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Mike Oldfield e Tubular Bells, il fascino del mistero

Mike Oldfield

La storia della musica, dai suoi albori fino ai giorni nostri, ci ha deliziato il palato con gruppi e artisti incredibili, con veri e propri geni, con vere e proprie leggende del campo, abituandoci a un livello altissimo di competenze e capacità.

Ognuno di noi conosce un cantante, un musicista, una band di livello assoluto, in grado di distinguersi dalla massa per estro e genialità. Alcuni artisti sono diventati famosissimi e non hanno certamente bisogno di presentazioni, altri passano troppo spesso in sordina.

Oggi vorrei parlarvi di un polistrumentista britannico molto conosciuto tra gli appassionati, ma con imperdonabile sufficienza, poco introdotto nelle masse: Michael Gordon Oldfield.

Siamo nel 1953 e a Reading, nasce uno dei compositori più geniali e introversi del panorama musicale mondiale, un fantasioso musicista in grado di suonare senza problemi chitarra, basso, mandolino, pianoforte e tastiere: Mike Oldfield. Uno di quei musicisti in grado di cambiare per sempre il corso della musica new age, passando attraverso tratti del rock progressivo, accennando alla musica elettronica e contemplando con successo anche il pop e il folk.

Dopo gli esordi nelle prime band giovanili, ecco il primo vero e proprio step della carriera di Michael: i Whole World

Un gruppo giovane e ambizioso che annovera tra le sue file anche un certo Kevin Ayers, geniale prospetto del rock progressivo e della scena di Canterbury. E’ in questo contesto che il nostro Mike si cimenta con il prog e le sue diverse sfumature, dando sfogo alla sua visione musicale e alle sue brillanti intuizioni.

L’avventura Whole World dura lo spazio di un album, ma credetemi, è lo spazio necessario per creare un vero e proprio “mostro” del rock sperimentale.

Nel 1972 Mike decide di registrare una demo di uno dei brani sperimentali più famosi di tutti i tempi: Tubular Bells

E’ strana la vita ed è strano il destino, non sai mai quello che ti capita. Inizialmente nessun produttore decide di intraprendere l’avventura Tubular Bells, ma poi, un giorno, vagando senza una meta precisa incontri un certo Richard Branson. Un tipo strano ma a suo modo geniale, in vena di fondare una delle case discografiche più famose di sempre: la Virgin Records.

Anche Richard inizialmente manifesta i suoi dubbi ma poi, su consiglio dei mitologici tecnici del suono Tom Newman e Simon Heyworth, si decide.

Tubular Bells di Mike Oldfield va ufficialmente in produzione e diventa il primo album marchiato Virgin. Il risultato è un successo senza confini, l’album vola in testa alle classifiche rock americane e inglesi, segnando contemporaneamente la nascita di due fenomeni: Mike Oldfield e Virgin Records.

L’album è un intruglio di generi senza precedenti, con richiami alla musica classica e alla musica elettronica e d’ambiente. Si tratta di un lavoro molto complesso, composto da due sole tracce di venti minuti ciascuna. Un lavoro talmente perfetto e misterioso da diventare anche colonna sonora del film L’Esorcista.

Tubular Bells è un essere alieno, non precisato, dalle sfumature prog e i risvolti folk, con i contorni new age. Un essere camaleontico che costituisce un’esperienza di suono unica e di pregevolissima fattura, e non solo per i tre minuti sinistri che costituiscono la straordinaria colonna sonora del film di William Friedkin.

Gli anni ottanta si aprono con un Mike ispiratissimo, ma sempre più orientato verso la musica pop

Storiche le sue collaborazioni con la cantante scozzese Maggie Reilly, tracce come Foreign Affair e Moonlight Shadow diventano presto i successi commerciali più importanti di Oldfield. Sicuramente, alla fine di questo nostro incontro musicale, possiamo affermare che Mike Oldfield è stato ed è uno dei più grandi compositori a livello rock strumentale, un artista in grado di mescolare con abilità generi e strutture, unico nel suo modo di essere.

Vi lascio con un pensiero incredibile di Mike, estratto da una delle sue visionarie interviste:

“La felicità… è una cosa molto sopravvalutata. Il divertimento… penso che anche questo sia sopravvalutato. Voglio dire, sono cose molto belle, ma non sono paragonabili alla pace dell’anima”

Con questo è tutto amici mei, vi do appuntamento al nostro prossimo viaggio musicale, dove faremo un salto nella black music.

Ci leggiamo qui, sempre tra le righe di Onda Musicale!

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