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I  primi dieci anni di Psycho Tropical Berlin a pochi giorni dall’uscita del nuovo album dei La Femme

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Nel gergo musicale quando, parlando del lavoro di una band ci si riferisce ad esso come ‘l’album della maturità’ , significa che si riconosce a questo album alcune proprietà ritenute come caratteristiche del gruppo in questione, la sua prima pietra miliare.

In questo album viene esplicitato chiaramente lo stile ed i temi trattati nei testi delle canzoni, ma non solo:

le ambientazioni, la scelta dei tempi e perfino gli strumenti utilizzati. Tutti quei lavori che sono venuti prima vengono identificati da quel momento in poi come i primi singoli o i lavori giovanili, e noi ascoltatori cu aspettiamo che l’onda lunga di questo album continuerà a determinarne il temperamento del gruppo per molto a venire. Spesso capita di trovare nelle discografia di molti artisti dei veri e propri cambi di rotta musicali dall’album della maturità in poi. Ad esempio Vasco Rossi nel 79  pubblica ‘Non siamo mica gli americani’ e da lì, abbraccerà sonorità sempre più rock a discapito della musica d’autore con la quale aveva iniziato la sua carriera musicale, o Jovanotti-Cherubini che ha addirittura cambiato perfino il nome.

Capita inoltre molto spesso che un album così definito diventi un vero e proprio classico della musica che assuefa gli ascoltatori con la sua firma sonora per ancora molto tempo dopo la sua pubblicazione

Psycho Tropical Berlin ha una particolarità in più cioè oltre ad essere già un classico e a poter essere a pieno titolo definito come l’album della maturità dei La Femme è anche il loro album debutto. Ma chi sono i La Femme, questo gruppo dal nome così séduisant e cosa contiene il loro primo album Psycho Tropical Berlin? (E soprattutto perché bisogna assolutamente ascoltarlo?!?)

Anche se nei ricordi di chi scrive sembra solo ieri Psycho Tropical Berlin ha compiuto pochi giorni fa i suoi primi 10 anni: è uscito infatti il 8 aprile 2013, ed oggi, a pochi giorni dall’uscita del loro ultimo album prevista per il 19 maggio, non sembra invecchiato di un sol giorno.

Il quadro

Dal 1994 è in forze una legge in Francia che obbliga le emittenti radio a trasmettere una quota molto significativa di musica francofona, parte della quale di band emergenti. Secondo alcuni questa norma serve a frenare l’invasione della musica anglofona garantendo appunto grande spazio dedicato alla musica cantata in francese, secondo altri, nonostante gli scopi dichiarati della legge esse è in realtà funzionale al mantenimento del soft power di Parigi sulle ex colonie in quanto incentiverebbe gli artisti del di questi paesi che sperano di arrivare con i loro successi fino alle radio francesi a continuare a cantare, appunto, in francese. Vi ricordate di Aïcha di Cheb Khaled?Ecco.

Alcuni gruppi però,specie i più bravi, non avrebbero avuto bisogno di nessuna corsia preferenziale per raggiungere il successo e la stima di decine di migliaia di fan. I La Femme sono sicuramente uno di questi.

La band

I La Femme sono un gruppo francese dallo stile difficilmente inquadrabile, variano dal rock alla musica psichedelica, dai tormentoni passando per l’acustico alla musica elettronica e molto altro ancora(anche da venire). Nascono nel 2010 nel college di Biarritz nell’estremo sud ovest della Francia su impulso del tastierista Marlon Magnée e del chitarrista e thereminista Sacha Got come si può leggere in una loro recente ultima intervista per ‘Le Monde’. Il duo si allarga presto includendo Sam Lefévre al basso e Noé Delmas e Lucas Nunez Ritter alla batterie. Da questa prima formazione la band, che evolverà ancora ed ancora, prende il nome di La Femme; ad oggi i La Femme hanno 6  componenti attuali ed altrettanti ex collaboratori tra cui molte donne, più di 1 300 000 ascolti mensili su Spotify e 4 album studio, vari singoli e dal loro sito pare che il quinto album stia per uscire in premiere il 19 maggio sulle piattaforme.

L’album

Il titolo è immediatamente chiaro nell’atmosfera che descrive ma assolutamente mistico nel messaggio. Sulla copertina sono disegnate su uno sfondo con un raggiante sole rosso che cala tra alcuni alti palazzoni della vegetazione tropicale ed al centro una donna dagli occhi brillanti che sembra in possesso di chissà quali poteri sciamanici. In somma prima ancora di iniziare l’ascolto un veloce sguardo non fa’ che aumentare la curiosità.

L’impatto con il muro di musica una volta messe su’ le cuffie si apre con i suoni psichedelici delle tastiere, delle percussioni che ti fanno credere che le casse stiano graffiando, ed un semplice ma coinvolgente riff ripetuto da li in poi in sottofondo per tutta la canzone. Poi arriva il testo che, per molti viaggiatori low cost come me, è un vero e proprio manifesto, ‘Antitaxi’ semplice e chiaro: ‘Prends le bus, anti-taxi’ e cioè appunto prendi il bus, anti-taxi!

Ma non è tanto il testo quanto il ritmo trascinante inizia a farti roteare involontariamente le spalle

Ritmo che una volta scaldati sulla prima traccia continua a tenerti su e viene affiancato dalla voce ammiccante di una delle cantanti nella secondopezzo ‘Amour dans le motu che è invece una vera e propria canzone contro la guerra. Le prossime tre tracce sono le più misteriose: ‘La Femme’-‘Interlude’-‘Hypsoline’ in successione quasi un concept a sé all’interno dell’album, portano invece una atmosfere più scura e nuvolosa per nove lunghi minuti di musica in totale più fermi, più riflessivi. La sesta traccia è la più famosa dell’album, usata perfino per una pubblicità da una nota casa produttrice di automobili, è la canzone usata come premiere dell’album: definita da wikipedia come surf-music (probabilmente solo perché parla di tavole da surf, che fantasia.) e riprende effettivamente uno stile molto vintage e porta alla mente alle capigliature cotonate di ragazze in bikini. Un perfetto tormentone estivo. Parliamo di ‘Sur la plance’ ascoltandola restare fermi è impossibile.

A questo punto il microfono passa alla più bassa e pacata voce del cantante maschile per due pezzi dal ritmo trasportante, e dal testo malinconico:

It’s time to wake up (2023)’ e ‘Nous Etion Deux’. Come avrete notato, a dimostrare ulteriormente che i La Femme non hanno bisogno di alcun trucco per scalare le classifiche entra in gioco il mix linguistico, infatti essi passano spesso dal francese all’inglese allo spagnolo per i loro testi.

A questo punto si riparte a saltare sulle percussioni punk di ‘Packshot’ ma l’adrenalina si attenua subito quando dopo appena 2:56 min, tempo tipico del punk, si passa ai suoni più psichedelici su un ritmo più lento, cardiaco, a tratti quasi disturbanti di ‘Saisis La Corde’ e le note magnetiche e e la voce seducente de ‘Le Blues de François’. L’album procede con la veloce ‘Si Un Jour’ l’interminabile  ‘La femme Ressort’ e, in conclusione è impossibile non ballare di nuovo con ‘Welcome America’.

Conclusione

Come dicevamo essendo brillantemente sopravvissuto al suo decimo compleanno Psycho Tropical Berlin entra a pieno titolo tra i classici della musica francese ed internazionale, un album che è sempre un piacere riascoltare e che come dicevamo getta le basi dello stile unico dei La Femme che caratterizzerà tutti gli album successivi e tanto ricercate dai loro fan. Un album quattordici canzoni per un totale di 57 minuti e 57 secondi di continua e crescente dopamina, Psycho Tropical Berlin dimostra di essere un capolavoro vero perché non teme il tempo, anzi lo piega e lo domina per farci ballare sulle sue canzoni. Io aspettando la premier sui social per il loro nuovo album ‘Paris-Hawaï’ in uscita il 19 maggio e nell’ansia di ascoltarlo tutto dall’inizio alla fine vado a riascoltarmi tutta la discografia, e vi consiglio di fare lo stesso, iniziando proprio da Psycho Tropical Berlin.

(Articolo scritto da Domenico Mazza)

— Onda Musicale

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