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Brit Floyd: intervista ad Edoardo Scordo, chitarrista della band britannica tributo ai Pink Floyd

Brit Floyd sono una delle migliori cover band dei Pink Floyd in circolazione. Formatisi nel 2011 a Liverpool, i loro show sono autentiche emulazioni dei grandi concerti dei Pink Floyd.

La band è stata formata da Darmian Darlington, già componente per quasi 20 anni di un’altra importante Pink Floyd Cover Band: The Australian Pink Floyd Show. I Brit Floyd non sono una semplice cover band come ce ne sono tante, ma stiamo parlando di un enorme show-tributo che non deluderà nemmeno i fan più esigenti dei Pink Floyd.

La produzione è di altissimo livello e viene ricreata fedelmente la scena dei grandi concerti dei Pink Floyd del passato, con tanto di schermo circolare, luci, laser e gonfiabili, arrivando vicinissimo alla magnificenza di un concerto degli originali. I Brit Floyd saranno in Italia per due imperdibili concerti il 28 luglio all’Auditorium Parco della Musica di Roma e il 30 luglio all’Ex Foro Boario di Padova.

Li abbiamo contattati e abbiamo rivolto alcune domande ad Edoardo Scordo, chitarrista italiano della band con origini milanesi.

Quando e come sono nati i Brit Floyd ?

“I Brit Floyd nascono dalla volontà, la passione e l’impegno di Chas Cole (produttore e manager) e Damian Darlington (chitarrista, voce principale e direttore musicale). Prima di intraprendere questo percorso Damian e Chas sono stati impegnati in un altro show tributo Pink Floyd, per 17 anni, grazie al quale Damian ha acquisito e maturato esperienza nelle tournée internazionali e mondiali calcando alcuni dei palchi più importanti e prestigiosi del pianeta. Nel 2011 Damian e Chas hanno sentito l’esigenza di iniziare un nuovo percorso – ci racconta Edoardo –  per poter avere la libertà di onorare la musica dei Pink Floyd puntando a livelli di accuratezza e fedeltà mai raggiunti da nessuno prima, coadiuvati dall’esperienza e dalle capacità di alcuni dei musicisti che li avevano accompagnati nella loro precedente avventura.”
 

Come Avete Scelto una location come il Red Rocks Amphiteater?

“Red Rocks Amphitheater è davvero una delle location che più ci piacciono, è un posto speciale, ed è sempre bello suonare li, circondati da migliaia e migliaia di fan che a loro volta sono incantati dal connubio tra la musica dei Pink Floyd e il fascino naturale che contraddistingue una così importante “cornice”. La possibilità di esibirci in questo incredibile tempio della musica ci è stata data grazie alla nostra collaborazione con PBS la tv pubblica americana, con cui da tanti anni, ormai abbiamo una proficua partnership, e che manda in onda i nostri concerti in gran parte degli stati uniti dandoci tanta visibilità e portando la nostra musica all’attenzione di tanti nuovi fan. E’ stato quindi naturale scegliere Red Rocks come location per uno dei nostri DVD –prosegue il chitarrista italiano –  purtroppo in quella particolare occasione io non ero ancora entrato nell’organico della band, ma per fortuna, da quando sono entrato a tempo pieno è stato un appuntamento fisso. E’ decisamente un appuntamento che tutta la band aspetta con impazienza ed entusiasmo, ancora oggi come la prima volta.”

Quali sono gli artisti che ti hanno influenzato particolarmente?

“Personalmente mi sento di iniziare proprio dall’ovvio. David Gilmour è stato il chitarrista che più ha influito sul mio stile, e sulla mia crescita artistica, ho iniziato a suonare la chitarra spinto dalla passione per la musica dei Pink Floyd. Ho passato e ancora passo ore ed ore deliziandomi e rilassandomi ascoltando i miei album preferiti che sono senza dubbio The Division Bell, Animals e Wish You Were Here. Ma è ovvio che durante il mio percorso di formazione chitarristica sono venuto in contatto con molti altri artisti che a loro modo mi hanno influenzato, affascinato e che ormai fanno parte del mio “bagaglio” (piuttosto vario) , come i Dream Theater,  i Dire Straits, gli Eagles, Jimi Hendrix, Stevie Ray Vaughan, Eric Johnson, Andy Timmons, John Mayer, i Porcupine Tree, gli Yes, I Beatles, i Queen…. Potrei stare ore a menzionare tutti gli artisti o i gruppi che a loro modo, hanno influito sulla mia crescita, adoro sentire musica, mi piace proprio spendere del tempo ad ascoltare, interrompendo qualunque altro processo e focalizzando la mia attenzione solo sull’ascolto.”

Come è possibile ricreare gli spettacoli dei Pink Floyd ? Qual’è il vostro segreto? 

“Beh, ho paura che questa risposta sarà un pochino deludente, ma non c’è un segreto, vero e proprio. Noi ci mettiamo tanta passione, tanto impegno, tanto rispetto, e dedizione. Studiamo, nel vero senso della parola, spendiamo ore ed ore a curare dettagli, particolari, che possono riguardare un suono (di tastiera o di chitarra), una luce, un immagine da proiettare sullo schermo in un particolare istante in una precisa canzone. Niente può essere o viene lasciato al caso. E poi, ovviamente ci vuole la passione per la musica che suoniamo. E il fatto di sentirci fortunati a poter fare quello che facciamo influisce molto. Siamo noi i primi fan della musica che portiamo in giro per il mondo e siamo i primi a divertirsi e a goderne mentre suoniamo.”

Chi è Edoardo Scordo sul palco e nella vita di tutti giorni ?  

“Anche qui, non ho grandi rivelazioni, sono più o meno la stessa persona in entrambe le occasioni, Sono un grande fan dei Pink Floyd, sul palco come a casa, ho sempre “torturato” i miei amici fin da giovanissimo imponendogli di ascoltare quella musica o me che la suono (e che pazienza che hanno avuto). In generale mi ritengo una persona piuttosto “normale” con passioni comuni a tante altre persone. Come ho detto mi piace ascoltare buona musica (ma sono molto selettivo e non lascio mai al caso la scelta dell’artista),  mi piace fare sport, soprattuto giocare a tennis; mi piace molto guidare, macchina o moto che sia. Ho molti amici, di vecchia data e non. E trovo che sia una cosa estremamente importante che mi piace coltivare, perché riempie la vita. Forse l’unica differenza con l’Edo che si presenta sul palco è che nella vita di tuti i giorni sono un pò disordinato. Sul palco, invece sono molto, molto preciso, a volte persino maniacale, devo avere le mie cose quasi sempre in una posizione ben precisa, e mi piace curare nei particolari ogni aspetto legato alla mia postazione sul palco. Il motivo è semplice, sul palco è buio la maggior parte del tempo, e io devo sapere dove e come spostarmi senza essere di intralcio agli altri, senza incespicare in oggetti o cavi, e devo essere in grado di prendere e cambiare strumenti ed accessori nel minor tempo possibile.Tutto qui.” 

Dicci qualcosa del tuo set-up live

“Uso un set-up estremamente semplice, ma allo stesso tempo assolutamente completo e moderno. La mia chitarra entra diretta in un Fractal Axe-FX. Per chi non ne  fosse al corrente è una unità digitale, di qualità estremamente alta, in grado di ricreare quasi alla perfezione la risposta di un amplificatore a valvole e di una cassa da chitarra. Dandomi perfino la possibilità di scegliere quale tipo di ampli o cassa andare a simulare, aggiungere effetti di ambiente o modulazioni e tante, tante altri tipi di interessanti modifiche per il mio suono. Ne sono ultra-felice, mi da una affidabilità estrema, una versatilità che nessun altro set-up mi ha mai dato e si comporta benissimo con ogni chitarra io voglia interfacciarlo. Non c’è null’altro tra il mio suono e il banco del fonico, non ci sono microfoni, non ci sono altre unità. E’ davvero la gioia di ogni tecnico del suono, e posso garantire che la qualità si sente, ed è uno dei nostri punti di forza. Per quanto riguarda le mie chitarre uso Fender Stratocaster e Telecaster e acustiche Gibson Taylor.”

State pianificando dei concerti in Italia?

“Assolutamente si, abbiamo due eventi in programma al momento: il 28 Luglio – Roma – Auditorium Parco Della Musica e il 30 Luglio – Padova – PostePay Sound. Lo scorso Tour, durante il 2016, siamo stati in Italia per 3 date, e sono stati 3 concerti spettacolari, tuti e tre sold-out, e tutti e tre davanti a un pubblico stratosferico, che ci ha dato una carica incredibile, ci ha dimostrato un affetto ed un calore che difficilmente abbiamo trovato in giro per il mondo. Non potevamo che fare di tutto per tornare il prima possibile, portando un nuovo show, ancora più completo, ancor più spettacolare, e ancora più coinvolgente. Spero davvero di avere almeno lo stesso riscontro che abbiamo avuto a novembre! Suonare a casa, per me, è sempre speciale, e non vedo l’ora.”

Che progetti avete per il futuro?

“Beh, il nostro primario interesse e/o obiettivo è quello di rendere lo show ancora più spettacolare e divertente, sempre di più. Vogliamo davvero essere in grado di stupire ogni, e volta di più, il nostro pubblico che ormai sta diventato sempre più numeroso e più “esperto”. Vogliamo iniziare a pianificare dei concerti in aree che ancora non abbiamo avuto il privilegio di visitare, come l’Asia, l’Australia, o il Medio Oriente. Non so se saremo in grado di farlo già per il 2018, ma presto inizieremo a pensarci concretamente. Io personalmente non vedo l’ora.”

— Onda Musicale

Tags: Pink Floyd, David Gilmour, The division bell, Brit Floyd
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