Joe Satrianiè un chitarrista che non ha certo bisogno di presentazioni. È uno dei nomi più rinomati della chitarra elettrica da più di 30 anni ed inoltre è un punto di riferimento per i virtuosi dello strumento e gli amanti del rock strumentale.
Verso la fine degli anni ’70 Satriani è un maestro di chitarra più che affermato e, tra i suoi svariati alunni, ci sono stati nomi come Steve Vai, Kirk Hammett (Exodus, Metallica), Tom Morello (Rage Against the Machine, Audioslave, Street Sweeper Social Club, The NIghtwatchamn, Prophets of Rage) e tanti altri ancora.
Nel 1985 però il nome di Satriani, e della sua fida Ibanez, diventa conosciuto in tutto il mondo grazie alla sua tecnica e la sua passione racchiusi nel suo primo album, “Not of this Earth”, di cui oggi voglio parlarvi.
Not of This Earth: piccolo accordi ed un crescendo che lascia spazio ai riff della Ibanez abilmente suonata da Satriani che si espande tra tapping vorticosi, bending efficacissimi e vibrati emozionanti.
The Snake: decisamente più funky grazie ai giri di basso dello stesso Satriani che dimostra un’abilità senza pari, contando che si occupa anche delle tastiere, e dotato di un groove che non molti chitarristi hanno. Scratch e batterie in puro stile anni ’80 accompagnano lo slap del basso come non mai!
Rubina: Satriani ama sua moglie ed ama citarla nei suoi dischi con canzoni a lei dedicate come “Home” e la fantastica “Always with Me, Always with You” (ques’ultima tratta da uno dei suoi massimi capolavori quale “Surfing with the Alien” del 1987).
Rubinacomunque è una ballad che solo un chitarrista come Satriani sa creare. Niente cliché, ma tanto delay e giochi di riverbero per una chitarra che va dritta al cuore!
Memories: il riff iniziale ricorderà vagamente i Van Halen, ma il resto è Joe al 100 %! Un Joe che non risparmia neanche una nota, ma senza che queste si accavallino senza alcun senso.
Da notare poi i cambi di tempo e di stile, ora tranquillo ora più aggressivo, e l’abilità del batterista Jeff Campitelli che collabora da anni con il celebre chitarrista.
Piccola nota, da notare verso la fine il perfetto mischiarsi tra melodie orientaleggianti e riff di Van Heliana memoria (nello specifico l’intro di Ain’t Talking ‘bout Love tratta dal disco d’esordio).
Brother John: delay e armonici a tutto spiano per questo brano che spezza la frenesia del momento e concede un attimo di riposo utile all’introspezione e non fine a sé stesso.
The Enigmatic: brano decisamente più enigmatico, come suggerisce il titolo, con riferimenti a stili più eighties e tinte progressive con una vela di inquietudine di sottofondo.
Driving at Night: le luci di una città avvolta nella notte mentre si va a tutto gas con la propria auto. Brano decisamente più anni ’80 che ricorderà non poco le sigle dei programmi televisivi o dei film dell’epoca.
Hoders of Locusts: ritorno alle scale esotiche ed all’inquietudine con una chitarra che ricorderà sempre più “Il volo del calabrone” sia per la velocità vorticosa che per il titolo. Ascoltare per credere! Da notare il simil – sitar verso metà del brano, decisamente azzeccato!
New Day: rinascita, speranza e più fiducia. Queste le prime parole che mi vengono in mente ascoltando un brano come questo che affonda maggiormente le radici nel jazz e nella fusion più sfrenata facendo venire alla mente chitarristi come il compianto Allan Holdsworth o Pat Metheny.
Headless Horseman: fischio e via con tapping su chitarra e basso per un ritmo più western, con tanto di sparo alla fine, che vi ricorderà non poco i frenetici riff di Paul Gilbert sia da solista che con i Mr. Big!
Giudizio sintetico: immancabile perlaper gli amanti del rock strumentale e per tutti gli appassionati del mitico Satriani!
Copertina: un Joe Satriani, ancora con i capelli, che stringe tra le dita la sua fida chitarra
Etichetta: Relativity Records
Line up: Joe Satriani (chitarra, basso, tastiere e percussioni), Jeff Campitelli (batteria e percussioni) e John Cuniberti (percussioni)
Vanni Versini – Onda Musicale
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