Siamo in Italia nel 1976 e, grazie allo stupendo “Profondo rosso”, ormai il nome dei Goblin riecheggia sia tra musicisti che registi, in primis ovviamente Dario Argento, ormai consci del grande talento del combo nostrano.
Come spesso capita però il secondo album, per certi versi, è quasi più importante del primo per una band. Un mezzo passo falso e tutto il castello di carte potrebbe cadere a terra ed i Goblin lo sanno benissimo. Ad un anno di distanza dall’album d’esordio la band pubblica l’interessantissimo Roller, diamoci un’occhiata:
Roller: un suono spettrale ed oscillante si avvicina mentre la batteria di Marangolo tesse le trame di un crescendo sempre più inquietante. Segue dunque un magnifico gioco tra le tastiere di Simonetti e Guarini ed il basso di Pignatelli anche se in questo brano a farla da padrone è la chitarra di un ispiratissimo Morante.
I tasti bianchi e neri della coppia Simonetti – Guarini e le corde di Morante creano infatti un effetto unico e decisamente coinvolgente mostrando come il talento della band italiana non è per forza di cose strettamente collegato ai film di Dario Argento (infatti questa come Aquaman e Dr. Frankenstein è stata usata per il film Wampyr del compianto George Romero, il papà degli zombi). Godetevi in particolar modo gli ultimi 30 secondi, pura estasi progressiva!
Aquaman: acqua che scroscia, suoni decisamente più soft e quasi liquidi fanno da sottofondo ad una strana calma intervallata dalle decise e distorte note del basso.
Almeno, tutto è così fino a circa il terzo minuto quando la chitarra di Morante ruggisce e sfoggia uno stupendo assolo che si erge sopra un oceano di note echeggianti e distorte prima che il mormorio di questa immensa distesa di acqua ritorni nelle tenebre gorgogliando.
Snip – Snap: influenze decisamente più jazz e funky si intrecciano con la pulsante vena progressiva della band con un ritmo che definire ipnotico è davvero riduttivo. A prova di questo sono le eccezionali rullate di Marangolo che, assieme al basso di Pignatelli, tracciano una precisa linea attraverso l’oceano di note di Simonetti e Guarini.
Da ricordare che la traccia in questione è stata usata per l’edizione italiana del film “Patrick” (1978) di Richard Franklin.
Il Risveglio del Serpente: percussioni lontane di Marangolo e cupi suoni sinistri aprono le danze a classicheggianti giri di tastiera. Una melodia che agli appassionati ricorderà gli intrecci tipici Banco del Mutuo Soccorso e della Locanda delle Fate.
Goblin: è il brano più lungo del disco con i suoi undici minuti. Decisamente meno inquietante rispetto alle tracce precedenti, ma ha il grandissimo pregio di esplicare le influenze della band, che cambiano di secondo in secondo, al pari della loro bravura tecnica.
Da gustare con la dovuta calma ed il giusto volume! In particolare il finale in cui la fanno da padrone la batteria di Marangolo e le tastiere di Simonetti e Guarini.
Dr. Frankenstein: tra horror e thriller, come sospesa in bilico tra più mondi. Una traccia decisamente particolare che chiude in bellezza l’album.
Giudizio sintetico: un secondo album decisamente ben azzeccato peccato che sia stato ingiustamente sottovalutato, ma per fortuna il tempo ha dato ragione al combo strumentale più famoso di sempre.
Copertina: l’iconico diavoletto dei Goblin sta seduto sopra l’iniziale del gruppo, su uno sfondo bianco, con in mano un violino (qualcuno ha detto Paganini?) ed un piccolo diavolo che gli scala la gamba
Etichetta: Cinevox
Lineup: Claudio Simonetti (tastiere), Maurizio Guarini (tastiere), Massimo Morante (chitarre), Fabio Pignatelli (basso) ed Agostino Marangolo (batteria)
Vanni Versini – Onda Musicale