L’ex Beatles, Sir Paul McCartney, si trova attualmente in Australia per il suo “One on One Tour” e si è ritagliato un piccolo lasso di tempo per partecipare allo show radiofonico di Zan Rowe per parlare delle sue canzoni più celebri.
Macca ha parlato del periodo post Fab Four, del furto di alcune demo a Lagos in Nigeria, il suo rapporto con John Lennon, la collaborazione con Kanye West e così via.
Lavorando con Kanye West e Rihanna
“Ero da Kanye per un paio di giorni e non pensavo che avremmo scritto una canzone perché stavo solo scherzando. Mi aspettavo che un’idea venisse fuori, ma il suo modo di lavorare è quello di prendere tutti questi piccoli noodles e fare degli spaghetti. Ci gioca e li prepara in modo tale che qualcun altro possa dare un morso. Quindi mesi dopo ho avuto la traccia ed era “FourFiveSeconds”, l’ho ascoltata ed ho sentito Rihannacantare. Ho pensato ‘questo è grandioso, amo come la canta’, ma ho comunque telefonato e chiesto ‘ci sono in questo?’. ‘Sì’ mi hanno risposto ‘hai scritto tutte le parti di chitarra e ci hai ispirato’ ed io ho detto ‘okay grande, grazie’. L’hanno velocizzata, ecco cosa sto dicendo, potrei fare qualcosa una volta e riconoscerla – aspettate – ve lo mostro! Stavo facendo questo (prende la chitarra) suonando qualche accordo e lui ha detto ‘credo che ne abbiamo abbastanza’, ma quello che è successo è che l’ha presa fino al RE. Ecco cos’è stato registrato quindi nessuna sorpresa se non l’ho riconosciuta”.
La moglie di Paul non ha esattamente approvato “All Day”
“Ha usato la parola con la N circa 40 volte quando l’ho suonata e mia moglie Nancy ha detto ‘non puoi essere coinvolto in questo!’ Le ho risposto ‘beh, non sono io a dirlo, è Kanye‘. Questo fa la differenza perché di solito canta in una maniera completamente differente rispetto a come lo farebbe un bianco e quindi mi è piaciuto. Credo che sia un buon singolo ed è stato anche nominato per un Grammy, ma questa è il modo in cui lavoriamo: io porto questa piccola melodia graziosa e lui la traduce in questo grande urban riff”.
Scrivendo con John Lennon
“Era piuttosto competitivo perché se io scrivevo qualcosa lui provava a migliorarlo e poi io provavo a fare lo stesso quindi era un buon sistema. Significa che stai salendo su una scalinata ed ogni volta provi a farlo meglio e quindi, se funziona, può rendere la canzone veramente bella e, nel nostro caso, memorabile. Questo era il trucco perché non riuscivamo a mettere tutto in una registrazione come oggi, devi ricordartelo, quindi era anche una buona restrizione e se te la dimenticavi, peccato. Doveva anche avere un ritornello che, anche se te lo eri scordato e stavi bevendo qualcosa alla sera, continuava a farti dire ‘come faceva quella dannata canzone’. Poi ti svegliavi al mattino e dicevi ‘oh sì, me lo ricordo!’”
La carriera solista ed il reinventarsi dopo i Beatles
“Era o così o lasciare tutto. Questa è stata la mia decisione a quel tempo, ma poi ho realizzato che la musica mi piaceva troppo e, anche se l’avessi lasciata, avrei continuato come hobby. Se sei un bravo cuoco e poi improvvisamente ti dicono ‘ok, hai vinto Master Chef’ non significa che smetterai di cucinare. È qualcosa che ami fare ed è lo stesso per me, è qualcosa che amo. Sono sempre sorpreso quando viene fuori una canzone perché parto dal nulla e poi, improvvisamente, ho una piccola ideache inseguo e dico una cosa tipo ‘ah, è così buona?’ Se scrivi qualcosa di decente ti senti bene. Fa tutto parte della stessa cosa, può anche essere un po’ terapeutico. Credo che sia questa la cosa, rimani agganciato a questa idea e poi ti siedi, giocherelli e a volte succede qualcosa di magico. Tu non sai come, ma succede ed è questa la cosa bella. Scrivere canzoni è davvero un processo misterioso. Con il cucinaresai che tipo di ingredienti usi, non sai quanto sarà buono il risultato finale, ma hai comunque un’idea. Scrivere canzoni ti può portare in qualsiasi direzione e, improvvisamente, puoi ritrovarti con qualcosa che non hai mai fatto prima d’ora. Dà abbastanza dipendenza”.
Scrivere canzoni non è fare giornalismo
“La canzone Jet riguarda un po’ le esperienze che ho avuto durante il matrimonio con Linda. Suo padre era un po’ vecchio stile ed io mi sentivo intimidito al pari di molti altri giovani quando incontrano la figura paterna. Comunque, la canzone inizialmente doveva parlare di un sergentemaggioree, praticamente, era più o meno la mia esperienza. Non faccio mai canzoni con parole che si dicono davvero perché sarebbe come un telegiornale (canta) ‘Oh Linda, stavo per vedere tuo padre e lui era molto intimidatorio”. Un po’ noioso. Così l’ho mascherata e trasformata in una canzone, qualcosa che puoi cantare tranquillamente”.
Quando venne rapinato a Lagos in Nigeria
“Mi ritrovai con un coltello puntatoe tra le cose che mi avevano preso, videocamere e registratori, c’era questa cassetta alla quale non credo che i ladri fossero interessati. La mia teoria è che probabilmente ci hanno registrato sopra, ‘cos’è questo? Solo spazzatura‘. Quindi ho dovuto ricordarmi tutte le canzoni, avevo fogli con dei versi e così ho fatto. Era una situazione piuttosto spinosa rimanere bloccati una notte buia a Lagos. La cosa buffa che ho pensato questi tizi, cinque uomini locali in una macchina, è che stessero offrendo un passaggio a me e Linda perché eravamo stati avvisati che ‘ovunque andate, non andate a piedi la sera tardi perché è un po’ pericoloso’. Io ho pensato ‘nah, siamo di Liverpool e non ci preoccupiamo di questo‘. Quindi stavamo camminando quando la macchina si è avvicinata, un tizio è saltato fuori e stava per dirci qualcosa ed io ‘è davvero carino da parte vostra … ok, lo so, stavamo camminando’. Poi si sono fermati circa 100 iarde dopo e ci riprovarono. Io ho davvero pensato che ci volessero dare un passaggio, ma uno di loro aveva un coltello, è diventato palese che non ci avrebbero dato uno strappo, ed è stato lì che ho perso la cassetta di Band on the Run”.
“The End” come canto del cigno dei Beatles
“Non la considero come la fine per i Beatles, credo che principalmente sia la fine di un album, ma avevo comunque questo piccolo distico che faceva ‘in the end, you love you take/is equal to the love you make’. Mi piaceva sia come sentimento che come mini – poesia. È una cosa buona come dici tu, ognuno doveva fare la sua parte. Io non analizzo le mie cose, ma se dovessi farlo questa sarebbe una buona canzone da analizzare. Poi John Lennon, George Harrison e Ringo Starr cucivano il tutto. Prendi poi Ringo che fa il suo assolo di batteria, una cosa che non avrebbe mai fatto e quindi abbiamo dovuto convincerlo”.
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