Il Tribunale di Milano blocca di nuovo la vendita dell’ultimo disco di Roger Waters «Is this the life we really want?» nel procedimento per presunto plagio che vede la major discografica Sony Music contrapposta all’artista italiano Emilio Isgrò,
alle cui opere risalenti agli anni Sessanta sarebbe riconducibile la copertina dell’album. Con ordinanza del 25 luglio 2017 il giudice Silvia Giani della Sezione Specializzata in diritto d’autore del foro milanese ha confermato il decreto che inibisce commercializzazione, diffusione e distribuzione dell’involucro, della copertina, del libretto illustrativo e delle etichette del disco, in violazione delle celeberrime «Cancellature» che nel 1964 resero celebre Isgrò, accogliendo le domande presentate nell’interesse dell’artista dagli avvocati Salvatore Trifirò e Francesco Autelitano.
Il giudice si è posto preliminarmente il quesito «se l’opera “Cancellatura” 1964, di cui Isgrò è indiscusso autore, sia tutelabile per la forma rappresentata e, in secondo luogo, se tale opera sia stata o meno illecitamente riprodotta nel materiale distribuito dalla società resistente unitamente al disco di Roger Waters».
Ha soggiunto che «il diritto di esclusiva riguarda l’utilizzazione dell’opera nella sua forma rappresentata e non nel suo contenuto; e riguarda senz’altro l’utilizzazione per scopi commerciali e lucrativi, come quello di specie», rilevando che la Sony ha riprodotto l’opera del ricorrente nella sua forma rappresentativa e lo avrebbe fatto esclusivamente per finalità commerciali, per conseguire un profitto e divulgare con questo mezzo espressivo il supporto fonografico.
Il Tribunale ha insomma accertato che le opere di Isgrò sono meritevoli di tutela, «tenuto conto dell’ampio riconoscimento, negli ambienti culturali specializzati, circa il carattere originale, creativo e il valore artistico delle opere del ricorrente, le quali sono state esposte in importanti mostre, gallerie d’arte, musei di tutto il mondo, sono oggetto di pubblicazioni in cataloghi di mostre, riviste specializzate nel campo dell’arte contemporanea e da anni sono oggetto di approfondimenti e riflessioni da parte dei maggiori critici e storici dell’arte, come dimostrato dall’ampia bibliografia in calce al catalogo della recente e importante mostra dedicata a Emilio Isgrò, con una selezione di circa 200 opere, tenuta a Palazzo Reale di Milano nel 2016.
Qui vi è anche il consolidato riconoscimento da parte degli ambienti culturali sul valore artistico dell’attività poietica di Emilio Isgrò, tra le quali “Cancellatura” 1964. Non vi è dubbio, quindi, che l’opera “Cancellatura” 1964 di Isgrò possieda, per riconoscimento della critica formatasi in decenni, i requisiti di originalità della forma espressiva e di apporto creativo dell’autore».
Il giudice ha ritenuto, con particolare riferimento al packaging del disco di Waters, che «tale materiale, che è commercializzato unitamente ai supporti fonografici, riproduce, come emerge ictu oculi dal raffronto, le forme espressive dell’opera “Cancellature” 1964 di Isgrò: linee nere, tracciate in modo irregolare, che lasciano trasparire alcuni segni grafici sottostanti e mettono in evidenza le residue parole risparmiate dalle cancellature mediante linee nere.
Il raffronto dell’opera di Isgrò con il detto materiale raffigurativo che accompagna il supporto fonografico di Roger Waters palesa che la riproduzione ha ripreso pedissequamente la forma espressiva personale dell’artista Isgrò (…). L’evidenza della riproduzione delle medesime forme espressive nel materiale che accompagna il disco (su supporto cd o in vinile) “Is this the life we really want?” di Roger Waters, di cui la società resistente è distributrice per l’Italia, è confermata anche dalla comune percezione da parte dei critici musicali e dei critici dell’arte, che hanno immediatamente associato la copertina dell’opera discografica in oggetto all’artista Emilio Isgrò. Di qui l’illiceità della riproduzione dell’opera di Isgrò senza il consenso dell’autore».
Il giudice, inoltre, «al fine di assicurare l’osservanza dell’inibitoria ha imposto una penale di euro 100 per ogni violazione o inosservanza successiva del provvedimento del Tribunale. Ha ordinato altresì la pubblicazione dell’ordinanza, a caratteri doppi del normale, su due edizioni nazionali, cartacee e on line» di alcuni quotidiani nazionali a cura e a spese della resistente, «considerate la finalità preventiva e quella dissuasiva della misura, al fine di rendere efficace l’inibitoria emessa e per impedire la reiterazione di identiche violazioni, nonché di renderne consapevole il pubblico degli utenti, tenuto conto nel caso di specie delle dimensioni dell’illecito commesso, è opportuno disporre la pubblicazione del presente provvedimento, con le modalità indicate in dispositivo, quale ulteriore deterrente per future violazioni e contributo a una consapevole informazione». Sony Music dovrà inoltre accollarsi anche le spese legali.
(fonte http://www.ilsole24ore.com )