Negli ultimi tempi, in verità negli ultimi anni, è diventato praticamente impossibile ascoltare musica elettronica di un certo livello.
Sicuramente non nasceranno più gruppi come i Kraftwerk, in grado di mischiare e mescolare con maestria atmosfere robotiche e fantascientifiche, altrettanto sicuramente non vedremo più affermarsi modelli vicini agli Ultravox, capaci di dare vita a vere e proprie correnti musicali di successo globale, come il synth pop.
Come sappiamo la musica elettronica nasce dall’abilità degli artisti di creare o modificare musica con la presenza di strumenti elettronici. A partire dagli anni ’60, possiamo affermare che questo tipo di produzione abbia dato vita a mille sfumature, in grado di contaminare un po’ tutti i generi musicali già esistenti.
In campo ambientale, non posso non menzionare il leggendario Brian Eno
In campo dance, il DJ italiano Giorgio Moroder, fu un abile costruttore di disco music con ispirazione Kraftwerk e relativa creazione di dischi interamente realizzati con il sintetizzatore. Ma perché questo preambolo? Perché questa procedura di iniziazione alla musica elettronica?
Il motivo è molto semplice amici miei, oggi presentiamo tale Richard Melville Hall, più semplicemente noto come Moby. Moby è veramente l’emblema attuale della musica elettronica, con 31 album all’attivo.
Artista incredibile, in grado di spaziare dall’elettronica alla dance, dalla techno al downtempo fino ad arrivare alle futuristiche creazioni ambientali, Moby si posiziona senza nessun dubbio ai primi posti delle odierne classifiche di genere, raccogliendo preziosi testimoni anche dagli esempi del glorioso passato.
Nato a New York, Richard inizia chitarra e pianoforte alla tenera età di nove anni
La sua infanzia viene subito costellata di tragedie, dalla morte del padre a soli due anni, fino ai soprusi sessuali subiti nei primi anni di vita. Queste vicissitudini lo portano al trasferimento nel Connecticut. E’ qui che con grande passione e dedizione, Richard approccia al punk, al jazz e alle percussioni. Un repertorio di conoscenze vaste e molto eterogenee, in grado di spingerlo a diventare in poco tempo un DJ affermato e di successo, pronto ad immergersi nella musica dance elettronica.
Gli inizi come produttore solista sono molto difficili, vissuti tra album incompleti e anonimi. La sopravvivenza è cosa per pochi, Richard vive per lo più per strada e in fabbriche abbandonate, ma ad un certo punto il Dio della musica lo illumina e gli dà una possibilità.
Siamo nel 1999 e la V2 Records, storica etichetta fondata dal mitico Richard Branson, mette foglio e penna nelle mani di Richard, inconsapevole di aver appena fatto firmare un autentico talento.
Cosparso di fiducia e ispirazione, nel giugno dello stesso anno, Moby incide il suo capolavoro: Play
Play è il quinto album di Moby, un lavoro capace di accostare le magiche influenze elettroniche dell’età moderna a grandi atmosfere gospel e folk. A mio modesto parere, si tratta di un album straordinario, dal quale vengono successivamente estratti singoli planetari come “Porcelain”, “Why does my heart feel so bad?”, “Honey” e “Natural Blues”.
La produzione e la commercializzazione di Play non sono affatto facili all’epoca, fatto probabilmente attribuibile alla grande unicità delle rare sonorità introdotte dall’artista di New York.
Lo stesso Moby affermò:
Il primo spettacolo che ho fatto per promuovere Play lo feci nel seminterrato del Virgin Megastore in Union Square. Riprodussi letteralmente la musica, mentre le persone erano in attesa per comprare CD. Forse quelle che mi ascoltavano veramente erano quaranta»
Gli anni 2000 sono un susseguirsi di successi ed affermazioni che portano Moby in testa a tutte le classifiche, anche pop
In poche parole, secondo me e secondo molti, grazie a Moby abbiamo assistito ad una vera e propria rinascita dell’elettronica, un’influenza che a fine anni ’90 sembrava essere destinata a pochi e sul viale sempre discutibile dell’estrema commercializzazione.
Oltre all’ascolto di Play, vero capolavoro dell’artista, vi consiglio anche l’ascolto di uno degli ultimi suoi lavori: Reprise. Reprise è una rielaborazione straordinaria dei successi di Moby, effettuata con l’ausilio della Budapest Art Orchestra e incisa su Deutsche Grammophon.
Augurandovi un buon viaggio nell’elettronica d’avanguardia, vi do appuntamento al nostro prossimo viaggio musicale, sempre qui, tra le righe di Onda Musicale.
Stay Tuned