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La Premiata Forneria Marconi e il sogno americano

Premiata Forneria Marconi, tour americano.

La risposta italiana a un mercato discografico internazionale che dava spazio soltanto a band anglofone.

Sono gli anni ’70, con esattezza il 1973, e l’ascesa della Premiata Forneria Marconi comincia durante un concerto romano quando Greg Lake ne coglie il talento.

Da Premiata Forneria Marconi alla Pfm di Sinfield.

Parliamo proprio di quel Greg Lake degli Emerson, Lake & Palmer, lo stesso che propose alla Premiata Forneria Marconi di raggiungerlo a Londra e di sottoscrivere un contratto col marchio “Manticore”, ovvero l’etichetta appena fondata dal terzetto britannico. Ad affiancarli, dal gennaio 1973, ci sarà il produttore Pete Sinfield, già famoso nel circuito musicale per essere stato il paroliere dei primi due 33 giri dei King Crimson, gruppo rock progressive di cui Lake era stato membro e cofondatore.

Da questo connubio, nacque l’album “Photo of Ghosts” della Pfm, acronimo ideato dallo stesso Sinfield per facilitare la parlata agli anglofoni quando dovevano menzionare la band. Interamente in inglese – ad esclusione del brano “Il banchetto” – il disco si aggiudicò il favore del pubblico e della stampa, diventando il trampolino di lancio per i palchi europei.

La tournée americana e il successo italiano.

Dopo il successo europeo, la Premiata Forneria Marconi approda sulle coste americane e canadesi nel 1974. Franco Mussida, Mauro Pagani, Flavio Premoli, Patrick Dijvas e Franz Di Cioccio, vennero accompagnati in questo tour dal chitarrista inglese Peter Frampton.

“Non ce lo aspettavamo, eravamo increduli: un gruppo italiano – non inglese o di altri paesi anglofoni – che sbarca negli Stati Uniti e ottiene così tanti consensi. E non abbiamo suonato nei localini.
Ma direttamente nei teatri e nelle arene.”

Ed era vero, nessuno avrebbe mai scommesso che una band italiana potesse suonare al Charlotte Motor Speedway e al Madison Square Garden, eppure l’alta padronanza musicale e tecnica della Pfm aveva conquistato il pubblico oltreoceano senza alcuna fatica.

La prima tournée americana ci diede un grosso riscontro di pubblico. […] Sul palco tutto cambiava e avevamo una grande folla di fan che ci seguiva, soprattutto nella West Coast e particolarmente a Los Angeles, dove puoi suonare ogni sera in un locale diverso senza lasciare mai la città. In quel periodo eravamo “Opening act” […] Ma pur iniziando quasi sempre a suonare per primi, eravamo uno dei gruppi più apprezzati.

Il clamore mediatico che il gruppo lombardo riuscì ad ottenere in America, valse loro la proposta di registrare un disco live. Come ricorda Franz di Cioccio «era un sogno che avevamo da sempre, ma in Italia era molto difficile realizzarlo. Così ci facemmo seguire da uno studio mobile e registrammo […] al Central Park di New York e a Toronto» e questi due concerti fornirono il materiale per l’album “Cook”, che in Italia fu intitolato “Live in Usa”.

L’addio al sogno americano.

Il successo cresceva, così come crescevano le tensioni interne al gruppo. Secondo i piani degli impresari e organizzatori americani, il tour sarebbe dovuto continuare per tutto il 1975 perché solo in tal modo la Pfm avrebbe raggiunto le vette delle classifiche Billboard, oltre che conquistare definitivamente il mercato statunitense.

Tutto l’entusiasmo, però, venne meno nel Natale del 1974 dove i dissidi fra i cinque musicisti divennero insostenibili. Di Ciocco e Dijvas volevano perseguire il sogno americano, mentre Premoli era intenzionato a tornare in Italia a causa della frenetica vita oltreoceano che a stento sopportava.

Franz Di Cioccio ricorda come «ci furono musi lunghi per diverso tempo, ma poi prevalse l’unità». La sofferta decisione di lasciare gli Usa aveva con sé la promessa di tornare perché «quello che non succede adesso, succederà dopo», ma così non fu.

“In realtà non ho mai rimpianto gran ché quella scelta, perché restare in America significava di fatto diventare americano e tutto sommato non so se ci saremmo integrati bene”

E forse il batterista ha ragione, forse non si sarebbero integrati bene, tuttavia la Premiata Forneria Marconi resterà sempre la band rock italiana che ha scosso il mercato musicale statunitense negli anni ’70.

— Onda Musicale

Tags: Franco Mussida, PFM, Patrick Djivas, King Crimson, Peter Frampton
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