Ginger Gilmour, all’anagrafe Virginia Hasenbein, nasce il 19 gennaio 1949 a Philadelphia in Pennsylvania ed è un’artista, scrittrice, ex modella ed ex moglie del chitarrista dei Pink Floyd David Gilmour.
I due si conoscono ad un concerto dei Pink Floyd in Michigan, nell’ ottobre del 1971, quando la giovane Ginger stava accompagnando il suo ragazzo di allora nel backstage dei Pink Floyd.
Come dichiara lei stessa allora “fu amore a prima vista”, e così la coppia di sposa nell’estate del 1975 quando i Floyd stavano registrando “Wish You Were Here”, nono album della band britannica. La coppia rimane sposata dal 1975 al 1990 ed ha quattro figli. Alice (1976), Clare (1979), Sara (1983) e Matthew (1986). Abbiamo contattato Ginger per rivolgerle alcune domande e lei, con grande disponibilità, ha accettato di rilasciare questa intervista esclusiva al nostro giornale.
Attrice, scultrice, scrittrice e modella. Come si definirebbe Ginger Gilmour oggi?
“Il viaggio della mia vita mi ha portato in molti posti, anche all’interno di me stessa, dove ho cercato di scoprire la mia vera natura. Sono un’artista ed un’avventuriera che si è fatta da sé. Per la prima parte della mia vita – ci racconta Ginger – ho espresso tutto questo attraverso la mia famiglia, il matrimonio e la cura dei nostri quattro bambini. Ora sono arrivata a capire che lo scopo della mia anima è quello di essere “l’anima dell’artista” che realizza opere d’arte che parlano a noi stessi di cose quasi dimenticate … Bellezza, pace e armonia.”
Com’è nata la tua passione per l’arte?
“Sono nata a Philadelphia, Pennsylvania, il 19 gennaio del 1949 e da quando posso ricordare avevo un “sogno” con cui riempivo i miei giorni chiedendomi se quel sogno fosse una ricerca per la “bellezza”, trovavo bello anche il più piccolo corso d’acqua proveniente da un edificio abbandonato. Ho sognato il principe azzurro e la vita felice insieme più tardi. Ho sognato angeli in Paradiso che mandavano amore. Ho sognato uccelli che cantavano nei campi di papaveri mentre io stavo sopra un muro di pietra, che dominava il fiume mistico, fingendo di volare. Quando sono entrata nell’età adulta la mia ricerca mi ha condotta nel mondo dei Pink Floyd. La loro musica mi ha toccato nel mio essere – prosegue la donna – ed ha ispirato il mio sogno, la ricerca della bellezza, ed ha anche reso possibile viverlo! Mi sono innamorata di David Gilmour, il loro chitarrista. I nostri primi tempi erano praticamente il sogno di una ragazza che diventa realtà. Ci siamo sposati il 7 luglio del 1975 e nei successivi dieci anni abbiamo avuto quattro bambini: Alice, Clare, Sara e Matthew. Durante quel periodo la mia vita si stava espandendo fino ad includere lo sviluppo delle mie stesse qualità artistiche innate. Ho studiato per otto anni con il visionario artista inglese Cecil Collins che mi ha ispirata a toccare l’essenza della vita e di permettere alla mia unicità di creare la forma o il disegno che avrebbero catturato quella preziosa qualità.”
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Quando, e come, hai incontrato David Gilmour?
“Ho incontrato David ad Ann Arbor, Michigan, nell’ottobre del 1971. Ogni anno l’Università del Michigan organizzava un festival rock di quattro giorni ed i Pink Floyd erano gli headliners. Io e il mio partner, Roger Pothus, avevamo tre boutique ad Ann Arbor e ci davano regolarmente i pass per il backstage. È successo quando uno dei miei più cari amici, Morpheus, era appena tornato dall’Inghilterra e lì era diventato amico di Chris Adamson, uno dei roadie dei Floyd. Aveva i biglietti e ci ha incoraggiati a venire con lui per sentire la loro musica. Quella sera ho scoperto che si era aperta la porta di alcuni miei sogni. Mentre stavo parlando con uno dei miei clienti dietro le quinte David si è avvicinato e ha detto “ciao, sono David”. Lo guardai e, prima di poter rispondere, sia il mio ragazzo che Morpheus si sono uniti a noi. Ero una persona timida allora, ho presentato i miei amici e me, per poi lasciarli chiacchierare tra di loro. Nei seguenti tre giorni ho parlato con i roadie della band dei vari eventi finché non hanno lasciato Ann Arbor per continuare il loro tour americano. Il periodo assieme a David è stato una storia d’amore mitologica, una storia che un giorno potrebbe essere raccontata. Nei nostri ultimi momenti abbiamo pranzato in uno dei miei ristoranti cinesi preferiti prima che se ne andasse. Le parole di David alla partenza furono di chiamarlo se mi fossi lasciata con il mio ragazzo. Durante gli anni precedenti volevo rompere la mia relazione e trasferirmi a New York, ma non l’ho fatto. Questa esperienza mi ha portato a fare una profonda riflessione. Due giorni dopo ho deciso di sfidare il mio futuro per inseguire i miei sogni, con o senza David. L’ho chiamato, ci siamo incontrati all’aeroporto e da lì in poi non ci siamo mai lasciati tranne quando era sul palco. All’epoca non avevo idea di cosa mi avrebbe condotto da un momento all’altro eccetto per una profonda fiducia reciproca. Adesso, a 60 anni, rifletto sulla mia vita e sembra che ci sia sempre stata una forza che mi guidava nelle esperienze della Bellezza e della Creatività. Era così quando ho incontrato David e continua ad essere così anche adesso. All’epoca non ero interessata solo alla moda e allo sfilare, ma bensì ero in procinto di imbarcarmi nella carriera di attrice in un film tipo “Easy Rider” come protagonista. Decidendo di andare a New York ho lasciato tutto dietro di me quando sono salita sull’aereo per entrare nel mondo dei Pink Floyd. Per me, la bellezza che hanno creato, è diventata la mia salvezza, l’ispirazione ed anche la rete nella tempesta. In più l’amore che io e David condividevamo era un sogno divenuto realtà, una profondità che abbiamo in comune tutti noi esseri umani quando questa viene attivata. Durante le loro ultime settimane in America, David mi ha chiesto se volevo venire in Inghilterra. Come adolescente che passava i suoi weekend da Arby’s (catena di ristoranti americana NDR) ho detto cosa pensavo dell’accento inglese. Sognavo il Merseyside ed i Beatles. È stato un momento speciale, un cambiamento, il poter andare a vivere in Inghilterra con il mio principe azzurro attraverso una vita di rock n’ roll non era certo quello che mi aspettavo. Fortunatamente i Floyd avevano una filosofia che valorizzava cosa era privato, speciale ed umano. La nostra vita a casa era normale e ci prendevamo cura l’un l’altro, al pari dei nostri amici e della nostra famiglia, cercando sempre di essere creativi. La famiglia di David è diventata la mia famiglia, lontana da casa, e poi sono diventata molto intima con alcune delle altre mogli, specialmente Juliette Wright. Tutto era una grande curva di apprendimento, la prima volta in una cultura diversa, batteri diversi, un diverso senso dello humour, una lingua davvero differente, ma comunque un’avventura eccitante! La mia vera difficoltà, per quanto posso ricordare, era la capienza dei loro frigoriferi che corrispondeva ad una lavastoviglie americana. Sembrava che non avessero abbastanza spazio per tutta la spesa. Passarono quattro anni e poi ci sposammo il 7 luglio del 1975, è stato un evento abbastanza spontaneo con qualche amico ed i testimoni all’anagrafe di Epping. Allo stesso modo, il nostro ricevimento è stato breve e dolce e si è svolto in un pub locale perché David doveva andare agli Abbey Road Studios. I Floyd stavano lavorando a “Wish You Were Here”. L’intera giornata è stata magica, ci siamo sposati ed abbiamo celebrato simbolicamente il nostro impegno ed il nostro amore. Questa essenza tra due individui è quello che continua ad importarmi più di quello che potremmo avere o potremmo fare.”
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Sei stata sposata con David Gilmour dal 1975 al 1990 e, durante quegli anni, hai partecipato ai momenti più belli dei Pink Floyd. Che cosa ricordi a proposito di quel periodo?
“Per la verità David ed io vivevamo assieme già dal 1971. Se guardo indietro a quella fase della mia vita posso ricordare “magici concerti” e momenti in cui il suono della chitarra di David si librava nell’aria in contrasto con gli album. Spesso ascolto ancora Meddle (soprattutto Echoes), “Wish You Were Here” e “Comfortably Numb“. Uno dei concerti più memorabili è stato quello a Cincinnati. Quando il sole stava sfumando nei colori rosa, lavanda e blu scuro dietro il palcoscenico, ed oltre i grandi cartelloni di Marlboro e Winston, il nostro aereo del tour con le luci lampeggianti stava venendo verso di noi.”
“Il suono che produceva mentre volava basso sopra il pubblico ignaro ha creato tutto uno scoppio di emozioni che ci ha avvolti tutti in una bolla di grande quiete e calma.”
“Quando le dolci note di “Sheep” hanno cominciato a risuonare nell’aria questa si è riempita di sbuffi di fumo sempre più intensi mentre si avvicinava la notte. Quando la nebbia ha attraversato l’aria, grandi paracadute a forma di pecora sono scesi fluttuando sul pubblico. Per me questo è stato uno dei momenti creati dai Floyd per condividerli con tutti noi. Si dice che quando la Bellezza si sposa con la Quiete la vera Magia appare.”
“In questo caso è apparsa attraverso l’Arte della Creatività contenuta all’interno di questi concerti e delle nostre vite. Mi sento onorata ad essere stata una partecipante all’evoluzione della Magia dei Pink Floyd. Inutile dire che ci sono state molte sfide all’interno della vita rock n’ roll, ma la bellezza ha sempre vinto su tutto. Credo che questo sia molto importante, enfatizzare quando si racconta una storia è parte del microcosmo che compone a sua volta una storia più grande di noi. Il Dottor Werner Engel, Presidente della Jungian Society di New York, è venuto ad un concerto ed il suo commento è stato “Ginger, non so se sarai d’accordo con me, ma quello che noi cerchiamo tramite la meditazione praticamente è quello che fa la musica di tuo marito trasformando il caos in armonia attraverso la Bellezza”.
“Questa è la basa dell’Armonia in un mondo di Chaos. Non so se i Floyd sarebbero d’accordo, ma so che è successo così per molti. Questo è quello che la loro musica offre, secondo me, e perché parla ancora a così tante persone dopo anni. La loro musica porta un messaggio archetipo di trascendenza.”
Che cosa rappresentano gli anni ’60 per te?
“Per tutti gli ultimi quarant’anni sono stata onorata della visita di molti grandi filosofi e professori che hanno aperto le porte della mia creatività conscia. Il mio periodo con i Pink Floyd mi ha dato così tanti momenti in cui la creatività ha portato all’esperienza dell’unità e la bellezza su tutto. Ha toccato la vera natura della mia anima e questo mi ha permesso di sopravvivere in condizioni molto difficili. Adesso, tramite i miei insegnanti, sono stata ispirata a “diventare e creare Bellezza” attraverso i miei talenti innati di artista. Non sono mai stata senza energia creativa perché si esprimeva tramite la cura dei miei figli e della casa, ma era comunque nel mio destino svegliarmi ed essere più di quella che ero. Così ho realizzato che siamo tutti i creatori delle nostre storie e che stava cominciando un altro capitolo per me tramite “l’Arte della Creazione della Bellezza”. Ho scoperto infatti che c’è sempre una storia alla quale noi, come esseri umani, siamo sempre connessi, la storia dell’evoluzione archetipa dell’umanità. Attraverso la guida dei miei insegnati e la loro saggezza ho realizzato che il percorso evolutivo dell’umanità è un ritorno al Divino. Ogni era, o decade, è un’opportunità per noi di aggiungere, sviluppare e diventare sempre più consapevoli delle qualità richieste per realizzare il piano di Dio per i nostri bambini. Gli anni ’60 sono stati un momento in cui l’AMORE è diventato il focus ed ha ispirato tutti noi verso qualcosa di speciale che andava oltre le nostre vite ordinarie. Siamo sulla via del Ritorno al Paradiso ed io sono la messaggera di questo realizzarsi tramite la Bellezza.”
Recentemente, sul nostro magazine, abbiamo parlato della stupenda villa a Pefki in Grecia (leggi l’articolo) dove, sicuramente, hai vissuto dei bellissimi momenti con David Gilmour e dove ha avuto le più grandi ispirazioni per la sua musica. Che cosa ci puoi raccontare di quel periodo?
“La nostra vita assieme è sempre stata in contatto con la quiete e la bellezza della natura. In particolare amavamo l’acqua. Amavamo tuffarci e sentire la tenera carezza dell’acqua mano a mano ci immergevamo nel blu del Mediterraneo. Quando tornavamo a Pefki il calore dorato del sole ci dava un grande senso di pace. David poi guidava la barca ed io mi sedevo a prua godendomi la radiosità ed il suono dell’acqua al nostro passaggio. Pefki era speciale per noi (leggi l’articolo) e per i nostri bambini soprattutto per la sua pace che ci permetteva di sederci tutti assieme per bere il tè e farci la doccia prima di uscire per cena. Ci sedevamo sulla veranda ad ascoltare le cicale immersi nella fragranza dell’eucalipto e dei pini che rilasciavano, a loro volta, il proprio aroma dopo una giornata sotto al sole caldo. I bambini poi ci avrebbero raccontato le loro avventure sulla spiaggia.”
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Che cosa ci puoi dire a proposito del tuo ultimo libro “Memoirs of the Bright Side of the Moon”?
“Ho cominciato questa storia raccontando gli eventi che hanno cambiato la mia vita per sempre. Come una nave che salpa e mi trascina per la sua scia, era un giorno come tutti gli altri ad Ann Arbor. È la vera storia di come la mia vita, ed io, è cambiata e come sono stata sfidata a sopravvivere e resuscitare come nel racconto dell’araba fenice che risorge dalle proprie ceneri. Un viaggio con una band chiamata Pink Floyd e poi verso la scoperta di chi ero veramente nata per essere. La storia vera di come una bambina avventurosa è diventata una viaggiatrice del mondo, una madre ed una ricercatrice del magnifico sentiero della scoperta di Dio nel modo più inusuale ed inaspettato. Ho chiamato tutto questo il mio viaggio verso il lato chiaro della luna.”
Sei molto attiva anche nel campo umanitario. Come ti senti a questo proposito?
“Una volta risvegliata come ‘‘quella che ero veramente nata per ESSERE‘‘ sapevo che Dio che mi aveva dato quel dono speciale di essere un’artista ed una messaggera della Bellezza. Sapevo dunque che il mio sentiero era quello di aiutare l’umanità, ero parte di qualcosa di più grande. Mi sono svegliata con la chiamata della Bellezza la quale, nella sua forma più alta, è al servizio ed evoca nuovi modi per essere al mondo. Ci sentiamo più vivi in presenza della Bellezza perché essa incontra le necessità della nostra anima. Col passare del tempo ho capito meglio il piano di Dio per me come artista. Oggi c’è una crisi tra la Bellezza, l’ansia e l’incertezza. Siamo ciò che contempliamo e guariamo, dobbiamo vivere in Pace e cambiare le immagini che osserviamo, o che pensiamo di osservare, e quello che facciamo. Le arti hanno il potere archetipo di toccare il cuore umano ed evidenziare lo spirito. È dunque mia intenzione, con il mio lavoro, elevare, curare ed allevare l’osservatore in modo tale che egli sia ispirato a ricordare la Bellezza che siamo tutti noi per creare un futuro più sostenibile. Comincia tutto dentro ognuno di noi.”
Nel 2012 hai anche scritto “The Art of Relationships”. Come è nata questa idea e qual è il tuo giudizio su questo libro?
“Cecil Collins, con il quale ho studiato, ha aperto la mia anima come artista. Ha detto che un gran bel lavoro artistico dipende dalla padronanza della tecnica, ma un capolavoro è un dono di Dio. Da quel momento ho voluto solo creare quello per cui Dio mi ha fatta nascere. Nel fare questo ho dunque realizzato dei capolavori che fossero in grado di riempire gli occhi ed il cuore degli osservatori con un messaggio di Amore, Meraviglia e Speranza. Ho ascoltato le mie dita giocare con l’argilla o la pittura acquietando la mia mente. Spesso Dio e gli Angeli mi parlano guidandomi su cosa dovrei creare. Ho dovuto mettere da parte quella che ero per servire l’umanità in un modo nuovo. ‘The Art of Relationship’ è nato per condividere la nascita di questa mia ricerca e per svegliare la creatività dormiente negli altri, per bere ancora nell’intramontabilità della Bellezza e bearsi della propria Bellezza interiore.”
Che cos’è la creatività per te?
“La creatività non è solo ristretta alla creazione di una forma, un pezzo musica, una poesia, un ballo, o solo un’osservazione, ma è un’esperienza interattiva basata sulla profondità della natura di ognuno di noi e sulla relazione con il mondo che ci circonda. Sento che siamo più di quello che è visibile, c’è una bellezza innata in ognuno di noi che i nostri occhi ed i nostri cuori devono ancora vedere. Sia per l’artista che per l’osservatore l’arte rappresenta un viaggio di ritorno verso la gioia di vivere. Prima di tutto io sento che la creatività riguarda la relazione, una relazione con noi stessi, i nostri vicini e con ciò che è sacro, Dio.”
Quali sono i tuoi progetti futuri?
“La mia vita come artista mi ha portato in molti posti dove poter esprimere la visione che servo. Ho una mostra collettiva in Germania il prossimo mese ed un’altra in India. Mi piacerebbe avere una grande galleria dove poter esporre i miei lavori più grandi oppure creare qualcosa per un parco pubblico. Alla fine, mi fido di quello che accadrà. Fino a quel momento continuerò a lavorare nel mio studio.”
Un ultimo pensiero di Ginger
In difficult times one should always carry something
Beautiful in your mind and heart.
Let us make a thing
Of Beauty
That long may live
When we are gone
Let us make a thing
Of Beauty
Where hungry souls
May feast upon
Whether it be wood
Or marble,
Music, art
Or poetry
Let us make a thing
Of Beauty
To help set man’s
Bound spirit free
(Una poesia di Edward Matchett)
GINGER GILMOUR
Art: www.gingerart.net
Book: www.angelscript.com
La realizzazione dell’intervista è stata possibile anche grazie alla collaborazione di Veronica Waters.
Artwork: www.leaderforoneday.com
Pink Floyd: www.pinkfloydstyle.com