Stati Uniti 1998, in un freddo autunno californiano i punk rockers Offspring pubblicano l’album per eccellenza che li farà conoscere anche dai non avvezzi alle loro sonorità, “Americana”.
A solo un anno di distanza dal precedente “Ixnay on the Hombre” la band pubblica dunque un disco contenente due singoli di grandissimo successo che hanno fatto, letteralmente, il giro delle radio di tutto il mondo. Ma ovviamente un disco non ha solo questo! Diamo quindi un’occhiata a tutto questo album:
Welcome: un benvenuto in stile Offspring che si mischia con una sorte di voce da navigatore satellitare per l’automobile prima di sfumare nell’elettricità del brano successivo.
Have You Ever: “falling, I’m falling” ecco il grido iniziale di Holland che apre le danze alla prima vera e propria canzone del disco. Corale e malinconica parla della solitudine e del sentirsi fuori posto praticamente ovunque, insomma, se siete stati adolescenti durante gli anni ’90 e 2000 mi avete capito.
Molto particolare la soluzione di adottare una specie di “marcia” verso metà del brano per poi riprendere il riff iniziale rendendolo ancora più granitico. Il giro di basso di un ispiratissimo Greg K. poi parla da sé mentre si fonde con le chitarre di Holland e Noodles.
Staring at the Sun: no tranquilli non è una cover dell’omonimo pezzo degli U2, anche se sarei curioso di vedere come se la cavano con un pezzo di Bono e soci, anche perché è un crescendo che parta dal palm muting sulle chitarre dei nostri beniamini fino ad arrivare ai consueti ritmi scatenati.
È un brano che parla della vita, del costante rischi di fallimento inestricabilmente connesso a quest’ultima, ma anche se il rischio è tanto e le possibilità sono poche il protagonista di questo “discorso” non si arrenderà. Andrà avanti per la sua vita anche se non verrà capito.
Pretty Fly (For a White Guy): alzi la mano chi non l’ha mai sentita o visto il video in cui Guy Cohen, protagonista anche di un altro famoso singolo del disco, tenta di fare il rapper senza alcun risultato se non quello di essere schernito da tutti.
La canzone parla infatti di questo. Lo sfortunato e tragicomico protagonista della vicenda tenta infatti di fare sempre il figo con l’hip hop, il gergo da duro ed i tatuaggi ottenendo esattamente il risultato contrario.
The Kid’s Aren’t Alright: pare che Holland, una volta tornato a casa per una visita, abbia rivisto tutti i suoi vecchi amici d’infanzia e del quartiere, ma non è stato esattamente piacevole.
Tra questi c’è chi ha dovuto lasciare la scuola per badare ad un figlio, chi vive ancora dai genitori suonando la chitarra e fumando marijuana, chi si è suicidato e chi ha lasciato questo mondo a causa di un’overdose.
Caratterizzata da una intro con i fiocchi è un singolo decisamente azzeccato e, nonostante il riff coinvolgente, parla praticamente di un trauma. Particolarmente interessante l’assolo firmato dal buon Noodles che sfuma nei cori del gruppo lanciato a mille.
Feelings: cover elettrica in puro stile Offspring, anche se sono state aggiunte alcune parole oltre alle distorsioni, del classicone di Morris Albert datato 1975. La scarica elettrica iniziale è da non perdere al pari dei consueti cori perciò alzate il volume per il ritornello! “Feelings oh oh feelings”!
She’s Got Issues: brano punk rock dalle sonorità leggermente più soft delle precedenti con un sacco di slide e fills di Welty.
La canzone parla di una ragazza decisamente problematica ed “incasinata”, da qui il titolo, che sta rendendo la vita del suo nuovo ragazzo un inferno tra mille discorsi sull’ex e sul padre che l’ha abbandonata. La risposta? “Fammi un favore e metti i tuoi bagagli alla porta”(“Just do me a favor and check your baggage at the door”)!
Walla walla: altra storia cantata da cori da stadio in cui la vita di un giovane ladruncolo si schianta contro le sbarre di una prigione. Beccato a rubare macchine, o a ricevere dei “regali”particolari, il ragazzo tenta di giustificarsi con i poliziotti ed il giudice (verso metà canzone si sente una specie di dialogo), ma non lo ascoltano e lo sbattono dentro.
The End of the Line: il basso di K. e le rullate di Welty, intervallate dalle schitarrate di Holland e Noodles, parlano nuovamente della morte e del vuoto interiore come avevano fatto nel precedente “Ixnay on the Hombre”. Più precisamente nella toccante “Gone Away” coverizzata anche dai Five Finger Death Punch.
No Brakes: con i suoi due minuti scarsi è il pezzo più veloce e breve del disco. Questa volta gli Offspring sono arrabbiati, sia dal punto di vista dei testi che dei riff, e parlano delle pene di un prigioniero di guerra.
Ormai non gli importa più se è sveglio, se è vivo o morto, ciò che sa è l’inferno quotidiano che vive nella sua cella dove subisce violenze di ogni tipo.
Why Don’t You Get a Job?: pezzo ultra conosciuto, alzi nuovamente la mano chi non l’ha mai sentito, in stile reggae che vede la partecipazione di Chris Higgins (voce e percussioni) e, nel video, del buffo protagonista di “Pretty Fly”.
Il brano parla di due coppie diverse nelle quali però l’altra metà del cielo vuole solo spendere soldi e minaccia costantemente di andarsene. Il consiglio di Holland? “Non pagare e trovati un lavoro”. Riguardatevi soprattutto il video, un autentico tuffo in uno scanzonato passato.
Americana: con riff vagamente, moooolto vagamente ispirati ai mitici Black Sabbath, poteva mancare una canzone contro le contraddizioni, le luci, le bugie e le ombre degli Stati Uniti? Ovviamente no! Godetevela a tutto volume. Il giro poi vi farà ricordare la band ai tempi di “Smash” (1994).
Pay the Man: ultima lunghissima canzone arabeggiante, vi ricorderà sicuramente “Come Out and Play”, di circa 10 minuti in cui la band lancia la sua ultima poesia d’accusa nei confronti della corruzione e della vita moderna. Dopo circa un minuto dopo l’effettiva fine del brano si apre una versione mariachi del celebre conto di “Pretty Fly”.
Giudizio sintetico: va bene, non sarà un capolavoro, ma è comunque un buon disco che va riascoltato una volta ogni tanto. Magari ponendo maggiore attenzione agli altri brani, tutti molto validi, e non solo sui soliti due singoli.
Copertina: l’artista rock Frank Kozik (aveva lavorato a poster, locandine e copertine di band come Nirvana, Pearl Jam, Soundgarden, Stone Temple Pilots, Red Hot Chili Peppers, Melvins e Butthole Surfers) firma una copertina decisamente surreale.
Un sorridente bambino biondo, con una protesi ortopedica alla gamba ed un insetto gigante in mano, si dondola sull’altalena mentre un tentacolo cerca di ghermirlo.
Etichetta: Columbia Records
Formazione: Dexter Holland (voce e chitarra), Noodles (chitarra e cori), Greg K. (basso e cori), Ron Welty (batteria e percussioni) e Chris “X – 13” Higghins (cori e percussioni)
Vanni Versini – Onda Musicale