Siamo nell’Inghilterra di fine anni ’60 e quattro ragazzi stanno per scrivere pagine intere di storia del rock a bordo del dirigibile più famoso del mondo che sta per conoscere il nome dei Led Zeppelin.
Siamo nel 1966 e Jimmy Page entra ufficialmente, dopo un periodo come session man, nel gruppo degli Yardbirds nei quali militava anche Jeff Beck. Dopo l’abbandono di Beck, Page gli chiede di suonare con lui in un nuovo progetto al quale si sarebbe unito anche il polistrumentista John Paul Jones.
Il problema è che l’abbandono del chitarrista ha portato allo sfacelo gli Yardbirds che si sciolgono nel 1968, ma avevano già preso degli impegni per un tour in Scandinavia. Page è alle strette e deve decidere in fret-ta, ma per fortuna arrivano in suo soccorso il cantante Robert Plant che porta con sé il batterista John Bo-nham.
Il bassista Chris Dreja però dà forfait per inseguire la passione per la fotografia poco prima del tour, ma Page si ricorda di Jones che si unisce volentieri al progetto denominato The New Yardbirds.
Al termine del tour diventa tutto ancora più chiaro, i quattro funzionano bene insieme, ma il nome un po’ meno e quindi decidono di battezzarsi Led Zeppelin ed incidere finalmente il loro materiale. Nel gennaio del 1969 arriva nei negozi l’esordio del quartetto britannico intitolato “Led Zeppelin”, diamo dunque un’occhiata alle tracce:
Good Times, Bad Times: il riff di Page suonato attraverso un amplificatore Leslie, usato per gli Hammond, apre le danze per questo pezzo blueseggiante in cui la sensuale voce di Plant fa sentire tutta la sua energia cantando di giovinezza, primi amori e solitudine.
Baby I’m Gonna Leave You: il delicato arpeggio acustico di Page accompagna la voce malinconica di Plant che canta della sua intenzione di lasciare la ragazza “prima che l’estate ci avvolga”. L’atmosfera si tiene su sonorità acustiche e folk prima dell’esplosione elettrica al secondo minuto in cui l’accoppiata ritmica Jones – Bonham dà il suo meglio.
Una cosa importante di questo pezzo è appunto la capacità di improvvisare lunghe parti strumentali men-tre la voce di Plant continua per la sua via perdendosi in acuti ed echi. Cosa che li renderà famosi negli anni successivi.
You Shook Me: una chitarra con tanta slide, opportunamente distorta, e un’armonica sono le basi per questa cover di Willie Dixon, appena scoperto da Page. È un blues suonato alla loro maniera, a tratti oscu-ro ed etereo, con melodie e distorsioni decisamente ipnotiche.
Praticamente un blues da un altro pianeta! Dulcis in fundo l’assolo di hammond e di armonica verso metà del pezzo al quale si aggiunge prepotentemente la chitarra indiavolata di Page e le folli corde vocali di Plant.
Dazed and Confused: altra cover, ma questa volta del cantautore folk americano Jake Holmes, che Page già suonava ai tempi degli Yardbirds con il suo mitico archetto usato al posto del plettro per conferire alla sua chitarra un suono decisamente fuori dal comune.
Distorto, elettrico, roboante, pieno di echi il pezzo viene egregiamente sorretto dalla batteria di un favoloso Bonham che riesce a stare dietro senza problemi ai suoi scatenati compagni di band. Tra le cover più famose di sempre del celebre gruppo albionico!
Your Time Is Gonna Come: le note spaziali dell’hammond di Jones aprono le danze, con tinte decisamente progressive, prima di questa accusa corale nei confronti di una ragazza egoista che spezza cuori a destra e a manca. Fantastico anche il lavoro acustico di Page che accompagna un ispirato, e dolorante, Plant con giri a metà tra folk e blues.
Black Mountain Side: strumentale completamente acustico con sonorità blues ed accenni country, un più che azzeccato intermezzo!
Communication Breakdown: come e quanto può fare impazzire l’amore per una ragazza scatenata? Il riff in crescendo di Page ve ne darà un’idea! Ascoltate la folle confessione d’amore di Plant per il resto della storia a tutto volume!
I Can’t Quit You Baby: altra cover di Willie Dixon rileggendo completamente i canoni del blues con la chitar-ra di un ispiratissimo ed elettrico Page in primo piano mentre, in sottofondo, la batteria di Bonham non lascia scampo a nessuno. Godetevi i lunghi strumentali a partire da metà del brano, pura estasi per le orecchie!
How Many More Times: brano conclusivo che supera abbondantemente gli otto minuti mantenendo un perfetto equilibrio tra rock e blues. Da ascoltare a tutto volume subito, immediatamente, adesso!
Giudizio sintetico: come esordire con il botto, letteralmente! È un disco veramente interessante che, no-nostante la sua breve durata, fa subito capire al mondo il sound degli Zeppelin rendendolo unico e incon-fondibile.
Copertina: riproposizione del celebre schianto dello Zeppelin 129 Hindenburg avvenuto il 6 maggio del 1937 in una stazione aeronavale del New Jersey. Copertina che creò non poche controversie anche trami-te i parenti del generale e progettista tedesco Ferdinand von Zeppelin, padre del dirigibile.
Etichetta: Atlantic Records
Line up: Robert Plant (voce e armonica), Jimmy Page (chitarre e cori), John Paul Jones (basso, organo Hammond e cori) e John Bonham (batteria, percussioni e cori)
Vanni Versini – Onda Musicale