Musica

“Blowin’ in the Wind” di Bob Dylan: la canzone che ha sfiorato l’anima di una generazione

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Blowin’ in the Wind è una celebre canzone di contenuto pacifista scritta da Bob Dylan nel 1962 e pubblicata la prima volta l’anno successivo nell’album The Freewheelin’ Bob Dylan.

Questo brano è da molti considerato il manifesto della generazione dei giovani americani disillusi dalla politica portata avanti negli anni cinquanta e sessanta dal loro paese e sfociata, dapprima nella guerra fredda, e poi nella guerra del Vietnam (1955-1975).

Introduzione

Blowin’ in the Wind” è una canzone iconica che è diventata un inno di protesta e di speranza nel movimento per i diritti civili negli anni ’60. Scritta e interpretata dal leggendario cantautore Bob Dylan (al secolo Robert Allen Zimmerman), la canzone ha affrontato temi sociali e politici che hanno risuonato nell’animo di un’intera generazione. La sua bellezza e la sua profondità hanno reso questa canzone una pietra miliare nella storia della musica e un simbolo di cambiamento sociale.

Origine e composizione

Bob Dylan scrisse “Blowin’ in the Wind” nel 1962, quando aveva appena 21 anni. La canzone fu influenzata dalle tradizioni folk e blues che Dylan ammirava profondamente e dai cantanti come Woody Guthrie. La melodia semplice e coinvolgente si sposò perfettamente con i testi potenti, creando un’atmosfera di riflessione e contemplazione.

How many roads must a man walk down
Before you call him a man?
How many seas must a white dove sail
Before she sleeps in the sand?
Yes, and how many times must the cannonballs fly
Before they’re forever banned?

Le tematiche di un grande successo

La forza di “Blowin’ in the Wind” risiede nei suoi testi, che pongono domande significative sulla guerra, l’ingiustizia razziale e la pace nel mondo. La canzone pone una serie di interrogativi retorici che fanno riflettere l’ascoltatore sullo stato del mondo e sulla responsabilità di ciascuno di noi nel cercare soluzioni. Questi temi universali hanno fatto sì che la canzone fosse adottata come inno per il movimento per i diritti civili.

Gli spunti religiosi

Anche se non è propriamente una canzone di carattere religioso, è stata adottata da molte associazioni religiose sia cattoliche che protestanti; parte della melodia è richiamata nel brano Se m’accogli. Nel 1997, Bob Dylan eseguì la canzone davanti a Papa Giovanni Paolo II, che disse alla folla di 300,000 giovani cattolici come la risposta fosse effettivamente “in the wind” (“nel vento”) – non nel vento che fa volare via le cose, ma piuttosto “nel vento dello spirito” che porta a Cristo. Nel 2007, Papa Benedetto XVI (che era tra gli spettatori all’epoca dell’esibizione di Dylan) scrisse quanto disapprovasse che rockstar come lui avessero potuto esibirsi durante assemblee ecclesiastiche.

L’Impatto culturale

Blowin’ in the Wind” fu pubblicata per la prima volta sull’album di Dylan “The Freewheelin’ Bob Dylan” nel 1963. La canzone ottenne un successo immediato, guadagnando popolarità e diventando rapidamente un inno per i movimenti di protesta. La sua influenza si diffuse ampiamente, ispirando molti artisti e attivisti. La canzone fu adottata dai movimenti per i diritti civili, offrendo un’energia e una speranza alle persone che lottavano per l’uguaglianza e la giustizia. Dylan divenne un’icona per la controcultura e la sua musica rifletteva l’urgenza di cambiamento in un’epoca tumultuosa.

Un’ eredità duratura

Anche dopo decenni dalla sua uscita, “Blowin’ in the Wind” mantiene una rilevanza e una forza straordinarie ed è stata reinterpretata da numerosi artisti nel corso degli anni, dimostrando la sua longevità e la sua capacità di toccare il cuore di diverse generazioni. È stata eseguita da moltissimi artisti, tra i quali Joan Baez, Chet Atkins, Elvis Presley, Etta James, Duke Ellingtone, Neil Young, Cher e Stevie Wonder, ampliando la portata della canzone e mantenendo viva la sua eredità.

Le (false) accuse di plagio

Dopo lo sbalorditivo successo della canzone, all’epoca circolò una diceria che voleva il brano essere stato composto da uno studente delle scuole superiori di nome Lorre Wyatt, dal quale Dylan avrebbe “rubato” Blowin’ in the Wind  prima di diventare famoso e ricco grazie ad essa. L’accusa venne pubblicata su Newsweek in un articolo del novembre del 1963; anche se la notizia rimase senza conferme ufficiali, destò ugualmente scalpore dando adito ad altre speculazioni. Vari membri della scuola di Wyatt (Millburn High) e delle comunità di Short Hills e Millburn, New Jersey, riportarono di avergli sentito cantare la canzone un anno prima della pubblicazione del brano da parte di Dylan. Wyatt arrivò persino a raccontare al suo insegnante di aver venduto la canzone per 1,000 dollari e di aver dato il denaro in beneficenza.

Alla fine il plagio venne smentito

Si scoprì che Wyatt aveva realmente suonato la canzone a scuola qualche mese prima che essa diventasse famosa, ma non prima che venisse pubblicata da Dylan su Broadside. Nel 1974 Wyatt confessò tutto al New Times, dichiarando di aver mentito per essere riconosciuto un compositore di talento ed entrare così nel gruppo folk della scuola, The Millburnaires.

Conclusioni

Blowin’ in the Wind” è una canzone che ha cambiato il corso della storia della musica, unendo il potere della melodia e dei testi per porre domande essenziali sulla società e l’umanità. La sua bellezza intrinseca e la sua incisività tematica hanno ispirato e continueranno a ispirare generazioni di artisti e attivisti. È un richiamo eterno a riflettere sul nostro ruolo nel plasmare il mondo e nell’affrontare le ingiustizie.

«Non c’è molto che possa dire circa questa canzone tranne che “la risposta soffia nel vento”. Non è in nessun libro o film o programma TV o gruppo di discussione. È nel vento – e sta soffiando nel vento. Troppe di queste persone “hip” cercano di dirmi dove stia la risposta ma io non ci credo. Io continuo a dire che è nel vento e come un pezzo di carta svolazzante un giorno arriverà… Ma l’unico problema è che nessuno raccoglie la risposta quando scende giù dal cielo quindi non tanti la vedranno e la conosceranno… e allora volerà via. Ripeto ancora che alcuni dei più grandi criminali sono quelli che girano la testa dall’altra parte quando vedono qualcosa di sbagliato sapendo che è sbagliato. Io ho solo 21 anni e so che ce ne sono tanti… Voi che avete più di 21 anni, voi siete più vecchi e smaliziati»

Bob Dylan – 1962

— Onda Musicale

Tags: Neil Young/Elvis Presley/Joan Baez/Cher
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