is Not a Drill’.
Reportage ed articoli dedicati convergono tutti su un punto: questo è uno dei concerti più politici che il pubblico italiano ricordi
In effetti non solo le canzoni in scaletta sono piene di significato politico, pensiamo a ‘Sheep’ o ‘Two sun in the sunset’ o alla celeberrima ‘Money’ ma anche i suoi discorsi e le immagini proiettate che guidano lo spettatore per tutta la durata del concerto lo sono. Infatti, sui maxi schermi i momenti di nostalgia con le vecchie foto insieme a Syd Barrett e la famosa istantanea dal family album, vengono alternati dalle terribili proiezioni di ‘Collateral murder’ il video divulgato nel 2007 da Wikileaks che mostra dei soldati americani mentre sparano contro civili disarmati in Iraq uccidendoli e le foto di Regan, Clinton, Bush, Obama, Trump e Biden con la didascalia ‘War Criminal‘ – criminale di guerra.
L’inizio e la fine
Uno show completo che inizia con la nuova versione di Comfortably Numb ‘de-ghilmurizzata’ dall’atmosfera tetra ma allo stesso tempo lirica e termina con l’ immancabile suono della fisarmonica di Outside the wall e con le lacrime di tutto il pubblico pagante mentre osserva Roger e la band che si eclissa dal palco dopo aver passato in rassegna ed abbracciato idealmente i suoi fan uno per uno. La scaletta proposta da Roger Waters ripercorre tutti i periodi artistici dell’autore, dai primi Pink Floyd alla carriera da solista. Uno show politico appunto, tanto che ad alcuni è sembrato una specie di comizio, che non poteva non generare polemiche.
La data aggiunta a Bologna
Ricordiamoci che la data del 21 aprile a Bologna è stata aggiunta al tour in un secondo momento perché le autorità polacche hanno censurato Roger Waters per via delle sue posizioni sulla guerra in Ucraina annullando il concerto che avrebbe dovuto tenersi a Cracovia in quella data. Ma anche uno spettacolo a 360°, che ti inghiotte e che mentre ti trascina giù vorresti non finisse mai. Il mega concerto evento di un ragazzo di 80 anni che non finisce mai di stupire i suoi fan, dal quale si esce in silenzio e senza parole, con la pelle d’oca e gli occhi lucidi e con la consapevolezza che la messa in scena appena vista bella o brutta che sia rappresenta fedelmente è la vita vera e che questa non una esercitazione.
Un po’ meno notizia invece hanno fatto le sue dichiarazioni dal palco in appoggio alla lotta per la sanità in Calabria
A darne notizia per prima è stata la giornalista Stefania Maurizi che riporta su twitter le parole pronunciate da Waters “Fuck the nuclear weapons, we need money for hospitals in Calabria“: che si fottano le armi nucleari, [noi] abbiamo bisogno dei soldi per gli ospedali in Calabria. Poche parole meno di una dozzina ma lanciate come sassi contro le classi dirigenti responsabili di questo ennesimo crimine contro l’umanità: quelli che riempiono gli arsenali e chiudono gli ospedali, quelli che, come si legge sul maiale volante dagli occhi laser che irrompe sopra le teste degli spettatori ad un certo punto del concerto “steal from the poor, give to the rich” – rubano dai poveri per dare ai ricchi.
Quindi affianco alla causa palestinese, la difesa delle terre dei nativi americani e alla lotta contro le armi nucleari, anche la questione dello sfascio della sanità in Calabria a causa delle politiche neoliberiste trova posto tra i temi che stanno a cuore al cantante
Il co-fondatore dei Pink Floyd si riferisce in particolare alla questione delle proteste per la riapertura dell’ospedale di Cariati (CS) che lo vede tra i co-protagonisti. Si avete capito bene Roger è il più famoso tra i sostenitori di questa piccola grande battaglia di civiltà che si svolge nella cittadina calabrese affacciata sul mare. L’ospedale chiuso alcuni anni fa tra mille polemiche coi ‘Decreti del Commissario ad Acta per l’attuazione del Piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario della Regione Calabria’ ed occupato in segno di protesta da un gruppo di cittadini durante la pandemia per cercare di ottenerne la riapertura.
A questo punto entra in scena il nostro rocker impegnato preferito che non appena appresa la notizia dell’occupazione partecipa alle riprese del docufilm che ne racconta la storia “C’era una volta in Italia – Giacarta sta arrivando” di Federico Greco e Mirko Melchiorre. Da dove definisce la lotta dei ‘Kariati Kids’ (i ragazzi di cariati, ndt) giusta ed eroica e lancia il suo primo appello alle autorità a riguardo con quattro taglienti parole “Aprite l’ospedale di Cariati subito!”
Quello sarà un momento di svolta per l’ospedale ed il diritto alla sanità pubblica in Calabria
Ma come è arrivato il nostro Roger ad appoggiare la battaglia dei ragazzi del comitato per la riapertura dell’ospedale di Cariati con le sue dichiarazioni nei film e nei concerti? Lo abbiamo chiesto ad uno di loro, Cataldo.
Ciao Cataldo, come va? Potresti parlarmi di voi e del vostro incontro dell’altra sera con Roger Waters?
<<Ciao, noi siamo le Lampare un comitato per i diritti che da anni porta avanti la battaglia per la riapertura del nostro ospedale qui a Cariati in provincia di Cosenza. Un territorio marginalizzato, dimenticato da molti ma non da Roger, che si è unito nella nostra lotta. Pensiamo che la sanità sia un diritto umano fondamentale imprescindibile. Parteciperemo alle prossime amministrative. L’incontro è stato nel suo camerino durante la pausa del concerto della sera di venerdì 28 aprile all’Unipol arena. Ero emozionatissimo, prima di dell’incontro pensavo che sarei svenuto. Ma non appena abbiamo iniziato la nostra veloce conversazione mi sono sentito subito meglio: è una grande persona e ti mette subito a tuo agio, poi abbiamo avuto un veloce scambio di battute, ci ha detto che ci sostiene, ed abbiamo fatto una foto con lo striscione della nostra protesta ed il giorno dopo ha rilanciato la nostra causa dal palco nella sua, forse ultima, tappa in Italia>>.
Come avete fatto a raggiungerlo? E quanto è stato importante il suo contributo?
<<A raggiungerlo ci ha pensato Ken Loach. Durante le riprese del nostro film, il regista di ‘We missed you’ ha detto la sua sulle politiche neoliberiste e poi ci ha messo in contatto con Waters il quale si è messo a disposizione immediatamente. D’altronde conosciamo le sue idee a riguardo, che lui non si fa problemi ad affermarle senza mezzi termini. Il suo contributo alla nostra causa è stato fondamentale: le sue dichiarazioni sono state come un terremoto, all’improvviso i kariati kids erano sulla bocca di tutta la politica regionale e il giorno dopo siamo stati contattati dal presidente della regione in persona che ha preso con noi impegni chiari sull’ospedale di cariati. Ora stanno seriamente lavorando per la riapertura dell’ospedale che dovrebbe iniziare già prima dell’estate ed essere a pieno regime per il prossimo anno. Senza l’aiuto di Roger Waters non credo che sarebbe stato così facile>>
Quindi possiamo dirlo senza paura di sbagliare: grazie alla vostra iniziativa e al contributo di Roger un intero territorio ha ottenuto la vittoria nella sua battaglia per il diritto alla salute, è così?
<<Assolutamente sì, noi i cittadini di Cariati e della Calabria gli saremo sempre molto grati a questo grande uomo che è molto più di un artista, che non si chiude nel muro del suo attico a Manhattan ma sta fra la gente, ne condivide la vita e le lotte. Anche per questo saremmo fieri di ospitarlo nella nostra terra, abbiamo un ottimo vino e dell’ottimo cibo>>.
Quindi è vero: together we stand divided we fall? Anche in Calabria?
<<Assolutamente si, anche in Calabria>>
Buona fortuna.
In conclusione
Roger Waters non è soltanto il cantante, il bassista, lo scrittore e compositore, insomma l’ artista completo e poliedrico che abbiamo tutti imparato ad amare, è molto di più: un grande uomo pieno di risorse. A tutti i suoi critici, a tutti quelli che non lo sopportano possiamo rispondere con le sue parole all’inizio di questo suo ultimo fantastico spettacolo:
“If you’re one of those “I love Pink Floyd but I can’t stand Roger’s politics” people
you might do well to fuck off to the bar right now”
(articolo scritto da Domenico Mazza)